7. Punizione

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Ed eccoci nella sala d'attesa della presidenza, Jimin e io, che aspettiamo in silenzio tombale di essere finalmente ricevuti dalla direttrice dell'Accademia.

Da quando quel professore, con il suo piccolo corteo di curiosi, ci ha trovato sulla scena del crimine, non abbiamo incrociato lo sguardo neanche una volta.
Neanche per sbaglio.

Neanche quando, rendendosi conto delle nostre condizioni, l'uomo ha deciso di farci fare prima una tappa veloce in infermeria.
E si, i nostri visi erano davvero un macello. Tagli, graffi, lividi, gonfiori...
Ma anche mentre venivamo medicati dall'infermiera esperta, seduti uno affianco all'altro sul lettino azzurro, regnava il silenzio.

Un silenzio teso, quasi terrorizzato.
Un silenzio fatto di pensieri, paure e anticipazione.

E ora siamo qui, seduti su delle scomodissime poltrone di pelle nera, in questa stanzetta buia e polverosa, semplicemente a fissarci i piedi con la testa pesante.
In petto la paura crescente per le possibili conseguenze di quello che è accaduto.

"Finirete in prigione, delinquenti!" Ci aveva urlato il professore trascinandoci bruscamente fino a qui.

Come sono finito in questa situazione?
Sospiro pesantemente e mi passo le mani sul viso in preda alla frustrazione. Totalmente ignorando il dolore delle ferite.

In fondo stavo solo consegnando dei maledetti panini, stavo cercando di mettere la testa apposto...
Ah, se solo la sveglia non avesse suonato questa mattina...

Porto, con la coda dell'occhio, lo sguardo sul ragazzo affianco a me e lo squadro attentamente.
È terrorizzato, si vede.
Le sue mani tremano leggermente e i suoi occhi continuano a vagare da un lato all'altro del pavimento in preda al nervosismo.

Che sia la sua prima volta qui?
Non ha l'aria di chi si mette spesso nei guai...
Anzi, sembra più il classico damerino imbellettato figlio di papà.
Ho sempre detestato quelli così.

Ma devo ammettere che, nonostante sembri totalmente un'altra persona rispetto alla prima volta che l'ho visto, è davvero carino mentre si morde il labbro nervosamente.

È chiaro che non ha idea di cosa aspettarsi una volta che la porta davanti a noi si aprirà.
Ironicamente, io lo so fin troppo bene.
In fondo ci sono stato centinaia di volte, in passato, seduto su queste poltrone scomode ad aspettare una punizione.
Ma i tempi cambiano, le persone cambiano, e se qualcuno ieri mi avesse detto che mi sarei ritrovato in una situazione del genere probabilmente gli avrei riso in faccia.

Butto uno sguardo fuori dalla finestra è noto che il cielo si sta annuvolando.
Che stia per piovere?
Sbuffo sonoramente e mi volto verso Jimin, pronto a parlare, quando improvvisamente la porta della presidenza si spalanca facendoci sobbalzare entrambi.
Rivelando, in tutta la sua altezzosità, un altro viso conosciuto.
"La preside può ricevervi"

Io e il rosa ci alziamo immediatamente.
"Segretario Kim!" esclama Jimin inchinandosi rispettoso.

Vorrei poter ridere in questo momento.
Segretario... ma per favore!

Precedo il ballerino andando verso l'entrata e sento che mi segue a ruota.

E ora si, ora il mio cuore potrebbe esplodere.
Ma cerco di sembrare più indifferente possibile, anche quando siamo entrami davanti al ragazzo dai capelli neri.

Quest'ultimo, sistemandosi gli occhiali sul naso, squadra Jimin. Freddo e distaccato.
Poi porta lo sguardo su di me e posso vedere chiaramente lo sgomento apparire sul suo viso, evidentemente colto totalmente di sorpresa dalla mia presenza qui.

Odore di pioggia //Yoonmin//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora