Capitolo 2

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Harry osserva e ammira il panorama fuori dalla finestra, non appena il primo roseo raggio di sole appare sulla punta degli alberi di Central Park. Sul marciapiede sottostante riesce appena ad intravedere la figura sfocata di chi fa jogging iniziare la corsa mattutina, così come i primi mattinieri frenetici che vanno al lavoro e i ritardatari della notte prima che ritornano a casa.

È da togliere il fiato: Harry ama vedere il sorgere del sole. Nonostante odi il fatto in sé di doversi svegliare presto la mattina pensa che non ci sia nessun'altra sensazione paragonabile all'osservare il mondo non appena si sta svegliando intorno a te.
Ha sempre sentito tutto ciò come una promessa. Come se niente di quello accaduto fino a questo momento importi perché un nuovo giorno è come una tela bianca. Come se adesso qualsiasi cosa bella potesse succedere, anche quello che sembrava impossibile la notte precedente.

Ad Harry scappa uno sbadiglio a bocca spalancata. Beh, di fatto non si è dovuto alzare presto per godersi l'alba visto che è sveglio da tutta la notte. Dà un'occhiata dietro la sua spalla verso il letto gigante dove Louis sta ancora dormendo. Sembra così piccolo ed è, finalmente, calmo e silenzioso e anche la sua inquietudine è nettamente diminuita.
Il peggio è decisamente passato quindi, nonostante Harry preferirebbe rimanere incantato a contemplare la vista fuori dalla finestra della lussuosa camera da letto di Louis, sa che è arrivato il momento di alzare i tacchi e andarsene via.

Le ultime ore sono state a dir poco interessanti. Dopo essere arrivati all'edificio dove vive Louis, Harry ha dovuto lottare per riuscire a trasportarlo passivamente dall'atrio verso l'ascensore e mentre faceva ciò la sorveglianza non ha battuto ciglio. Si è chiesto subito quante volte Louis prima d'ora sia rincasato a tarda notte, barcollante e con un ragazzo sconosciuto al seguito. Per lo meno, però, era stato in grado di inserire il numero esatto in ascensore che li ha portati dritti al suo appartamento.

Una volta messo piede dentro casa Louis aveva borbottato sottovoce "Sono a posto adesso. Te ne puoi andare" per poi vomitargli sopra le scarpe un attimo dopo.
Harry se le era tolte cautamente, poi gentilmente aveva guidato Louis verso il bagno e lì aveva bagnato una salvietta da appoggiargli sulla fronte per cercare di alleviare il suo martellante mal di testa. Per un'ora o due Louis aveva alternato conati di vomito sulla tazza del cesso al giacere inerme con la faccia schiacciata contro le piastrelle del bagno. Harry, nel frattempo, si era tenuto occupato lavando il pavimento dell'ingresso e pulendo le sue scarpe nel lavandino della cucina. Successivamente aveva perlustrato tra i mobili di Louis alla ricerca del Tylenol o qualsiasi cosa potesse essergli utile per fargli scendere la febbre e, dopo averlo trovato, era ritornato finalmente in camera da letto con un bicchiere d'acqua tra le mani rimanendo a dir poco sbalordito di fronte alla scena che gli si era presentata davanti agli occhi. Louis era nudo, ad eccezione di uno strettissimo e striminzito paio di mutande rosso acceso e sbraitava e delirava senza senso nel tentativo di tirare fuori i vestiti da uno dei suoi cassetti. Ad Harry per poco non era caduto il bicchiere d'acqua per terra: sicuramente non si aspettava così tanti tatuaggi.

That Sounds Fake But Okay || Italian TranslationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora