Capitolo 10 Un solo padre

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Non era stata colpa di nessuno. E forse di tutti. Rafflesia aveva effettuato il volo, mostrando i nuovi strumenti che avrebbero utilizzato da lì in avanti sull'aereo e fornito dettagliate spiegazioni.

I colleghi, di ottimo umore, erano quasi stucchevoli con lei. Carini, ai massimi. Banner, soprattutto.

Steve non li reggeva più, li stava cominciando a detestare. Scendendo dalla scaletta, la Tyler prima, per galanteria, si era trovato a tu per tu con Bruce, che ciarlava della cena cinese.

'Basta, smettila!' gli aveva gridato, con tutto il fiato che aveva.

'Perché ti alteri? Abbiamo mangiato, null'altro' il collega lo provocò, rispondendo a tono.

Il Tenente, apparentemente ignara dei progetti rappacificatori degli Avengers, percepita una forte tensione, si voltò, di scatto 'Vi prego, non discutete, non ce n'è motivo'. In quel momento, mise male il piede destro, e scivolò verso il basso, senza riuscire a tenersi al corrimano laterale...cadde a terra e ruzzolò su sé stessa, fino al pavimento, tentando di proteggere il pancione con le mani. Si fermò, immobile, supina, alla base dell'aereo, non un grido, priva di conoscenza.

Il Capitano, atterrito a quella vista, ritrovò immediatamente la lucidità. Si precipitò da lei e la prese in braccio, correndo verso l'uscita della base; gli altri lo seguirono, a ruota.

Si era ricordato che la limousine di Stark era sempre pronta, ad attenderlo, nel parcheggio e ci si fiondò, la portiera aperta da Bucky, che lo aveva raggiunto. Entrò e si sedette, la donna sempre stretta fra le braccia ed i colleghi accanto a lui.

'All'ospedale più vicino e di corsa!' gridò all'autista.

'Al Policlinico, allora' gli rispose quello.

'Steve...' mormorò la Tyler, aprendo gli occhi 'lì no, ci è morto mio padre...'.

'E' il più vicino, puledrina, andrà tutto bene, stai tranquilla' se la accostò il più possibile, tentando di non farle male, lei tremava come una foglia.

Barnes alzò lo sguardo, trattenendo una risatina.

'Mi dispiace tanto, è stata colpa mia!' Bruce si rammaricò.

'No, solo mia, come al solito...' Rogers fu lapidario e pose fine a qualsiasi chiacchiera, fino all'arrivo al pronto soccorso, dove fu costretto a lasciare la ragazza ai medici che dovevano visitarla.

Si sedettero, in attesa.

Tony e Thor presero caffè, per tutti. Per il Capitano una camomilla, era isterico e non riusciva a calmarsi.

Provò Buck 'E' carino puledrina, come ti è venuto in mente?' Lo prese in giro.

'E' personale, una cosa nostra...non mi va di dirtelo!' l'altro ridacchiò.

'Forse dovremmo andare a casa di Rafflesia a prenderle un cambio' Sam li interruppe 'Chi ha la copia delle chiavi che ci ha fatto?'.

'Io' Banner alzò la mano 'ieri ero andato ad aiutarla, ad aprire gli scatoloni'.

'Che scatoloni?' Steve si incuriosì.

'Non lo sai, figuriamoci, nemmeno le hai rivolto più la parola. Si è trasferita nell'appartamento di suo padre, da qualche giorno. Lì c'è tutto lo spazio che serve per il bambino. Lo sta sistemando e le stiamo dando una mano, sia per il trasloco, sia per gli oggetti del Colonnello. Facciamo a turno' Stark si intromise.

Abbassò la testa...avrebbe dovuto esserci lui, al loro posto!

'Il padre del piccolo può entrare' dalla sala emergenza uscì un'infermiera.

Il figlio degli Avengers (L'amore di Steve Rogers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora