Capitolo 6 Andrew

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'Il Colonello Andrew Tyler? Dovrebbe essere qui, al pronto soccorso!' Steve lo chiese, col fiatone. Si era rivestito, a velocità supersonica, aveva preso la moto, bruciando tutti i semafori e all'entrata dell'ospedale, aveva corso fino al desk dell'accettazione. Zero ragionamenti, stavolta. L'aveva fatto e basta.

'Lei sarebbe? Un parente?' chiese l'infermiere.

'Sarebbe quello che tratta le donne come spazzatura. Il Capitan America dei puttanieri...' concluse, con ironia, una collega più anziana, limitrofa, che guardava il terminale di fronte a sé.

Maledetti giornalisti...pensò lui. Stavolta poteva essere un vantaggio. 'Sono il genero! Cioè, non ancora. Sono il fidanzato della figlia. Non avete visto le nostre foto sui tabloid?'.

'Sì, bello, abbiamo avuto questo piacere, corna comprese...' quella lo prese in giro.

'La scongiuro, la mia ragazza è da sola e suo papà sta davvero male...' una mezza bugia ed una mezza verità.

Era tanto accorato che si impietosì, ed a bassa voce, gli borbottò 'Quarto piano, stanza 409!'.

Rogers si allontanò, verso le scale, così inquieto, da non poter attendere l'ascensore.

Arrivato alla porta della camera, aperta, si bloccò, in difficoltà. L'aveva intravista, in piedi accanto al letto, suo padre rialzato su diversi cuscini e parecchio provato, rispetto alla volta in cui si erano incontrati.

Fu il Colonello ad incrociarne lo sguardo ed a fargli cenno di entrare. Lui tentennò e non mosse un passo.

'C'è Steve!' mormorò alla figlia che, attonita, si voltò 'Maledizione, cosa è venuto a fare?'.

'Certo, non a tenermi la mano; avete litigato?'.

'Più o meno...' che poteva raccontargli? Del biliardo? Del sesso?

'Fallo accomodare...'.

'Meglio di no!'.

'Vedo molto bene, alla mia età, ho sempre dieci decimi da lontano: ha al polso il mio Breitling, se non mi sbaglio ed è la seconda volta che si presenta, in un momento di difficoltà. Non ti dice niente questo? Per piacere, fallo passare, non ho la forza a discuterne' Era cinereo.

Non volle contraddirlo e guardò il Capitano, con fare condiscendente.

Lui si avvicinò 'Colonello...Come va?' di meglio, non gli era uscito.

'Tengo duro...'.

'Il paziente deve riposare' il suo medico, sopraggiunto un attimo dopo, li invitò a lasciarlo.

Loro lo seguirono. 'Mi dispiace Rafflesia...Non so come dirtelo, manca poco' il dottore la informò di ciò che non avrebbe mai voluto sentire. Si era preparata. Evidentemente, non abbastanza. Fece un passo indietro, urtando il braccio del collega, che la tenne stretta.

'Quanto tempo gli rimane?' tentò di essere razionale.

'Qualche giorno, forse qualche settimana. Ti consiglio di non allontanarti troppo. Faremo di tutto, per farlo soffrire il meno possibile. Lui lo sa già' terminò ed andò via.

La ragazza abbassò il viso, iniziando a tremare. Rogers l'abbracciò e l'accompagnò a sedere, in sala d'attesa. Lo fece fare, affranta, ammettendo con sé stessa che la sua presenza le era particolarmente gradita e consolatoria, nonostante la stranissima notte appena trascorsa. Vide la luce del sole che si levava 'È l'alba, Steve!' gli sussurrò, angustiata.

***

Steve non l'aveva lasciata un attimo. Dalla mattina in cui si era presentato all'ospedale, le era stato appiccicato.

Il figlio degli Avengers (L'amore di Steve Rogers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora