Mare

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Il mare era lì sotto di lui.

Aveva un scheggia sul piede, quel pontile era vecchio e pericolante e le scarpe avrebbe dovuto toglierle ora, non prima.

Nelle mani teneva un masso pesante, al collo un cappio collegato.

«È davvero necessario?» pensava «Come ho fatto ad arrivare a questo?».

Pensava alla sua vita. Come, perché, quando? Troppe domande e troppe risposte.

La morte dei genitori era stata la prima, grande, inaspettata brutta notizia. Aveva fatto male per un po' di tempo, poi era riuscito a superarla.

Poi la sua ragazza l'aveva lasciato portandosi via il bambino che avevano avuto. Diceva che era diverso, che stava cambiando, che era meglio stare da soli per un po'.
Erano passati prima mesi, poi anni (due, per l'esattezza), ma di loro nessuna traccia. La sua unica, grande ragione di vita, l'ultima cosa a cui poteva aggrapparsi dopo tutto, se n'era andata. E aveva cercato di superare anche questa, ma era stato difficile, e stava già cedendo.

E poi perse il lavoro. Arrivava tardi tutti i giorni, spesso ubriaco, e non faceva nulla.

Non aveva nemmeno più amici. Se n'erano andati, quei bastardi, avevano paura. Paura di aiutare.

E adesso era solo.

Si asciugò una lacrima e guardò sotto.

Sì, era la cosa giusta da fare.

Così lasciò il sasso, e il mare si prese il suo corpo, e la morte la sua anima.


Sono tornata (dopo anni) ed ecco una nuova bella nuova storiella.
Fatemi sapere cosa ne pensate!✨

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