Levi lo aveva perso. Eren era stato inghiottito dalla folla. Anche stavolta non era riuscito a ritrovarlo. Era seduto accanto ad una finestra dell'istituto, in un corridoio accanto alle aule di musica. Levi guardava fuori dalla finestra con sguardo perso. La neve fioccava candida, ormai un soffice tappeto ricopriva il terreno nel giardino della scuola. Aveva deciso di saltare l'ora di fisica, aveva bisogno di silenzio per pensare. Dall'aula accanto suonava una nenia straziante. E mentre il violino suonava sempre più veloce, la neve precipitava sempre più fitta, come le lacrime dell'innamorato che guardava aldilà del vetro. Non si era neppure accorto del mare in tempesta formatosi sotto di lui. Aveva pianto così tante volte che ormai le lacrime avevano scavato un cammino sulle sue guance. Laddove prima posavano le mani del suo Eren, ora fiumi impetuosi bagnavano i sorrisi, oramai salati e dolorosi. Negli anni l'uomo aveva imparato ad osservare, ad amare e ad odiare, e anche a cambiare idea. La cosa che più amava era lui. Era il suo Eren. Di cose che odiava ce ne erano tante. Ma, in quel momento, disprezzava chi non piangeva mai. Nella sua prima vita, considerava il piangere una cosa disonorevole. Ma con lo scorrere del tempo, aveva compreso che le lacrime sono il fuoco della vita. Quando si è disperati si piange, quando si è felici si piange, quando si è arrabbiati, impauriti, innamorati. Sempre si piange. Levi odiava chi non piangeva per orgoglio, chi credeva che, esternando i propri sentimenti, sarebbe sembrato più forte. Ma un uomo che non piange è un uomo che non comprende, un uomo che non piange non è umano. Perché a volte piangere è la sola cosa che rimane, perché piangere ti fa star bene. È inutile cercare di non darle a vedere, se le ricacci indietro, le lacrime troveranno un modo per uscire. Levi amava piangere, era la sola cosa che gli restava insieme alla speranza.
"Sai capitano... la neve mi sembra così bella!"
"Moccioso se non hai niente da dire allora taci."
"I fiocchi cadono da soli, eppure formano insieme un grande manto candido e puro."
"..."
"E poi è così soffice. Sono sicuro che potrei scivolarci dentro e perdermi nel suo bagliore"
"Noioso"
"Dici?"
"Io invece ho sempre disprezzato la neve, mi sembra come quelle persone false che ti parlano alle spalle, quando si parla della neve si pensa a qualcosa di soffice e confortante, eppure, appena la tocchi la prima volta, ti accorgi che non è come ti aspettavi, che al tatto è ruvida e spesso è dura e compatta, poi la gente la calpesta e passa avanti. Fino a quando questa non sparisce"
"Wow Heichou, di certo non è un pensiero ottimista"
"Tch"
"Comunque non è vero del tutto, quante volte capita di farti idee sbagliate sulle persone? Però hai ragione, la neve è una bestia vendicativa, ma non sparisce. La neve è eterna. La gente la pesta, la tira sui propri simili e troppo spesso la odia. Ma la neve non finisce mai. La neve che noi pestiamo senza ritegno diventa acqua, ed è l'acqua che noi amiamo e necessitiamo."La neve era eterna proprio come lui.
In duemila anni, Levi aveva imparato a cambiare idea.
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Il colore dei ricordi
Fanfiction"Sono duemila anni che ti cerco, duemila anni che bramo le tue labbra, il tuo sorriso, duemila anni che ti amo. Duemila anni da quando siamo morti." Come un fantasma, l'amore di una vita passata, perseguita Eren e Levi, in una dolce agonia (La mort...