Mi sentivo totalmente in imbarazzo.
C'era una parte di me a cui piaceva, mentre un'altra che diceva il contrario. Decisi di non interromperlo.
Ci sapeva fare. In pochissimo tempo era riuscito a farmi sentire a mio agio. Continuavano a baciarci. Giocavamo con i capelli. Facevamo piccoli disegni sul petto del nostro partner. Una scossa mi attraversò il corpo e mi fece provare un brivido.
Passammo la notte attaccati. Nudi. A scambiarci il nostro calore attraverso il contatto.
Il mattino dopo mi svegliai con la sua testa sul mio petto, e la mia mano che raccoglieva i capelli di Gabriele. Senza troppa fretta, mi alzai, andai in cucina e cominciai a preparare dei pancake.
Dentro di me sentivo una sensazione indescrivibile, sentivo di amarlo, ma le cose stavano andando troppo in fretta.
Senza accorgermene, lo trovai dietro di me, che mi accarezzava la schiena ancora nuda.
Tutti i miei peli si rizzarono (non solo quelli), ma senza volerlo mi allontanai da quel corpo così magnifico, e mi misi sul divano.
Gli chiesi perché le cose stessero andando così in fretta e lui non seppe rispondere.
Tutto ad un tratto, sentii il campanello che ruppe il silenzio che si era creato da poco e mi dirigo verso la porta, con di fianco Gabriele.
Oh cazzo.
Una donna.
Chi potrà mai essere?
Pongo al ragazzo quella domanda e lui mi risponde dicendo, molto confuso, che era la sua ragazza, ed aveva trascorso la notte precedente a casa di un amico, uno di quelli poco raccomandabili, a causa di un litigio.
Io rimango sconcertato e apro la porta.
La ragazza si ferma davanti la porta aperta a guardarci: due ragazzi in mutande assieme non sono un bello spettacolo per una donna fidanzata con uno dei due.
Filo in camera e prendo alcuni vestiti dal suo armadio, molto in fretta e torno in salotto.
Piacere, Francesca - mi disse lei - adesso mi spiegate tutto.
