????: Stecy? Su svegliati, dormigliona! Il Sole è già alto nel cielo.
Niente.
????: Stecy? Avanti!
Neppure un fiato.
????: Avanti Stecy! Oggi è il grande giorno!
La ragazza, dopo tante insistenze, si svegliò, aprendo i suoi occhi verde-azzurri.
????: Buongiorno, Stecy! Era ora che ti svegliassi!
Stecy: Oh, lasciami in pace, papà. Ancora due minuti.
Papà: No! Oggi non posso lasciarti in pace, è il grande giorno!
Stecy: Perché? Che giorno è oggi?
Papà: Ma come? È il tuo compleanno! Mi pare ovvio. È non c'è compleanno senza un regalo.
Stecy: D'accordo, dov'è?
Papà: Ehi, ehi, che fretta! Devi ancora aspettare.
Strecy: E perché?
Papà: Beh, tu tecnicamente sei nata alle 15:27, bisogna aspettare fino a quell'ora per darti il regalo.
Strecy: Oh, uffa! Il lavoro da Scienziato di da alla testa, eh? Era meglio che rimanevi a essere un Dottore!
Papà: Ti prego, non ricordarmi quei tempi oscuri.... Lo sai bene che non piace trattare con te di certi argomenti....
Stecy: Oh, scusa, papà.
Papà: Non importa. Che ne dici se andiamo insieme al Bar a fare la colazione?
Stecy: Sì!
Stecy POV:
Ciao! Mi chiamo Stecy Burton, e ho undici anni. Sono orfana di madre, dato che mi è morta in un grave incidente. Da allora mio padre, che era sempre stato un Dottore, dedicò il resto della sua vita alla Scienza, diventando Scienziato. Non me lo ha mai detto il perché di tale cambiamento, so solo che da quando lo è diventato, non lo vedo molto spesso.
Quasi mai.
Il suo lavoro lo tiene sempre occupato. Lavora in un Laboratorio sotto casa mia. Sono sempre stata curiosa di sapere che cosa faceva ogni giorno lì dentro. Ma non sono mai riuscita a saperlo. So solo che ha cominciato a lavorare come Scienziato, solo dopo che mia madre morì. Però non capisco perché si sia lasciato alle spalle la sua carriera di Dottore proprio dopo la morte della mia genitrice. Quando tento di parlargliene, lui cambia subito argomento. È strano, a volte....
Molto strano.
Ma oggi è un grande giorno. Oggi compio dodici anni. Per festeggiare io e mio padre andiamo a far la colazione nel mio Bar preferito. Subito mi infilo le scarpe e salgo in macchina. Appena arrivati ci sediamo su un tavolo e mangiamo. Io prendo il solito bignè alla crema e un cappuccino, mentre mio padre un caffè. Le palpebre lentamente si chiudono, ma io mi sforzo per tenerli aperti. Però, eccoli che atterrano di nuovo sui miei occhi.
Papà: Non riusciamo a rimanere svegli, eh?
Non dico nulla. Annuisco e basta. Poi continuo la mia lotta contro il sonno.
Papà: Capisco. Forse sarebbe stato meglio farti dormire di più.
Io: Eh?
Proprio non riesco a rimanere con gli occhi aperti, e lo sforzo di rimanere sveglia mi aiuta solo a stancarmi ancora di più. A momenti la mia testa cadeva sulla tazza con dentro il mio cappuccino, sporcandomi tutta.
Papà: Eh, già. Forse avrei dovuto farti dormire di più....
Passa il tempo. Lentamente mi mangio il bignè e bevo il cappuccino. Mio padre ha già finito di bere il suo caffè e sta leggendo un giornale. Ma io dico, come fa a bere tutto in una volta una bevanda così amara e bollente? Boh. Comunque, alla fine riesco a finire anche io la colazione. Poi, mio padre va alla cassa a pagare. Infine, usciamo e entriamo in macchina. L'auto parte. Mi appoggio alla finestra. La macchina attraversa vie e vie, sotto lo sguardo di alcuni ragazzi. Probabilmente stavano guardando me. Subito mi volto verso mio padre. Non che per me sia un piacere guardare la sua nuca mezza pelata, ma almeno evito di evidenziare con lo sguardo il fatto che vengo sempre guardata dai dei ragazzi. Però, devo essere proprio una gnocca, se vengo sempre così guardata! Comunque, alla fine arriviamo a casa.
Io (Intanto che entro in camera mia.): Papà. Grazie per questa mattinata.
Papà: Prego, piccola.
Io: Papà! Sai bene che non voglio essere chiamata piccola. Ora sono grande, sai?
Papà: Ma ai miei occhi sarai sempre una dolce, piccola bambina.
Io: Papà!
Papà: Sì, sì. Hai ragione tu, scusa! Comunque, prima che tu possa entrare lì dentro, ci tenevo che avessi questo....
Detto questo mi porge un pacco cubico verde, grande mezzo metro, circondato da un nastro rosso.
Papà: Buon compleanno, figlia mia!
Io: Ma non dovevi mica darmelo questo pomeriggio?
Papà: Lo so. Infatti dovrai scartarlo solo quando saranno le 15:27. Presto capirai perché. È un regalo speciale.
Io: Regalo speciale?
Papà: Sì! Regalo speciale!
Io: OK.... Ma comunque, che senso c'è nel darmelo adesso, scusa?
Niente. Mio padre se ne è già andato. Certo che è proprio strano.
Forse un po' troppo strano.
Papà POV:
Mia figlia ancora non lo sa, ma quel regalo è diverso dagli altri. Non sarà il solito regalo noioso che le ho fatto negli ultimi anni. No, questo è diverso.
Questo è proprio un regalo speciale....
Messaggio da parte dell'Autrice:
Salve a tutti! So che probabilmente siete un po' arrabbiati con me, per non aver continuato:" Il Mostro è mio Amico. ", ma piuttosto di aver sprecato tempo prezioso solo per fare 'sta roba. Ma in realtà lo fatto per un motivo molto semplice. Una mia amica, che non è su Wattpad, mi ha assillato con la richiesta di fare 'sta storia su Wattpad. E io, dopo tante insistenze, l'ho accontentata. Tranquilli, ora mi concentro sull'altra storia. E mi raccomando: leggete, votate, commentate e seguitemi! Bacioni!
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MR. Widemouth. Behind the Story.
Fanfiction" Ormai tutti mi odiano. Ormai non ho più una famiglia. Ormai abito in un cimitero dove seppellisco i miei ricordi, e non più in quella calda casa nel Maine, poiché si è bruciata come per cancellare il mio passato, consapevole che ci sarà per sempre...