Moonchild

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Lucidità.

Tutti i consigli di Chirone le risuonavano nella mente, mentre stringeva saldamente le due spade.
Erano solo lei e le due creature, si scrutavano attentamente, si studiavano, in attesa di un'ipotetica prima mossa da parte dell'avversario.
Decise di farla lei.
Lucidità. Le serviva lucidità prima di gettarsi allo sbaraglio, lucidità per pensare a tutte le possibili eventualità e scegliere la migliore, in fretta.
Unì le due spade insieme e un bagliore violaceo illuminò quell'arena improvvisata, che prima era un balcone.
I due mostri si coprirono il volto con le ali, mentre Abigail estraeva una lunga spada a doppia lama.
La ragazza fece roteare l'arma sopra la sua testa e, dopo averla ripresa al volo, si fiondò addosso ad un mostro. Provò a perforargli il ventre, ma le squame erano troppo resistenti.
Abigail venne scaraventata nuovamente al suolo con un colpo d'ala, ma, prima di cadere, lanciò l'arma contro la testa della creatura, che le perforò la gola.

"Perfetto, una eliminata. Tocca alla seconda"

Il volatile rimasto cominciò ad investirla di schegge acuminate, a cui la ragazza rispose prontamente creando scudi difensivi attorno a sé.
Tuttavia, nonostante lo scudo, a causa dell'evidente stanchezza, alcune schegge riuscirono a passare, distruggendo la sua difesa e colpendo la ragazza, che cadde in ginocchio.
Il sudore le imperlava la fronte, la vista era offuscata, le braccia erano molli e le gambe non rispondevano più ai suoi comandi.

"Maledizione! Sono nei guai"

Improvvisamente due figure le si affiancarono, estraendo le loro rispettive spade.

Come se l'avessero letta nel pensiero.

La ragazza corvina alzò il capo. Il sorriso di Percy le scaldò il cuore.

- Ciao zuccherino, ti sono mancato?- Jason dall'altra parte le tendeva una mano.
Il pennuto, vedendo altri due semidei, decise saggiamente di andarsene.

-Abby avanti, afferra la mia mano- Jason, preoccupato, la richiamò, continuando a tendere la mano verso di lei, aspettando una sua reazione.

"Non ci riesco!".
Abby avrebbe voluto dirglielo, ma non riusciva neanche a parlare.

Eppure ci provò, provò ad attaccarsi a quella mano con tutte le sue forze, ma scivolò ancora a terra.
Era così stanca, voleva soltanto chiudere gli occhi per un po'.

-Abby!- la voce dei due ragazzi però le sentiva ancora chiaramente.
Erano uno dei suoni più dolci e amorevoli che avesse mai sentito.
Ma mai come il suono del suo nome detto da lui.
Solo con lui il nome "Abigail" acquisiva davvero un significato.

Abigail aprì gli occhi.
Era seduta su un vecchio tavolo di legno. L'ambiente attorno a lei lo conosceva anche troppo bene.

Gli Inferi. Il mondo di Hades.

Davanti a lei una donna con la testa china, coperta da un leggero velo color ametista, recitava sottovoce alcune frasi incomprensibili, mentre armeggiava distrattamente con un contenitore da cui fuoriusciva uno strano fumo nero.

- Mamma, non dirmi che sono morta in questo modo così stupido perché non ci credo.
La donna direzionò velocemente la testa verso di lei, lasciando cadere il contenitore, da cui cominciò ad uscire un denso liquido dal colore rosso scarlatto.
Anche attraverso il velo la ragazza riusciva a sentire lo sguardo della madre che la osservava con attenzione.
Sin da bambina aveva trovato la madre molto inquietante, col tempo ci aveva fatto l'abitudine, ma quando si ritrovava al suo cospetto sentiva sempre un nodo formarsi nella gola, che le mozzava il respiro.

Sua madre era imprevedibile.

- Mi sento offesa da te, Abigail. Nonostante io ti avessi avvertita tu, testarda di una mocciosa, non mi hai ascoltata!

-Ma, madre, come potevo immaginare che la tua predizione fosse così imminente!

-Ancora non hai visto nulla, Abigail. C'è qualcosa di molto peggio che ti aspetta, quelle creature erano solo l'inizio al disastro- sentenziò la Dea, avvicinando, lentamente, il volto velato al viso della figlia.

-Quindi sono ancora viva?- chiese Abigail, speranzosa.

-Ovviamente sì. Non avrei permesso che ti uccidessero- era la prima cosa dolce che la madre le avesse detto dopo mesi. -Però, se tu fossi disgraziatamente morta e io non avessi fatto in tempo a salvarti, avrei chiesto ad Hades di darti una bella camera qui, così mi potresti aiutare con le commissioni !- ed eccola, la solita madre di sempre.

- Mamma.

-...poi il tuo fidanzato è suo figlio, potrebbe mettere una buona parola per te, cioè, per il tuo fantasma- continuò Hecate, persa nel suo ragionamento, senza dare ascolto alla figlia.

- MAMMA!

-Che seccatura, cosa vuoi?

-Posso tornare dagli altri miei compagni?
La Dea sembrò come ridestarsi. Afferrò il polso di sua figlia, rivelando la sua mano ossuta.
Abigail rimaneva sempre nauseato quando la vedeva in quella forma.

- Aspetta figlia mia, ti ho convocata qui per dirti una cosa molto importante.
Hai ancora l'amuleto che ti ho dato?- la Dea parlò quasi sussurrando, irrigidendo il corpo.

- Sì madre, ancora non l'ho usato.

-Sta per arrivare qualcosa di terribile Abby, qualcosa che nessuno di voi immagina. È tornato, più forte di prima, per chiedere vendetta. Vuole la testa di tutti i semidei del campo, specialmente quella di Percy Jackson. Dovete dirlo a Chirone prima possibile, o sarà troppo tardi.
Ricorda le mie parole, bambina, la maledizione tornerà ancora.

La ragazza rimaneva sempre confusa dalle rivelazioni di sua madre.
Era sempre così, la solita storia: i genitori divini affidavano compiti ai figli e si aspettavano che, come per magia, riuscissero a risolvere ogni problema, qualche volta lasciandoci anche le penne. A loro cosa importava tanto, avevano procreato figli semidivini solo per lasciarli risolvere i loro casini.

- Mamma, non riesco a seguirti, potresti essere più chiara?

La donna sembrò risvegliarsi da un sogno e cominciò a picchiettare allegramente sulla mano della figlia.

- Scusami tesorino, non ricordo di aver detto qualcosa, questa puzza di morte mi rende strana.

"Come se fosse solo la puzza di morte a farlo".

-Ora è meglio che tu vada, i tuoi amici ti stanno chiamando da un po' e le loro voci mi stanno facendo venire il mal di testa. A presto amorino, ti voglio bene.

"Certo mamma. Tu e il tuo maledetto disturbo di personalità multipla!".

•In the name of Gods•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora