Capitolo 3

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Come previsto, Luke ha fatto gli occhi dolci a una signora sulla sessantina, che gli ha pure strizzato una guancia e regalato una caramella. Tipico di Luke. Ce lo siamo così trovato in uno dei due sedili davanti ai nostri, e ha passato tutte le ore di viaggio voltato all'indietro a parlare a raffica, entusiasta come un bambino il giorno di Natale in vista di tutti i regali che lo attendono.

Ashton è riuscito ad addormentarsi nonostante Luke, la sua testa sulla mia spalla, e ho dovuto chiedere scusa a non poche persone per il suo russare insistente e tutt'altro che lieve. Sarà che ormai ci ho fatto l'abitudine, ma mi domando come facciano i passeggeri  di questo volo a ritenere il russare di Ashton più fastidioso del continuo parlare di Luke, col suo tono di voce così acuto. A volte sembra un bambino che non ha mai superato l'età dei perché, che ti pone una nuova domanda prima ancora che tu possa terminare di rispondere a quella precedente.

Eppure, nonostante tutto, io a Luke voglio bene. Ci siamo conosciuti in modo abbastanza traumatico, ma forse è stato proprio questo a farci legare sin da subito.

«Hey Mac», richiama la mia attenzione con tono dolce, probabilmente essendosi accorto del mio sguardo fuori dal finestrino e della mia testa partita per altri luoghi. «Ricordi quando ci siamo conosciuti?».

Trattengo a stento una risata al pensiero, nonostante questa strana sorta di telepatia sia leggermente inquietante.

«Come potrei dimenticarmelo, Hemmotron?», ribatto e lui ridacchia, nascondendo per un attimo la faccia nel suo sedile e, quando riemerge, noto che le sue guance si sono tinte di un rosso acceso che contrasta non poco col pallore della sua pelle.

«Se non altro, sono felice del fatto che la prima ragazza a vedermi nudo sia stata tu».

Lo guardo, inarcando un sopracciglio.

«Ok, pare brutto dirlo considerando che eri la ragazza di mio fratello all'epoca, ma è la verità!», esclama e la signora dall'altro lato del corridoio si volta di scatto a guardarmi, indignata.

Va bene, ammetto che detta così, senza sapere la storia dietro questa frase, possa suonare davvero ma davvero male. Ma non sono una sorta di troietta o chissà cosa, e non è andata come sicuramente quella signora sta pensando.

«Jack non è stato contento», ribatto, cercando di non ridere per paura di svegliare Ashton, come se non sapessi del suo sonno più pesante di una balena.

«No, affatto, ancora oggi mi guarda male a volte. Certo che anche te, eh, con tante stanze che potevi aprire, proprio la mia?».

«Senti non è colpa mia, era la prima volta che venivo da voi e Jack mi aveva detto che il bagno era la seconda porta a destra, che ne sapevo io di quale destra intendesse!», mi difendo, e lui ride. «E, se proprio vogliamo, saltare sul proprio letto, completamente nudo e facendo l'elicottero col proprio mestolo urlando "vai Hemmotron, spicca il volo" non è esattamente la cosa più normale del mondo».

«Se fossi un ragazzo normale, sarei noioso».

«Se fossi un ragazzo normale, io non sarei rimasta traumatizzata vedendoti nudo e Jack non ti avrebbe fatto un occhio nero», ribatto, ma lui scrolla le spalle prima di sorridere.

«E che divertimento ci sarebbe stato, allora?».

***

Giusto qualche ora fa stavo ridendo con Luke, scherzando su quanto lui non sia un ragazzo normale, e trovando assurdo che da un primo incontro così assurdo sia nata una solida amicizia che si protrae da anni. In fondo, prima aveva ragione nel dirmi che se fosse un ragazzo normale, quel giorno lo avrei trovato magari seduto alla scrivania a studiare o seduto sul letto a guardare un film, gli avrei chiesto scusa per l'errore e sarei uscita dalla sua stanza come se niente fosse. E invece mi sono trovata a tenergli la borsa del ghiaccio sull'occhio, provando pietà per lui mentre suo fratello continuava a riempirlo di insulti, e siamo diventati amici.

Take-off // 5 Seconds of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora