5. Delusione e rabbia

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~~~Jimin~~~

"Ma che cavolo..." un sussurro.

Siamo seduti qui Tae, Kook e io.
In silenzio.

Fisso la porta cercando di elaborare quanto sia appena successo.
Lo conosce? Hobi conosce il fattorino che interessa a Tae?
Suga? Perché è corso via così?
E perché il rosso gli si è fiondato dietro come se ne andasse della sua stessa vita?

Passa qualche secondo.
"Beh, pare che qualcuno mi abbia preceduto con il bel azzurro..." ridacchia Taehyung. Si avvicina alla busta dei panini che giace a qualche passo da lui e, risedendosi con noi, ne afferra uno portandolo alla bocca.

Non posso fare a meno di sentire una nauseante stretta allo stomaco.
L'idea di Hobi con quel tipo...
Lo sguardo che aveva...

Rifiuto con un gesto il panino che mi viene allungato dal castano.
Mi alzo e i miei amici mi guardano dal basso con le bocche piene e un aria interrogativa.

"Vado a cercarlo" dico sommessamente prima di uscire dalla sala.
Non do ai due il tempo di replicare che la pesante porta di legno bianco si chiude alle mie spalle con un click.

Perché sono così nervoso?
Perché mi interessa con chi è Hoseok in questo momento?
Non dovrebbe riguardarmi minimamente.

È solo che, quello sguardo che aveva...
Non lo avevo mai visto con un espressione così disperata...
Chi diavolo è quel ragazzo dai capelli azzurri?

Ed eccomi che mi ritrovo a vagare per i corridoi deserti della scuola.
Dalle innumerevoli aule e sale provengono svariate musiche ovattate che accompagnano il mio cammino silenzioso.

Sono patetico.
Dovrei solamente girare i tacchi e tornarmene da dove sono venuto...
Perché mi ostino nel credere che ci sia una possibilità che io gli piaccia?
Quello sguardo... il modo in cui ha gridato il suo nome correndo via...
Sono patetico.

Mi fermo di botto a metà di un corridoio quando delle voci mi arrivano leggere alle orecchie.
Non capisco cosa dicono, ma per un secondo riesco a distinguere quella di Hobi.
Le seguo.

Cammino per un po', seguendo i suoni ancora troppo bassi per essere distinti completamente.
Giro un angolo e mi ritrovo nella galleria delle statue. Così la chiamiamo.

Una collezione di 7 sculture di marmo rappresentanti a grandezza naturale delle ballerine in tutù impegolate in vari movimenti di danza su dei piedistalli.
Il dono di un noto ex studente fatto molti anni fa, mi aveva spiegato una volta la mia prima insegnante.

Rallento il passo. Cammino in mezzo alle statue guardandole dal basso.
Ho sempre amato le espressioni sui loro volti, tutti diversi tra loro.
Ognuna trasmette un emozione differente. Serenità, rabbia, disperazione, euforia, allegria, solitudine, amore...
A volte, quando ero ancora un bambino alle prime armi, prima della borsa di studio, mi capitava di saltare le lezioni per andare a nascondermi tra i piedistalli a parlare con le statue per ore.
Loro mi ascoltavano, mi facevano compagnia.

Poi... sono cresciuto. E le cose si sono complicate.
Sospiro sonoramente superando l'ultima statua e aumentando nuovamente la velocità della camminata, tornando a concentrarmi sulle voci in lontananza.

Giro l'ennesimo angolo finendo in un altro corridoio. Più stretto e buio.
E mi blocco.

Sono lì, all'altra estremità del corridoio.
Ancora troppo lontani perché io possa sentire cosa si dicono sottovoce.
Non abbastanza perché io non riesca a capire che i loro visi sono decisamente troppo vicini per una semplice chiacchierata.

Non riesco a vedere le loro labbra, ma è palese che si stiano baciando.
Il mio stomaco si contorce dolorosamente.

Dovrei distogliere lo sguardo.
Dovrei andarmene.
Dovrei fingere di non averli trovati.
Ma non ci riesco.

Rimango qui, in un corridoio buio e polveroso, a fissare il ragazzo che mi piace venir baciato da un altro.
Un doloroso nodo che mi si forma in gola.
Perché?
Perché sono così?
Patetico.
Debole.
Perché mi sono permesso di sognare qualcosa per me?
Dovrei esserci abituato ormai...
A questo terribile senso di delusione...

Porto indietro un piede, faccio per andarmene, ma mi blocco.
In un secondo i miei occhi si spalancano e quella brutta sensazione viene sostituita dallo sgomento più totale.

Davanti a me, sotto il mio sguardo, il ragazzo dai capelli azzurri fa per andarsene venendo bloccato per un polso da Hobi che dice chiaramente "Suga aspetta!" per la seconda volta nel giro di qualche minuto.
L'altro si gira velocemente e gli tira un terribile pugno sul viso.

Non riesco a muovermi. Sono senza parole.
Trattengo il respiro mentre la mia mente elabora i dati ad una velocità esorbitante.
Il mio amico è a terra con le mani sul viso. Le allontana e vedo chiaramente del sangue. Un brivido mi percorre la schiena.

L'azzurro lo fissa dall'alto con un espressione indecifrabile. Corre via.

Io, da prima immobilizzato per lo shock, mi fiondo finalmente sul ragazzo che giace ancora a terra.
Mi inginocchio affianco a lui e lo aiuto ad alzarsi.
È molto confuso. Ha gli occhi e il viso arrossati come se avesse pianto e le mani premute sul naso insanguinato.
"Tutto ok Hobi?" Chiedo con una preoccupazione palpabile.
"Si... niente di rotto..." mi risponde in un sospiro tenendo lo sguardo posato dove poco prima stava in piedi il ragazzo dai capelli azzurri.

Improvvisamente sento una scarica di rabbia percorrermi tutto il corpo.
Come si permette di trattare in questo modo Hoseok?
Lui che non farebbe male a una mosca...
Lui... sempre così buono...

Stringo i pugni.
Prima di potermene rendere conto sto dicendo "tu vai in infermeria, io devo evitare che quel bastardo la fili liscia!"
E sto correndo dove poco prima ha corso quello stronzo.
La mascella serrata e le sopracciglia corrucciate.
Quasi non sento il "JIMIN ASPETTA!" provenire dal rosso.

Decido di ignorarlo. Solo per questa volta.
Ho troppa rabbia in corpo per lasciar perdere.

Sono incazzato con l'azzurro.

E con Hobi.

E con me.

Corro.

Odore di pioggia //Yoonmin//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora