Capitolo 2

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"Ci conosciamo?"

"Ma...Jimin..."

Il ragazzo si voltò e riprese il suo cammino verso il centro, tentando di ignorare la dolorosa fitta che aveva nel petto. Bambam lo stava aspettando per esibirsi e non doveva far tardi. Jungkook stava per aprire bocca quando una mano si posò sulla sua spalla.

"Jungkook stai bene?" Chiese preoccupato Jin.

I ragazzi lo avevano raggiunto ed osservavano la figura di Jimin che pian piano si allontanava. Taehyung riconobbe il giovane tatuato con cui si era scontrato nella metro.

"È lui." Sussurrò il maknae.

"È lui?" Ripeté Namjoon.

"Si, lui ha mandato quel pezzo." Rispose.

"Ne sei sicuro? Ma noi stiamo cercando una ragazza." Disse il leader.

"Dobbiamo seguirlo."

"Che bello, giocheremo a fare le spie!" Esclamò Hoseok.

Per tutta risposta Yoongi sospirò e scosse la testa. Namjoon ci pensò un attimo su, prima di annuire. Infondo non avevano nulla da perdere. Così guidati da Jungkook si misero all'inseguimento del ragazzo misterioso. Molte volte però furono riconosciuti da alcune fan e furono costretti a nascondersi, entrando in un negozio e comprando cappelli e occhiali da sole. Dopo aver preso un autobus, arrivarono in centro senza intoppi e fecero vagare gli sguardi tra la folla cercando di individuare Jimin. Jungkook fu il primo a trovarlo. Era intento a sistemare delle casse. Al suo fianco c'era un giovane più alto di lui con i capelli argentati e lo stava aiutando nel sistemare gli strumenti. Jungkook disse ai suoi compagni di non avvicinarsi, voleva scoprire cosa volesse fare. Jimin si posizionò al centro della piazza e la musica partì. Il corpo del suo amico iniziò a disegnare figure astratte con le braccia, muovendosi al ritmo della canzone. I suoi passi erano leggiadri alle volte ed energici subito dopo. Jungkook rimase ipnotizzato dalle movenze del suo corpo e lo stesso fece la folla. Quando il balletto terminò le persone esplosero in un forte applauso, entusiasti della performance. Persino Yoongi era piacevolmente sorpreso da quel ragazzo. Quando la folla si disperse Jungkook si avvicinò a lui cautamente. Il giovane lo vide e sbuffò, per poi rimettere a posto l'attrezzatura.

"Jimin?"

Il ragazzo non rispose, parlando con il suo amico dai capelli argentati.

"Jimin?" Ripeté Jungkook.

Gli occhi neri come la pece del corvino si piantarono nei suoi.

"Ti ho detto che non so chi tu sia." Disse.

"Non scherzare, Ji. Ci conosciamo sin da quando eravamo dei bambini!" Esclamò frustrato.

"Ti sei confuso con qualcun altro." Rispose.

Fece un cenno al ragazzo di fianco a lui e s'incamminarono verso una stradina, prima di essere bloccato malamente per un braccio dal castano.

"Perché ti comporti in questo modo?"

Tutto ciò che ricevette come risposta fu un pugno dritto sulla mascella. Sorpreso Jungkook indietreggiò e subito i suoi amici accorsero in suo aiuto. Taehyung lo afferrò per il polso e lo allontanò da Jimin.

"Ti ho detto di lasciarmi in pace!" Urlò il corvino.

I due scomparvero nel traffico e Jungkook e gli altri tornarono a casa, dove la signora Jeon non appena vide che suo figlio teneva una mano poggiata sul mento oramai violaceo, subito corse a prendere del ghiaccio.

"Tesoro, cos'è successo?" Domandò preoccupata.

"Quel piccolo teppista gli ha dato un bel pugno sul viso." Mormorò Jin.

"J-Jiminnie?" Esclamò la donna sorpresa.

"Non è possibile, non può essere stato lui!"

"Tesoro, dobbiamo ammettere che quel ragazzo è cambiato molto nel corso degli anni." Le disse il marito.

