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Dopo essere tornato a casa, rimase a guardare Yeosang dalla sua finestra, il quale suonava il violino, regalandogli per la seconda volta quello spettacolo bellissimo.
Quella sera però era diversa dalle altre, perché Yeosang aveva finalmente aperto le tende, lasciandogli così la possibilità di poterlo vedere mentre lo faceva.

Yeosang lo salutò con la manina, prima di andare a dormire, e il giorno dopo, lo salutò ancora, al suo risveglio. Il pomeriggio San giocò come sempre con i suoi amici, ma di sera gli si avvicinò, perché questo passava il tempo lì, a leggere sugli scalini. Yeosang lo invitò a sentirlo suonare, e a leggere, come sempre, ormai diventata routine.

San accettò per quella sera, e per le altre sere a venire. Si nascondevano nella stanza del suo hyung, fino a tardi, e lui lo aiutava a leggere, poi registrava la sua voce. Yeosang suonava, solo per farlo felice, e San lo aiutava a sorridere, quando questo gli parlava di quanto odiasse le sua vita.

Dalla finestra della sua stanza si parlavano, gesticolando come due idioti, e molto spesso lo vedeva scoppiare a ridere, facendogli però sentire la mancanza del suono che faceva quando rideva.

La mattina presto i suoi capelli erano un totale disastro, e nel suo pigiama, Yeosang appariva l'essere più carino che avesse mai visto. Era adorabile, specialmente quando sbadigliava, e si copriva la bocca con una mano, o come quando si strofinava le mani sugli occhietti, assonnato.

La cosa stava andando avanti da settimane, il loro rapporto diventava sempre più un legame indissolubile, e San non osava dire niente nemmeno a Wooyoung, per paura che questo potesse non prenderla molto bene. Anche lui molto spesso guardava Yeosang, mentre leggeva, ma con astio, dal giorno in cui lo aveva respinto.

Il suo migliore amico sembrava avesse notato un leggero cambiamento in San, ma questo non gli dispiceva, perché Wooyoung non poteva saperlo, che a renderlo così tanto felice era Yeosang.

Se solo avesse saputo che in realtà era una persona del tutto diversa, da come appariva, forse lo avrebbe adorato.

Quel giorno, come suo solito, all'arrivo della sera, tornò da Yeosang, il quale come sempre, lo aspettava, e come tutte le volte in cui lo vedeva, il suo hyung, sorrise.

Spesso San, nel guardarlo da lontano, credeva che soltanto lui fosse capace di farlo sorridere in quel modo, perché quando non erano insieme, Yeosang era triste.

<<Andiamo!>> disse subito, entusiasta, appena lo vide, tirandolo per la mano.

Non era più il bambino triste conosciuto settimane prima. Conservava ancora quel fascino simile alla pioggia, e alla luna, ma adesso emenava gioia, e questo lo faceva apparire ancora più bello agli occhi del minore.

San lo seguì, quella sera erano particolarmente euforici: avrebbero letto insieme il penultimo capitolo di quel libro, e Yeosang gli avrebbe insegnato delle nuove parole.

La ventisettesima cassetta. Numero scritto in rosso. Era così che distingueva i vari capitoli del libro, specialmente perché con quelle con i numeri segnati da lui con il blu, ci faceva altro.

Parlava di Yeosang. Reputava così tanto importante la sua amicizia con lui, che aveva iniziato a raccontare quello che facevano sulle cassette, quasi come fosse uno sfogo, o un diario segreto, perché solo a quelle poteva parlare liberamente di lui.

Aveva iniziato a raccontare il tutto partendo addirittura dal primo giorno. Dal ricordo di Yeosang sullo zerbino della porta, che lo guardava per la prima volta, alla lettura del primo capitolo del libro di Yeosang. Era stato proprio questo, che gli aveva dato l'idea per iniziare a farlo.

Tutto sembrava filare liscio, come al solito, finché qualcuno non si parò davanti al loro cammino, e Yeosang si fermò, facendo così fermare anche San, che quasi non andò a sbattere contro la sua schiena.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15 ⏰

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