Capitolo 8

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29 giorni prima

Appoggio la testa sulla spalla di Ashton, che è riuscito ad addormentarsi appena decollato il volo. Ha una capacità di addormentarsi in tempi minimi che a volte mi spaventa più di quanto rumoroso sia quando russa. Sono convinta di aver sentito tremare la finestra della nostra stanza, stanotte.

Luke è seduto davanti a lui, entrambi sul finestrino, e lo vedo mentre gioca col suo cellulare. Io, dal canto mio, sono così stupida da non essermi ancora scaricata nessun giochino demenziale sul mio telefono, quindi l'impiego più divertente che riesco a trovare è giocare con le dita e gli anelli della mano sinistra di Ashton, che si è appoggiata sulla mia gamba poco dopo essersi addormentato.

Ormai siamo a metà del volo, che è troppo corto per dormire (per le persone normali, sia chiaro, Ashton non fa testo), ma troppo lungo per non annoiarsi. Due ore sono quella durata intermedia che amo e odio allo stesso tempo, ma dal prossimo volo non mi farò trovare impreparata e scaricherò qualcosa sul cellulare con cui ammazzare il tempo.

Il russare di Ashton scandisce i minuti che passano, un po' come il ticchettio delle lancette di un orologio, solo che quelle sono sicuramente più piacevoli. E ormai ho perso il conto dell volte in cui mi sono dovuta scusare per lui davanti alle occhiatacce delle persone intorno a noi. A me non dà tanto fastidio, ma sono sicura sia dovuto al fatto che ormai ci abbia fatto l'abitudine.

Abbiamo sempre dormito insieme, sin da quando eravamo piccoli passava spesso la notte da me. Ricordo che stavamo svegli anche tutta la notte per aspettare l'alba e guardarla dalla finestra di camera mia, per poi addormentarci subito dopo. Allora non russava, forse perché era ancora piccolo.

Credo abbia iniziato verso i quindici anni, e la prima notte in cui l'ha fatto mentre dormivamo insieme l'ho spinto giù dal letto. Mi aveva svegliata e non riuscivo più ad addormentarmi, e il nervoso era cresciuto talmente tanto col passare delle ore che buttarlo giù dal letto mi è venuto in automatico. No, non mi sono sentita in colpa, anche perché nemmeno quello era servito a svegliarlo.

Ha sempre dormito poco a casa sua, soprattutto perché Harry era molto piccolo in quel periodo, e prima di lui c'era stata Lauren, quindi quando era da me entrava come in letargo.

Col passare del tempo ho iniziato a farci sempre meno caso, fino a diventare quasi del tutto immune ai suoi rumori notturni. Quasi, perché se mi sveglio di notte per qualche motivo, poi non riesco più ad addormentarmi quando è nelle sue nottate migliori. Per lo meno non mi sveglia più, però.

«Sai cosa odio di questi aerei?», chiede Luke, voltandosi all'improvviso verso di me e facendomi sussultare per la sorpresa. Scuoto la testa, e lui lo prende come segnale per continuare. «I sedili sono disposti a coppie, e io resto sempre da solo!», si lamenta, facendomi ridacchiare.

In effetti, mi dispiace che lui si ritrovi sempre da solo di fianco a gente improbabile, a volte anche lontano da noi. Oggi è finito nelle nostre immediate vicinanze per puro caso, mentre nei restanti voli ha sempre dovuto implorare qualcuno per uno scambio di posti per avvicinarsi, non sempre riuscendoci.

«Poi perché dovete sempre stare vicini voi due? Voglio dire, preferisci un bradipo rumoroso e bavoso a un ragazzo sveglio e pimpante?».

Ecco, forse troppo pimpante.

«Credi davvero che qualcuno oltre a me sopporterebbe un rumore del genere di fianco?», chiedo inarcando un sopracciglio e accennando con un movimento della testa al ragazzo accanto a me, e Ashton russa come a darmi man forte. Grazie del supporto amico, ti voglio bene.

Luke alza le mani in segno di resa. «Ok, ok, avete vinto. Però promettimi che almeno un volo me lo lascerai passare di fianco a te», mi chiede con quei suoi occhioni da cucciolo bastonato, quelli che mette su per convincere degli estranei a fare cambio di posto con lui per quantomeno avvicinarsi a noi due.

Take-off // 5 Seconds of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora