Capitolo 6

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34 giorni prima

Socchiudo leggermente gli occhi, pur sentendoli ancora pesanti. Un raggio di sole mi colpisce in pieno viso non appena mi decido ad aprirli del tutto, e mi sbrigo a portare la mano che avevo sotto al cuscino su di questi, per massaggiarmi brevemente le palpebre.

L'altra mano è incastrata, e non appena abbasso lo sguardo la trovo bloccata da quella di Ashton, che la racchiude nel suo palmo. Deve aver fatto un brutto sogno, perché ogni volta che questo accade mentre dormiamo insieme mi sveglio trovandoci in questa posizione. Io girata su un lato come sempre, la mia schiena premuta contro il suo petto, il suo braccio steso sopra al mio, la sua mano che tiene la mia, abbracciandone il dorso col suo palmo, le sue dita infiltrate tra le mie. Poi c'è il suo viso, che sfiora sempre il mio collo, il suo respiro lento e regolare che si infrange sulla mia pelle.

Ormai è abitudine, ma temo non mi abituerò mai fino in fondo. Perché ogni mattina, quando il risveglio è come questo, non riesco a non sorridere come una scema, portare le nostre mani vicine al mio viso per lasciare un bacio leggero sulla sua, poi spostarle vicine al petto, come a volerle abbracciare. E a quel punto chiudo di nuovo gli occhi, godendomi qualche minuto in quella situazione di serenità totale, in cui il mondo non è contemplato, rimane fuori insieme a tutti i suoi orrori.

Non so quanto tempo passa, potrebbero essere minuti così come un'ora abbondante, prima che un bacio umido si posi sul mio collo, facendomi scorrere un brivido lungo la spina dorsale. Sono sempre stata particolarmente sensibile nella zona del collo, e il fatto che non me lo aspettassi non può che peggiorare la mia debolezza.

«Buongiorno», mormora con la voce roca che ha sempre appena sveglio, e riesco a percepire il suo sorriso contro la mia pelle.

«Buongiorno», replico muovendomi nella sua stretta, per trovarmi di fronte a lui che, come previsto, mi sta sorridendo, cosa che faccio anche io. «Vuoi parlarne?», gli chiedo e lui corruga la fronte. «Hai fatto un brutto sogno stanotte, no?».

Le sue sopracciglia si sollevano in un'espressione di stupore, e io gli stringo di nuovo la mano.

«Ho detto qualcosa nel sonno?».

«No, ma ogni volta che ti avvinghi a me come un koala è perché hai fatto un brutto sogno».

«Oh», mormora. «Non lo sapevo».

Ridacchio leggermente, prima di stringermi contro di lui. «Ovviamente, se dormi come fai a rendertene conto?».

Alzo lo sguardo verso di lui, e lo trovo ad annuire, pensieroso.

«Comunque niente di cui preoccuparsi. Ciò che ho sognato, intendo. Era un sogno, del resto, no? Non si avvererà di certo», dice prima di lasciarmi un bacio sulla fronte e, nonostante non sappia cosa non si avvererà perché non sembra volermene parlare, spero che abbia ragione, perché di sicuro non è una cosa da poco se preferisce tenersela per te.

«Quando vuoi parlarne, io sono sempre qua».

«Lo so, è per questo che sei la mia migliore amica, no?».

***

«No», dico ferma, prima di togliere la tazza di caffè latte dalle mani di Luke, giusto in tempo per evitare che ne beva il contenuto.

«Ma perché no?», chiede piagnucolando, come il bambino che ormai abbiamo appurato sia.

«Perché non abbiamo bisogno di un Luke iperattivo nel viaggio in aereo, vorremmo riposare», risponde Ashton al posto mio, e il diretto interessato inarca le sopracciglia, lanciandoci di nuovo lo sguardo di ieri, quello di chi la sa lunga. Solo che noi ancora non abbiamo capito su che cosa la saprebbe lunga a suo avviso.

Take-off // 5 Seconds of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora