Un riflesso sul vetro del monitor, fugace: due piccoli occhi neri fissi su Dante.
Allucinazione dettata dal pensiero che torna ad una notizia del TG o un semplice riflesso?
La saracinesca è abbassata e la finestra della camera è chiusa come chiusa è la porta del bagno e quella che dà nel salottino.
La webcam è posta sopra il monitor; sulla sinistra la stampante spenta e muta a fianco del PC. Più in là il raccoglitore dei CD: una pila alta come un uomo, illuminata dalla luce bianca che lo schermo riversa nell'intera stanza e che si perde, nel buio, in fondo ad essa.
La mano di Dante stringe per un attimo il mouse e la freccia, rossa, si muove sullo schermo.
Sulla destra il profilo dell'appendiabiti, carico di indumenti ingobbiti. Poi la cassettiera e, sopra, uno specchio che riflette parte della stanza al cui interno lo specchio che riflette ancora se stesso, all'infinito... La luce dello schermo, infine, illumina appena il letto addossato alla parete. Il letto è sfatto perché non è abitudine di Dante rifarlo: lasciarlo arieggiare uccide gli acari. Il lenzuolo bianco spicca nell'oscurità, adagiato come una bandiera ammainata, inanimato come uno spettro immobile e dalla forma vagamente umanoide... O forse è solo la spiccata fantasia sferzata dalle redini della momentanea inquietudine?
Una piccola scossa che si origina da sotto i piedi di Dante, gli arriva dritta alla testa causandogli un momentaneo squilibrio.
Dante si alza allarmato, lo squilibrio passa lasciando come strascico un senso di ebbrezza. Dante, però, non ha ancora bevuto alcol, sono le due del pomeriggio.
Può l'inquietudine generare allucinazioni del genere?
Dante si alza di scatto dalla sedia; le rotelle scivolano sul pavimento con un rumore sordo e la sedia sbatte contro il letto. Con una mano afferra la maglietta ai piedi del letto mentre con l'altra gira la maniglia della porta e, finalmente, la luce del giorno si palesa agli occhi del ragazzo inondandolo come acqua che lavi via le impurità.
La finestra del salottino, che dà sul piccolo terrazzo, mostra un panorama urbano fatto di palazzoni dall'anonimo colore grigio che contrasta con il verde acceso delle aiuole ai bordi dei marciapiedi. Poi ancora il grigio, spruzzato di bianco, delle strade che formano un dedalo attorno ai palazzoni del quartiere popolare.
Dante si volta verso la porta d'ingresso, sita alla sua sinistra. Prende le chiavi da un gancio a fianco dello stipite: l'etichetta agganciata al portachiavi riporta "6B", il numero dell'appartamento. Dopo essere uscito di casa, lanciandosi un'occhiata alle spalle, chiude a chiave. La porta, di un legno verniciato di marrone chiaro, non è blindata ma, del resto, Dante non possiede oggetti di grande valore.
Il corridoio del piano è deserto perché, a quell'ora, le persone sono al lavoro e gli anziani che abitano lì sono a letto per almeno un'altra oretta. Solo alcune piante finte, impolverate, decorano il corridoio.
La suola di gomma delle scarpe stride a contatto con le piastrelle in ceramica del pavimento. L'eco accompagna i passi di Dante che prende le scale e ne scende i gradini a due a due. Un ultimo paio di gradini e la mano va al pulsante di apertura del portoncino la cui serratura scatta in modo secco, meccanico.
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Riflessi
General Fiction"Un riflesso sul vetro del monitor, fugace: due piccoli occhi neri fissi su Dante. Allucinazione dettata dal pensiero che torna alla notizia degli omicidi seriali o un semplice riflesso? Può l'inquietudine generare allucinazioni del genere?" Dante...