- Charlotte Alice Evans! - sentii urlare dal piano di sotto. Se mi aveva chiamata con il mio nome intero (includendo addirittura il secondo nome), allora dovevo essere proprio in ritardo. Era il giorno della consegna dei diplomi e io non riuscivo proprio a decidere se fosse meglio indossare la camicia a fiori o il vestito azzurro.
Venni improvvisamente riscossa dal suono di qualcuno che bussava alla porta della mia camera. - Scusa, è che non so cosa mettermi! - mi lamentai, tornando a fissare la mia immagine riflessa nello specchio.
- Posso entrare? - domandò la voce fuori dalla porta. Sapevo che in quel momento aveva la fronte appoggiata allo stipite, le mani in tasca e le caviglie attorcigliate. Era la posizione che assumeva sempre quando era stufo di aspettare.
- Si, entra. - risposi, sbuffando mentre continuavo ad alternare il vestito alla camicia. Non mi importava che lui mi vedesse in mutande, eravamo cresciuti insieme e mi aveva vista nelle peggiori condizioni.
- Qual è il problema questa volta? - domandò lui, entrando e scrutando nella mia camera, che in quel momento era letteralmente sottosopra. - E' esplosa una bomba qui dentro? -
Gli rivolsi un'occhiata glaciale e lui alzò le mani in segno di resa. - Non so che cosa mettermi! - mugugnai io - Mi sta tutto malissimo. -
Lui mi rivolse uno sguardo di traverso. - Seriamente? E' questa l'emergenza per cui mi hai chiamato e per cui rischiamo di arrivare in ritardo alla consegna dei diplomi? -
Io lo osservai con occhi da cucciolo, perciò lui sbuffò sonoramente e si infilò nel mio armadio, riemergendone alcuni minuti più tardi con in mano una camicia bianca lunga e un paio di pantaloni neri attillati. - E poi abbinaci questa. - prese la collana che mi aveva regalato per il mio diciottesimo compleanno: un semplice cuoricino legato ad un'altrettanto semplice catenina.
- Credi che vada bene? - domandai, ancora insicura.
- Oddio, Charlie, datti una mossa o ti trascinerò a quella cerimonia in mutande! - esclamò lui, alzando gli occhi al cielo. A quel punto, ridendo brevemente, mi infilai i vestiti che mi aveva passato e poi lo presi sotto braccio.
- Allora, Cole, sei pronto per essere ufficialmente diplomato? -
- Non lo sarò se non ci muoviamo ad arrivare a scuola! - borbottò lui, passandosi una mano nei capelli chiari e sbuffando nuovamente. Detto questo, salimmo nella sua macchina e sfrecciammo via, godendoci le ultime ore insieme prima che io partissi per il mio viaggio di due mesi in Canada con le mie migliori amiche, Becky e Kenna.
Il pensiero di stare via così a lungo e lasciare sia i miei genitori che il mio strano migliore amico all'inizio mi terrorizzava, ma allo stesso tempo ero consapevole di averne bisogno più di ogni altra cosa. L'ultimo anno di liceo era stato un vero incubo, e una pausa da tutto e tutti mi sarebbe servita a ritrovare me stessa.
------------------
La mattina seguente alla consegna dei diplomi mi svegliai in una condizione pietosa. La sera precedente, io e alcune amiche eravamo state fuori fino a tardi e avevamo anche esagerato leggermente con l'alcool. Perciò, quando sentii qualcuno bussare alla mia finestra intorno alle sei di mattina, mi parve di sentire una serie di esplosioni rimbombarmi nella testa dolorante.
- Quanto sei a pezzi? - domandò Cole, entrando senza troppe cerimonie.
- Parecchio. - borbottai, sfregandomi gli occhi con le mani. - Ma tu che diavolo ci fai qui alle sei del mattino? -
- Tu partirai tra un paio d'ore e ieri sera sei uscita con le tue amiche, quindi non ho avuto occasione di salutarti. - sorrise lui, togliendosi le scarpe e sdraiandosi sul letto accanto a me. Io mi lasciai cadere su di lui, mugugnando qualcosa di incomprensibile, mentre mi stringeva in un abbraccio ormai familiare.
Era buffo il modo in cui ci eravamo conosciuti. Avevamo all'incirca quattro anni e le nostre madri avevano l'abitudine di portarci sempre agli stessi giardini, pur non conoscendosi. Era una giornata stranamente soleggiata per essere novembre, e io stavo costruendo uno sgangherato castello nel recinto della sabbia, quando un bambino di un paio di anni più grande di me, Sean Dumond (si, ricordo ancora il nome), decise di spingere un altro bambino, che finì dritto dritto sulla mia costruzione. Per un attimo rimasi immobile, completamente paralizzata, ma poi una minuscola lacrima mi solcò la guancia ed iniziai a piangere senza ritegno. Il bambino che era stato spinto da quel demonio di Sean si voltò verso di me con occhi mortificati e, con una vocina sottile, sussurrò: - No, ti prego, non piangere. -
Ma io non smisi di farlo, anzi, corsi via dal recinto di sabbia, andando a rifugiarmi sotto lo scivolo. Vi rimasi a lungo, con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra di esse. Sapevo che stavo piangendo per una stupidaggine, ma ad un bambino di quattro anni tutto sembra una catastrofe irreparabile. Quando alla fine mi decisi ad alzare nuovamente lo sguardo, mi ritrovai davanti il bambino di poco prima, che mi fissava con i suoi enormi occhi preoccupati e tendeva una piccola margherita nella mia direzione.
Non aveva capito che non ero mai stata arrabbiata con lui, ma poco importa a questo punto, siccome quell'ambiguo bambino con gli occhi grandi e i capelli chiari divenne il mio migliore amico. Si, quel bambino era proprio il mio Cole.
- Vedi di tornare presto, Charlie. Questa città è dannatamente noiosa senza di te - bisbigliò lui nei miei capelli, mentre io già mi riaddirmentavo.
Quando mi svegliai, Cole era sparito, ma aveva lasciato sul mio letto i vestiti che avrei dovuto indossare per la partenza, che ovviamente comprendevano la collanina che mi aveva regalato. Come aveva potuto anche solo pensare che sarei partita senza quella?
------
- Quindi questo Cole era il tuo migliore amico e ti aveva regalato una catenina con un cuore al tuo diciottesimo compleanno. - ponderò mia figlia. - Lui mi piace, potrebbe decisamente essere papà. Ma non credo che lui si sveglierebbe alle sei del mattino per infilarsi nella camera di qualcuno. -
Io risi brevemente. Era divertente osservare Grace che si comportava come una vera e propria investigatrice, raccogliendo indizi e facendo supposizioni.
- Non trarre conclusioni troppo affrettate, Sherlock. - la canzonai io .- La storia è ancora lunga. -
--------
A/N
Eccoci qui alla fine della prima parte del racconto. Come avrete forse intuito dalla copertina, i quattro ragazzi che saranno presenti nella storia sono i miei amati 5sos, ma con dei nomi completamente diversi (altrimenti che divertimento ci sarebbe?).
A questo punto, secondo voi chi dei quattro è Cole? Aspetto le vostre opinioni nei commenti ;)
P.s.: che ne dite di fare un salto sul profilo della mia cara SelmaMerri? La sua ff è molto carina, vi consiglio di darci un'occhiata ;)
STAI LEGGENDO
Latte e menta [5sos]
Fanfiction- Testiamo quanto tu sia una brava investigatrice, Grace. -, le rivolsi un sorriso malizioso. - Ti racconterò la storia di come io e papà ci siamo conosciuti, ma cambierò i nomi di tutti i protagonisti, tranne il mio, ovviamente, e starà a te capire...