8. Terra, oggi

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Dopo la scuola decisi di correre subito in biblioteca. Volevo arrivare prima di zia, in modo da poter riuscire a sbirciare all'ultimo piano.
Mi dileguai velocemente vicino alle scale, non potevo rischiare di essere scoperta. Avevo con me una felpa con cappuccio, me lo misi nascondendo così il viso. Mi accertai che non ci fosse nessuno nei paraggi e corsi su, scalino dopo scalino, più veloce che potevo.
Arrivai nel settimo piano sfinita, stanca, col fiatone che non mi faceva quasi respirare. Mi fermai un attimo, inchinandomi avanti, con le mani appoggiate sulle gambe leggermente piegate. Tentai di riprendere fiato. Mi guardavo intorno, alla ricerca di quei libri. Più o meno ricordavo dove li avevano messi, ma stranamente, oggi sembrava tutto diverso.
Era tutto buio, come se non aspettassero nessuna visita in questo piano. Guardando meglio mi accorsi di molte cose che ieri non avevo notato. Le ragnatele tra uno scaffale e l'altro facevano da ghirlande, mentre la polvere, dava quel tocco di trasandato e vecchio. Le librerie erano di legno scuro, ogni tanto si udiva qualche scricchiolio, qualche tarlo forse. C'erano molti libri posizionati discretamente bene. Io però li avrei messi meglio e ben allineati negli appositi ripiani. Lo so, forse sono un pò troppo pignola, ma mi piace vederli in ordine.
I libri apparivano tutti uguali, scuri, apparentemente nuovi ma allo stesso tempo, guardandoli bene si notava che erano sciupati, usati. Ne presi uno e aprendolo notai pergamene sporgenti. Qualcuno aveva tagliato alcune pagine, altre mancavano proprio. "Ancora pagine bianche. Qua non c'è niente", continuavo a pensare. Era assurdo. Un piano apposta per libri che non avevano alcun senso? C'era qualcosa di strano e questo era più che evidente.

Sentii l'ascensore muoversi, qualcuno stava salendo, forse qua. Sgattaiolai giù per le scale, tanto era più che evidente che non avrei mai trovato niente. Mi fermai al penultimo piano, il sesto. Anche qua non c'era nessuno infatti le luci erano spente. Non so perchè ma in questi ultimi due piani non ci saliva mai nessuno. Soltanto una volta, un uomo, anche con una certa età. Lo ricordo perchè portava uno strano cappotto, che più che un cappotto sembrava proprio un mantello. Sembrava uscito dal medioevo. Ma il mio ricordo è un pò vecchio, ero solo una bambina ed ero venuta qua con mia zia. Effettivamente ho molti ricordi strani, ora che ci penso, come il flashback di ieri sera. Mica una coincidenza che ci sia sempre zia di mezzo? L'idea iniziava a spaventarmi sempre di più. Più ci pensavo e più tutto assumeva una strana piega, buia, oscura, contorta, come se qualcuno fosse entrato nella mia mente e avesse mescolato tutto con un cucchiaio. "Cavolo, e se fosse davvero un mostro zia?" I miei pensieri diventavano sempre più strani. Non riuscivo più a capire e distinguere la realtà dalle mie fantasie. 

L'ascensore arrivò al setimo piano. Mi avventurai piano piano lungo la rampa di scale e andai a vedere chi era. 

-Sbrighiamoci Smoth, nessuno si deve accorgere della nostra presenza. 

Era un uomo, forse, con uno strano animaletto che lo seguiva come un cagnolino. L'ascensore si aprì.

-Finalmente Ester, noi siamo qua già da quasi un minuto. 

Zia uscì dall'ascensore, con in mano lo stesso cappotto di ieri.

-Non c'è bisogno di scaldarvi tanto Olan, faremo in fretta. 

E voltandosi verso il piccolo animaletto gli sorrise e gli grattò il mento. -Ciao piccolo Smoth.

"Mia zia era senza alcun dubbio un mostro! Questi son tutti dei mostri!" Nella mia testa un sacco di pensieri si scontravano l'uno con l'altro, facendomi perdere la mia razionalità. 

-Eccolo, è stata dura tenerlo nascosto sapete? Dite al consiglio dei Dieci che non ci sarà una prossima volta. Ho avvertito troppe presenze negative da quando me lo avete consegnato. 

Prese un piccolo scrigno di legno da sotto il cappotto, donandolo allo strano signore. L'animaletto fissava il tutto come se fosse una piccola telecamera. 

L'anello di Olan si illuminò. Due parole in una strana lingua e lo scrigno si aprì. Una luce abbagliante invase la stanza. Io quasi non vedevo più. Mi strofinai gli occhi e il mio respiro si fece un pò pesante. Presto sarei caduta dalle scale, ma invece riuscii ad aprirli un pò, il tanto per riuscire a vedere che il piccolo Smoth stava guardando nella mia direzione. Fece un paio di passi fiutando l'aria. "Cavolo, mi ha scoperto", pensai, scendendo lentamente un paio di gradini. Non so cosa potrebbero farmi se si dovessero accorgere della mia presenza.

Zia Ester tirò fuori dallo scrigno una strana pietra, quasi sembrava un ciondolo, ma da quaggiù la mia visuale era limitata. 

-Molto bene, la consegnerò personalmente al grande Mickaele, oggi stesso. Sei stata molto brava a non farti scoprire, sapevamo che eri la persona giusta.

-Come sapevate anche che ho una fata da proteggere. Gli rispose, rimettendo dentro lo scrigno lo strano oggetto magico.

Mickaele lo avvolse in un angolo del suo mantello, coprendolo. -Sappiamo che stai eseguendo al meglio il tuo compito, se abbiamo scelto te è perchè ci fidiamo. Ora dobbiamo andare, il consiglio attende mie notizie. Vieni Smoth.

Il piccolo essere distolse lo sguardo verso il padrone, dimenticandosi di me. Li vidi attraversare la parete di pietre come se non ci fosse. "Ma come diavolo è possibile!?". Mi girai verso la rampa di scale, sbalordita. Incurante di far rumore con i miei passi, scesi giù, fino all'ultimo piano. I miei occhi erano spalancati, persi in quelle immagini e la mia bocca a stento riuscivo a tenerla chiusa. Ciò che vidi non era assolutamente normale. 

Appena mi ripresi un attimo mi accorsi di avere davanti zia Ester che mi fissava con aria seria. "Oh no, si è accorta di me", demoralizzata mi avvicinai a lei. Avevo intenzione di dirle qualcosa, dirle che non avevo visto niente o che non avrei raccontato niente a nessuno, ma invece non ne ebbi il tempo. Tirò fuori la bacchetta e me la poggiò sulla fronte.

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