sei stato da sempre un amante della lettura: ricordo che passavi interi pomeriggi con gli occhi puntati su un libro. ricordo i miei continui sbuffi e, subito dopo, le tue risate.
una volta mi guardasti e scoppiasti a ridere, non ne capii il motivo finché non parlasti. «cosa c'è? sei geloso perché sto guardando un libro invece di guardare te?» queste tue parole mi fecero arrossire all'istante. forse per la voce con cui le hai pronunciate, o forse perché, quelle parole, nascondevano in un certo senso una piccola verità.
da quel giorno, ogni volta che leggevi, mi chiamavi accanto a te, così da leggere insieme.
ti chiamavo "topo da biblioteca", per il tuo amore infinito verso la lettura, tu, in risposta, mi chiamavi "Welma", una delle due ragazze di scooby doo, per gli enormi occhiali che indossavo per leggere.
a volte mi distraevo dalla lettura, facendoti arrabbiare; ma con la tua voce dolce che mi raccontava i libri, il tuo sguardo concentrato, le tue labbra che si muovevano, sai, non era facile restare concentrato.
e ogni volta che mi scoprivi distratto e arricciavi il naso, qualcosa dentro di me si spezzava. forse era il mio carattere freddo che, ad ogni volta che ti guardavo, perdeva un pezzo.
un giorno ti capitò sotto mano una storia che non avevi mai letto: raccontava di un androide e di una ragazza, tanto differenti e incompatibili all'apparenza, ma molto simili in pensieri. l'androide, incapace di amare, e la ragazza, che si era imposta di non innamorarsi di alcuna persona dopo la rottura con il ragazzo che aveva amato più di tutto, si ritrovano a fare i conti con le loro emozioni più di una volta, finché non capiscono di essere innamorati.
ricordo che era la tua storia preferita in assoluto e che, appena leggevi la parte finale, scoppiavi in lacrime.
mi intenerivi ogni volta: vederti così sensibile mi faceva capire che persona fantastica avevo accanto.
e ti portavo tra le mie braccia, sorridendo per la tua dolcezza, col desiderio di non lasciarti mai.quella storia, che faceva emozionare entrambi forse per la somiglianza con le nostre vite, la rileggevamo spesso.
mi cullavo sulle tue parole, sul rumore delle tue dita sulle pagine, e sui tuoi sospiri.
ed, ogni volta che mi guardavi, capivo che sarei restato anni a guardarti.e, come per Paolo e Francesca, il cui libro fece da mediante per portare a galla il loro amore, anche noi capimmo finalmente i nostri sentimenti reciproci.
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Fanfictionsi dice che, una volta morti, il cervello resti in vita e in funzione per sette minuti, e che, in questo breve arco di tempo, proietti i ricordi della vita ormai portata al termine.