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                                   CAPITOLO 3

Era un’altra soleggiata mattina come tante a Star, la capitale di Zadria, “il regno sopra le nubi”. Cloud era un ragazzo ventenne come se ne potevano trovare tanti in una grande città; in effetti non aveva alcun tratto che lo rendesse particolarmente diverso dagli altri 700000 giovani skieriani: aveva un’altezza nella media, i capelli biondo scuro, gli occhi grigi e la pelle parecchio abbronzata: infondo era inevitabile, vivere sulla cima delle montagne voleva dire essere esposti direttamente ai raggi di Stirit.  

La vita della metropoli procedeva senza intoppi: le scuole, il lavoro nelle alte e ondeggiate costruzioni, i parchi urbani ricchi di verde. Si erano evoluti tanto nel corso dei secoli, ma l’invenzione di gran lungo più utile era stata la “Sky Line” un complesso reticolato di vie che collegava tra loro le cime delle montagne e quindi i vari centri abitati: la Sky Line poteva essere percorsa volando oppure usando i Jat, marchingegni a motore che erano capaci di muoversi per aria. Non aveva un fondo stradale come le strade terrestri, si trattava semplicemente di una lunghissima serie di segnalatori luminosi orbitanti che, presenti sia sulla destra che sulla sinistra, indicavano la strada da seguire di giorno e di notte.

Erano le otto del mattino, un mattino diverso da tutti gli altri per Cloud: si stava avvicinando l’ora della sua prima missione in quanto membro della Guardia Celeste e non era un incarico qualunque: si trattava di una spedizione al di sotto delle nubi, direttamente a contatto con i seariani, direttamente sul mare. Era l’occasione che aspettava da una vita, un’esistenza passata a sentirsi insultare e dare del codardo per via di una scelta che suo padre aveva fatto quando lui aveva solo sei anni: Horen, il suo poco convenzionale genitore dai capelli sempre spettinati, si era rifiutato di prestare servizio nella Guardia perché, a suo dire, non trovava giusto guerreggiare. Ora: tutti i giovani al compimento del diciannovesimo anno d’età venivano contattati dal Governo del Cielo che aveva sede proprio a Star e dal quale dipendevano tutti i vice-governi delle altre città, veniva chiesto loro di arruolarsi e far parte per due anni della Guardia; il servizio non veniva definito come obbligatorio, ma nessuno da quando esso esisteva si era mai permesso di rifiutare, farlo era considerato un tradimento verso la Repubblica di Zadria, un verro atto di codardia, non importavano le motivazioni considerato che le persone non in salute non erano neanche chiamate al servizio.

Cloud non aveva mai capito il gesto del padre nonostante lui gli avesse ripetuto più volte che avere coraggio voleva dire saper fare le scelte giuste e non sempre queste sono le più ovvie e facili. Lui invece non aveva aspettato altro che il suo diciannovesimo compleanno per potersi riscattare: non voleva essere più considerato il figlio di un disertore! Lui voleva battersi per la Repubblica contro il nemico.

Uscì dalla vasca: i polpastrelli delle dita e le ali iniziavano a dargli fastidio per il troppo umido; sua madre lo rimproverava sempre da bambino perché stava a lungo immerso nell’acqua della vasca o perché insisteva per tuffarsi nel fiume: gli skieriani odiavano l’acqua e tutto ciò che aveva a che fare con essa quindi cercavano di limitare il più possibile il contatto, Cloud, invece, aveva sempre adorato la sensazione fresca e purificante che l’acqua donava, però non lo aveva mai detto a nessuno: non avrebbe dovuto essere attratto da un elemento che era così vicino ai seariani eppure non poteva negare di aver sempre sognato di vedere il mare: qualcosa di affascinante lo chiamava a gran voce.

La sua era stata fortuna bella e buona: la prima missione dopo sette mesi di allenamenti era proprio al di sotto delle nubi dove finalmente avrebbe visto quella distesa d’acqua immensa di cui tutti parlavano con orrore.

Indossò la divisa rossa e marrone: era di poliax, un materiale di recente invenzione estremamente resistente, ma ultra-leggero così da facilitare i movimenti aerei: gli skieriani usavano molto più spesso le ali di quanto non facessero con le gambe.

Come Cielo e Acqua.....Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora