Capitolo 7

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Françoise.

Portandosi una mano davanti alla bocca uscì dall'aeroporto sbadigliando, tirandosi dietro la valigia. Era caduta in un sonno profondo, ma tormentato, e in quel momento stava cercando di camminare decentemente/trascinare la valigia senza farla cadere/cercare un taxi disposto a portarla all'hotel più vicino al centro ma che non chiedesse una barca di soldi.

Ne vide uno con un autista pelato, occupato a leggere la copia del giorno de Le Monde. Bussò due volte al finestrino e quando catturò l'attenzione dell'uomo indicò la valigia. Con un sorriso lui pigiò un pulsante e la ragazza mise con uno sbuffo esausto la valigia nel portabagagli.
Salendo, salutò l'uomo.

« Potrebbe portarmi agli Champs Élisés per favore, monsieur? » disse, con un sorriso, e partirono sgommando.



Sylvie.

Scese dalla sua macchina, e sbattendo con forse troppa irruenza lo sportello, mise svogliatamente le chiavi nella borsa nera e si sedette al tavolino di un bar, socchiudendo gli occhi per la forte luce del sole. Mancava mezz'ora e poi sarebbe salita su nel suo ufficio, uno fra tanti, in una delle palazzine degli uffici legali agli Champs Elisés. Per cui decise di sedersi e prendere il secondo di una futura, lunga fila di caffè che la aspettavano il resto della giornata.
Si infilò gli occhiali da sole, e lanciò un'occhiata alla gente che, già dalle 9 del mattino andava avanti e indietro nella via principale di Parigi. La brezza leggera, primaverile, e il sole marzolino avevano scacciato le nuvole scure e gonfie che pochi giorni prima minacciavano un vero e proprio temporale.
A Sylvie non piaceva quel clima. Preferiva l'inverno, starsene rintanata in casa con il suo gatto e una tisana mentre lavorava da casa.
A Sylvie, per la verità, non piaceva nemmeno Parigi. Si era trasferita dalla sua tranquilla cittadina del sud, Aix-en-Provence, per la caotica e romantica Parigi. Che per la verità, di romantico non aveva assolutamente niente.
Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca della giacca e se ne accese una, aspirando profondamente. Chiuse gli occhi, cercando di estraniarsi dai clacson, dai rumori della città, da tutto quel caos che la donna non sopportava.
Finì in due sorsi il caffè, e lasciando i soldi sul tavolino uscì dalla porta esterna del bar. Si massaggiò il collo, bloccato dalle sue scomode posizioni quando dormiva, e si avviò verso l'altra parte della strada, facendo per attraversare, con un grande sbadiglio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 02, 2019 ⏰

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