New York, Venerdì.
Helen se ne andrà in Inghilterra, però mi ha promesso che troverà un modo per portarmi via con lei. Lo spero tanto, ho paura che possa abbandonarmi dopo l'enorme cazzata che ho fatto ieri. Non volevo ucciderla, lo giuro, non volevo.
Il cielo non mi sorride più perché sa cosa ho fatto, non vuole entrare nella stanza, rimane attaccato al soffitto guardandomi impassibile.
È pieno di nuvole, non vuole nemmeno farsi vedere da me e questo mi deprime come sentire un cane piangere.
Anche se la maggior parte in cui un animale piange è colpa mia, e grazie al cielo Helen è sempre pronta a fermarmi.
Non mi va di raccontare cosa l'euforia mi porta a fare, non tutto almeno, mi odiate già abbastanza vero?
Quanto vorrei che la mia principessa fosse qui tra le mie braccia, come aveva promesso, ma purtroppo la scuola la tiene molto impegnata. Lei è intelligentissima, come osano rinchiuderla in quattro mura e pretendere di insegnarle qualcosa?!
Come osano dubitare di Helen Hericage, una preziosa ragazza di sedici anni che riesce a tenere a bada il suo paziente più pericoloso? Un giorno andrò dai suoi professori per mettere le cose in chiaro, non merita tutto questo stress la mia principessa.
Sono sconfitto, triste, distrutto e con un piede costantemente nell'abisso dell'euforia. Penso alle strane rondini, e chissà chi si presenterà alla mia porta oggi. Non voglio più vedere quei bastardi che mi hanno rovinato le giornate, hanno avvelenato la mia mente già tumefatta fino a spingermi ad un folle gesto. Nessuno potrà costringermi a fare del male a Helen, nemmeno la rondine più terribile e spaventosa di tutte.
Aspetto ore intere, aspetto impaziente fino a tarda sera. Nessuno è venuto a farmi visita, soltanto la mia salvatrice per darmi la buonanotte, magari quando si sveglierà dai suoi soliti incubi tornerà da me per avere compagnia.
Ancora nessuno, e il cielo è nero dalla rabbia.
Inizio a chiedermi se, magari, la rondine c'è ma è fuori che mi aspetta.
Non lo so, oggi sento che mi accadrà qualcosa di bello, che quell'emozione sarà bella dopotutto. Insomma non esistono soltanto le emozioni brutte, no?
Perciò eccomi in strada, tra la poca gente che cammina, ma nessuna di loro è una rondine. Alzo lo sguardo mandando un bacio verso la camera di Helen, allontanandomi senza pensare alle conseguenze. Me l'ha insegnato lei, l'istinto.
Credo di aver attraversato un intero isolato, perché ora percepisco una strana sensazione accompagnata da un battito d'ali. Alzo lo sguardo ed ecco la prossima avventura.
«Allora è proprio vero quello che si dice dei pazzi, uh?» è... è bellissimo; un ragazzo alto con gli occhi penetranti e truccati, una maglietta a rete che lascia vedere un corpo meraviglioso e poi... e poi tutto il resto. Sorride mordicchiandosi il dito mentre mi squadra dalla testa ai piedi ridacchiando. Inizio a sentire vampate di calore contrastare l'aria fredda appena si avvicina, girandomi attorno.
«Molte persone mi chiamano passione, lussuria, amore erotico... ma io amo chiamarmi Eccitazione, bocconcino».
Si ferma proprio davanti a me ghignando del suo effetto che mi provoca, potendolo constatare quando abbassa lo sguardo sul mio inguine. «Oh caro faccio subito effetto a quanto pare!» strizzo gli occhi deglutendo, sento le goccioline di sudore sulla schiena e un calore infernale nei pantaloni. Non riesco a parlare perché la sua bellezza mi ha completamente prosciugato la saliva. Sussulto appena passa un'unghia smaltata di nero sul mio zigomo, alzandomi il viso verso il suo.
«Vieni con me, non te ne pentirai tesoro», sussurra baciandomi alla francese, sono in un altro mondo.
È tutto così erotico e perfetto che sembra quasi falso, tant'è che rimango imbambolato anche quando abbiamo finito di pomiciare. Mano nella mano camminiamo per chissà quanto, penso di averlo sbattuto al muro almeno cento volte e viceversa. Non so nemmeno se sia sbagliato seguirlo, ma quel ghigno bugiardo che ha sul volto non fa altro che eccitarmi ancora di più.
«Eccoci arrivati belloccio, la serata è tutta tua», indica un locale pieno di uomini e donne, la musica quasi spacca i vetri.
Senza accorgermene mi ha già trascinato all'interno, ma nessuno sembra notarlo eppure sembra la persona più attraente tra tutte. Mi faccio spazio tra uomini avvinghiati tra loro, donne che si baciano con ferocia, non c'è alcuna distinzione: ognuno bacia chi vuole. Un altro bacio del tentatore truccato e sorrido, senza che la musica alta mi faccia arrabbiare, e girandomi inizio a toccare le labbra di una ragazza e poi di un ragazzo. Non ragiono più, avrò baciato chissà quante persone e sono passati pochi minuti.
«Eccitazione dove sei?» grido per farmi sentire dato che sembra sparito, e lo vedo che passa da ogni singola persona del locale per farla cadere tra le braccia di un'altra. Mi vede spaesato e per una frazione di secondo perde quel ghigno diabolico, avvinghiandosi su di me per baciarmi l'ennesima volta.
«Rilassati bocconcino, devi soltanto ragionare con questo...» quasi salto in aria appena la sua mano si stringe attorno al mio basso ventre, costringendomi ad annuire e continuare a baciare e toccare chiunque ho attorno.
Credo di aver bevuto qualche alcolico, davvero in questo momento non riesco a ragionare, quel ragazzo mi avrà baciato chissà quante volte appena sentivo la musica diventare martellante e non più divertente.
Il cellulare continua a suonare nella tasca dei pantaloni, ma tutto ciò a cui penso è la prossima persona da limonare.
Appena scocca la mezzanotte la musica inizia ad entrarmi nel sottopelle, mi urta, diventa quasi come una maledetta malattia. Spintono chiunque stessi baciando e sgomito verso l'uscita, urlando dalla rabbia e confusione, i miei occhi vedono solo luci che mi circondano.
Inizia a mancarmi l'aria, questo corpo che mi ritrovo sta perdendo ossigeno e l'uscita si avvicina e si allontana.
Non vedo niente, inciampo su una ragazza e nemmeno chiedo scusa. Vorrei soltanto uscire, o rispondere al cellulare perché so benissimo che Helen si è svegliata e mi sta cercando.
È tutto confuso finché non ricordo più niente, e arriva il mattino.
Ma dovrò raccontarlo nel prossimo capitolo, ed io vorrei soltanto tornare da Helen.Robert Morgan Herriot
STAI LEGGENDO
Portami il cielo in una stanza
General FictionUna settimana passa in fretta, inizia e poi va via. C'è una settimana speciale durante l'anno, a New York, e lo è per me: Robert Herriot. Conosco bene la vita, e riconosco di soffrire a causa del mio disturbo borderline di personalità. Io so ogni c...