"Jungkookie, perché non vai a parlargli? Sono sicura che non voleva farlo intenzionalmente. Infondo sei il suo migliore amico."

Eppure suo figlio scosse piano la testa. Jimin non voleva vederlo, per qualche assurdo motivo lo odiava e lui non riusciva a capire il perché.

"Ha detto di non conoscermi. Si è dimenticato di me."












Un bussare insistente alla porta fece indispettire Jimin, il quale si alzò infuriato dal suo letto per vedere chi fosse. Non appena la porta si spalancò il ragazzo rimase immobile.

Di nuovo pensò frustrato.

"Se credi che ti chieda scusa per il pugno, scordatelo." Ringhiò.

Eppure Jungkook rimase immobile ad osservarlo. Passarono dei minuti in cui si scrutarono a vicenda, fin quando il corvino fece per chiudergli la porta in faccia ma venne prontamente bloccata dall'altro.

"A quanto pare devo usare le maniere forti." Mormorò Jungkook.

Sulle labbra del maggiore si disegnò un sorriso malvagio ed il ragazzo dai capelli castani spalancò gli occhi. Quello non era il suo Jimin.

"Non vedo l'ora."

Jungkook sapeva di non avere alcuna possibilità contro di lui. Certo, era più alto del corvino ma quest'ultimo era molto più forte e agile. Ma d'altronde non aveva mai pensato di mettere le mani sul suo migliore amico, come invece sembrava star attendendo l'altro.

"Dobbiamo parlare."

"Non ne vedo il motivo. Non parlo con gli sconosciuti."

"Sconosciuti? Hai per caso rimosso dalla mente tutti i momenti passati insieme? Jimin tu sei il mio migliore amico!"

"Allora dimmi, Jungkook. Si dimenticano le persone che ami?"

"Certo che no. Non ti ho mai dimenticato."

"Non ne sono così sicuro. Se non avessi mandato quel brano alla tua stessa agenzia, non ti saresti mai ricordato di me."

"Sapevo che eri stato tu. Riconoscerei la tua voce ovunque." Sussurrò.

Jimin si sforzò di ignorare il lieve tepore nel suo petto a quelle parole e mantenne il suo sguardo freddo. Jungkook afferrò le sue mani e le strinse.

"Torna con me a Seoul. Il mio capo mi ha mandato qui a cercarti, ti vuole assolutamente tra noi."

"Non è me che vuole, ma la mia voce. Non voglio diventare un burattino dell'industria della musica."

"Ma in questo modo tutti riconosceranno il tuo talento!"

"Lo fanno già e mi basta questo."

"Jimin ascoltami. Non buttare via le tue abilità solo per orgoglio."

"Non voglio diventare come te, Jeon Jungkook."

Lo spinse fuori dalla sua abitazione e sbatté violentemente la porta. Il minore abbattuto tornò a casa dove c'erano ad aspettarlo gli altri membri. Varcò la soglia del salotto e cinque paia di occhi si puntarono su di lui.

"Allora?" Esordì Namjoon.

"Mi ha confessato che è stato lui a mandare quella canzone ma non vuole saperne di tornare con noi a Seoul." Sospirò Jungkook.

"Che talento sprecato." Disse Yoongi.

"Hai ragione ma non possiamo costringerlo." Parlò Jin.

"Sono sicuro che cambierà idea. Infondo chi è che non vuole essere famoso?" Lo rassicurò Hoseok.

"A Jimin non importa nulla della fama o della ricchezza. L'unica cosa che lo appassionano è danzare e cantare."

"Allora è proprio uno stupido a non voler far vedere a tutti cosa sa fare." Ribatté Yoongi.

"Non possiamo intrometterci negli affari degli altri, Yoongi. Se non ha accettato avrà i suoi motivi."

Esatto. Ed il motivo è che mi odia.

 𝕎𝕖 𝕕𝕠𝕟'𝕥 𝕥𝕒𝕝𝕜 𝕒𝕟𝕪𝕞𝕠𝕣𝕖  ➳ 𝕁𝕚𝕜𝕠𝕠𝕜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora