Arrivato sotto casa sua, si augurò fosse puntuale, come richiesto da Tony. Era già lì, e lo aspettava, all'interno del portone del palazzo.
Beh, meno male...le sue sgallettate lo facevano attendere per ore, a volte, ed era snervante.
Scese dall'auto, per farla accomodare e salutarla. Gli venne incontro, seria, un vestito di seta ed organza rosso scuro, con delle bretelline, scollato sulla schiena, la stoffa leggera della gonna che si apriva, lateralmente, come un fiore che sbocciava, i sandali altissimi scuri; un trucco impalpabile e sofisticato, i capelli sistemati sulla nuca, con delle mollettine ricoperte di strass, nessun gioiello tranne l'orologio di foggia maschile ed una piccola pochette a forma di bustina. Semplice, elegante e raffinata! Proprio una meraviglia; non era abituato a donne di quel genere!
'Ciao' le aprì lo sportello e lei salì.
'Buonasera, Capitano'.
'Steve, per favore...si era detto niente gradi' la pregò.
'Sì, tu però sei Capitan America' lo redarguì, ridendo.
'Appunto, non ricordarmelo!'.
'Steve, allora; mi spiace che Tony ci abbia incastrato in questa specie di assurdo appuntamento. C'è qualcosa che devo sapere?'.
'Ho il divieto assoluto di provarci con le dipendenti dell'Agenzia e le colleghe. Quindi, obbligandomi a presentarmi con te, è sicuro che stasera non combinerò i miei soliti guai. Devo scusarmi io, non tu, per questo coinvolgimento' era stato sincero.
'Ci sono stati dei problemi, in passato?'.
'Tendo a mettermi nei casini, da un po' di tempo a questa parte. Cerco di divertirmi il più possibile e di godermi la vita, come piace a me. I miei amici non condividono le scelte che ho fatto nell'ultimo periodo'.
'A volte capita. L'importante è che sia soddisfatto, contento! Lo sei?'.
Titubò 'Penso di sì'. Era graziosissima e gentile. Aveva al polso sinistro un orologio, da pilota, poco confacente all'abbigliamento tanto elegante obbligatorio per la serata. Lo incuriosì...
Caspita, non le aveva nemmeno portato nulla, di solito non si presentava a mani vuote. Ebbe un desiderio. Bussò al vetro divisorio della limousine e quando l'autista lo abbassò, gli chiese di fermarsi, un paio di isolati più avanti.
Scese al volo 'Aspettami, torno subito!'.
Lo vide sparire in un minuto, nel suo smoking scuro; le parve in un negozio di fiori. Rifletté, nel frattempo. Doveva ammetterlo, era l'uomo più attraente che avesse incontrato. Un bel corpo, ed un bel viso. Gli occhi azzurri, luminosi. I capelli castani chiari, leggermente lunghi. Il candido sorriso e la barba gli donavano un'aria molto sexy. La cosa che le piaceva di più era il suo aspetto da bravo ragazzo. Quello della porta accanto, quello da sposare. Non le erano mai interessati gli stronzi, i tormentati. Tuttavia, ciò che aveva letto e sentito su di lui corrispondeva alla persona che si era ritrovata davanti, almeno in parte; comunque era come voleva mostrarsi agli occhi del mondo, un dongiovanni alla ricerca continua di sesso occasionale.
Tra un pensiero e l'altro, lo vide ritornare e sedersi accanto, una scatolina di plastica trasparente fra le mani. 'Ecco, è per te!' le porse l'astuccio, che conteneva un nastrino da polso, rosso scuro, dello stesso colore del suo vestito, con sopra due rose bianche intrecciate. Faceva molto ballo dell'ultimo anno del liceo. Tuttavia, era veramente delizioso e romantico.
Lo tolse dalla scatola e lo indossò 'Grazie, è splendido, adoro le rose bianche! Non dovevi!'.
Certo di aver colto nel segno, controbatté 'Volevo, però! Mi faceva piacere, sul serio'.
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Il figlio degli Avengers (L'amore di Steve Rogers)
Fanfiction'Colui che genera un figlio non è ancora un padre, un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno'. Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, 1879 A seguito della vittoria su Thanos, il Capitano Rogers, ritornato incolume, è profondamente...