Come il cielo

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Levi si lasciò cadere a terra. Era nel giardino dell'istituto. Era pomeriggio, verso le tre. La neve era fredda contro il suo corpo. Ma ma lui se ne fregava. Si stava inzuppando stando così disteso. Ma lui se ne fregava. Ora le lacrime non uscivano. Erano rimaste ghiacciate sotto le palpebre. Ad intervalli irregolari una nuvoletta bianca usciva dalle sue labbra socchiuse. Sopra di lui la volta era sgombra da nuvole o neve. Era di un azzurro accecante. Impossibile. Il timido sole era nascosto da qualche parte, quasi non volesse interferire la visione di quel cielo mozzafiato.
E Levi voleva piangere. Ma non riusciva. Voleva crederci. Ma non ci riusciva. Aveva sempre odiato essere eterno. Avrebbe tanto desiderato morire per sempre. Eppure non poteva. Maledizione. Ma sapere che quel cielo era lo stesso. Che duemila anni fa lui ed Eren lo osservavano insieme dal wall Rose. Sapere che era anche lui eterno. Lo sollevava. Quasi fosse il suo unico alleato. Quel cielo azzurro.

Il colore dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora