3. Tempesta

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~~~Jimin~~~

Ballo ormai da ore, sono esausto.
Il mio corpo mi urla che è abbastanza per oggi, che dovrei riposare.
Ma non ho intenzione di fermarmi. Perché dovrei?

Fuori è buio, credo stia piovendo.
Non so che ore sono, ma è sicuramente tardi.
Inizio ad avere freddo. Il sudore non aiuta.

Continuo a muovermi sul ritmo veloce della musica che esce dal vecchio stereo.

La scuola è deserta.
Sono già tutti tornati a casa, ma io non ho nessuno ad aspettarmi sveglio.
Quindi non ho fretta.

Tae e Jungkookie, con cui condivido una stanza nel dormitorio della scuola, sono sicuramente usciti a bere. Il sabato sera è l'unico momento che abbiamo per fare baldoria senza preoccuparci del giorno dopo.

Oggi non ho voglia di bere.
Voglio solo capire cosa era quella strana sensazione che ho sentito poco prima di pranzare. Era come avere improvvisamente un energia diversa, più viva.
Il mio corpo bruciava.

Mi fermo con l'ennesimo fermarsi della musica e apro lentamente gli occhi.

Li apro e vorrei richiuderli subito.
Fa male.
Vorrei potermi non vedere, nella penombra, riflesso nell'immenso specchio che mi sta davanti. Sento un leggero groppo in gola.
Vorrei scacciare la mia immagine e non doverla guardare mai più.
Dio, sono orribile.

Mi avvicino alla parete riflettente e poggio una mano sulla superficie fredda.
Sospiro.
I capelli scompigliati.
Il viso rosso per la fatica.
Il sudore sulla pelle.
L'espressione stravolta.

Sono orribile.
Ma non è una novità.

Vado verso lo stereo e faccio ripartire la canzone. Sempre la stessa. Da ore.

Fuori la pioggia si sta trasformando in un temporale.

Chiudo gli occhi.

Con un movimento ritorno nel mio mondo.
Quel piccolo universo fatto di me.

Sono solo. Nulla ha importanza.

I mille suoni che affollano la mia testa cessano.
C'è solo la musica ritmica dello stereo.

Sono solo.

La melodia aumenta di velocità.
E così faccio io.

Nulla può ferirmi.

Mi muovo come sempre. Ballo per non dover urlare.
È sempre stato così, da quando ho memoria.
Fin da piccolo ho considerato la danza come un linguaggio segreto, solo mio.
Un modo per esprimere quello che sento senza doverlo dire.

Nel momento in cui inizio a ballare, mi sento vivo. Libero. Forte.
Riesco finalmente a respirare.
Quasi come se tutto quello di brutto che può accadere appartenesse ad un altro me.
Per quei minuti in cui la musica mi culla, sono una persona diversa. Migliore.

Quando non ballo, non sono niente. Non ho senso.
Un ragazzino qualunque con una vita difficile.

La musica cessa e io sono rannicchiato sul parquet tiepido.
Respiro pesantemente.
Il mio sudore cade a terra in piccole goccioline.
Il rumore della pioggia e del vento riempie la sala.
Gli occhi ancora chiusi.

Odore di pioggia //Yoonmin//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora