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Quella notte Ermal si era svegliato, come di consuetudine, sudato, a causa degli incubi che non gli consentivano di dormire tranquillamente.
Specialmente quell'incubo, in particolare, lo faceva sussultare più di tutti.
Suo padre che lo cercava, lui, un piccolo bambino indifeso che si rannicchiava sempre più in un letto troppo grande per un piccolo frugoletto di cinque anni.
Come al solito si era svegliato, ansimante, gli occhi inumiditi dal pianto, mentre la grande mano di suo padre sferrava il primo colpo.
Aveva bisogno di qualcuno accanto a sé, qualcuno che lo facesse stare bene.
All'improvviso sentì una voce:
"Solito incubo, eh?"
Non riusciva a capire da dove provenisse.
Era solo, in quella stanza.
Ipotizzare in una presenza paranormale, era assurdo.
Si guardò intorno, come per cercare la fonte di quel parlare, quando lo sentì di nuovo.
"Er telefono, scemo!"
Afferrò il telefono sul comodino, velocemente.
Gli era preso un colpo!
Era quel cretino di Fabrizio, che, come al solito, si divertiva a prenderlo in giro coi suoi scherzi.
Il compare lo aveva chiamato su Skype, per sapere come stava, e lui, nel dormiveglia, aveva accettato la chiamata.
"Ciao."
Sorrise al moro, ancora scosso.
"Ciao."
Il romano rispose sorridendo.
È così bello, pensò Ermal.
"Come mai mi hai chiamato a quest'ora?"
"Volevo solo sentire la tua voce."
"Davvero?"
"Sì."
Ermal era sicuro di essere diventato rosso in volto per l'emozione.
"Okay, ti rifaccio la domanda che è meglio... Perché mi hai chiamato?"
"Perché sentivo che avevi bisogno di me. E perché è mezzanotte."
"E con questo?"
"Che giorno è oggi?"
"Il nove febbra...Oh.
Solo tu puoi fare queste cose."
"A tutti serve un Bizio nella vita, no?"
"Già."
"Ne abbiamo fatte in quest'anno..."
"Fin troppe."
"l'Olimpico..."
"Il forum..."
Si fermarono.
Uno aveva detto i successi dell'altro.

Cosa può essere se non amore? Pensò Ermal.
Ma, all'improvviso, ci fu un blackout.
Quando si riaccesero le luci, lo schermo era diventato nero.
"Fabrì?"
Nessuna risposta.
"Deve essere caduta la linea."
Uscì dall'applicazione e provò a chiamare il romano.
Lo chiamò e, mentre il telefono squillava, avvertì come una strana sensazione.

"Pronto?"
"Ciao Fabrì, sono Ermal, che è successo?"
"Aspè ragazzì, chi hai detto che sei?"
"Ermal."
"Ermal...Non so chi tu sia."
"Ma Fabrì non ti ricordi? Sanremo, l'Eurovision, l'Olimpico."
"Non so di cosa tu stia parlando."
"Se è tutto uno scherzo giuro che..."

Non fece in tempo a finire la frase, che Fabrizio mise giù la chiamata.

Che cosa è successo?
Quella domanda gli pullulava in testa da mezzanotte.
Non aveva dormito a causa dei dubbi che gli affollavano la mente, e il mattino seguente pareva un cadavere.
Non riuscì a trovare una risposta, fino a quando, al momento della colazione, non accese la TV e sentì il telegiornale.

"Buongiorno, benvenuti a questa edizione del TG, sono le sei di mattina del 10 gennaio 2017."

Si sentì mancare.
La tazza che aveva in mano cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi.

Eri la nota che
Fa uscire il capolavoro che è in me
Il capolavoro, Ultimo

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