La luna illuminava la mia stanza da letto, così bianca e pura che la preferivo al sole, mi faceva compagnia in quelle notti in cui non riuscivo a prendere sonno.
Scesi dal letto e mi diressi verso il balcone, sentendo nell'aria il profumo delle rose.
Delicate, pericolose con le spine, ma pur sempre bellissime.
Mi scostai i capelli corvini dal volto lisciandoli tra le dita.
Ero cresciuta in quella casa, in quella stanza da sempre, con mio padre e mia madre. Non ero prigioniera di quella casa ma, a modo mio, mi sentivo più sicura dentro le sue mura.
Sentii il bussare della porta e un attimo dopo che dissi «Avanti» , il capo della guardie, entrò e disse con la sua solita voce morbida e calma «La villa è sicura, nessun pericolo. I suoi genitori desiderano vederla» detto questo Ian aspettò che mi fossi messa una vestaglia e mi precedette nel corridoio.
Ian era sempre stato bellissimo, come tutti loro. Sapevo dell'esistenza dei vampiri da quando ero nata, ovviamente, e sebbene mia madre mi avesse data alla luce da umana il sangue di mio padre mi aveva dato la bellezza, l'eleganza e l'immortalità comuni dei vampiri. Io ero un'eccezione e perciò tutti mi volevano, non volevamo me però, volevano l'ibrido che era in me.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi che eravamo arrivati di fronte all'imponente porta di legno della sala, fino a quando Ian non la spalancò.
Subito vidi mio padre, Liam, seduto sul divano ad accarezzare amorevolmente la guancia pallida di mia madre, Annabelle. Dopo l'estenuante parto mia madre era stata trasformata da mio padre per poter stare insieme per sempre.
Si accorsero della mia presenza e con un ultimo sorriso si staccarono.
«Juliette, tesoro, siediti sulla poltrona per favore» disse mio padre con voce dolce.
Avevo lo stesso colore dei suoi occhi, blu come la notte, ma i capelli non del biondo che aveva lui bensì il corvino dei capelli di mia madre. Mi sedetti dove mi aveva chiesto e aspettai.
Mia madre prese parola «Tuo padre ed io crediamo che sia venuto il momento che frequenti l'ultimo anno di scuola studiando fra i tuoi coetanei e non più a casa. La 'Night Accademy' è molto rinomata e inoltre tua padre ha finito lì gli studi» si tirò giù la manica della maglietta viola e continuò «Che cosa ne pensi? Ovviamente avrai tutta la protezione che ti serve» notai che erano un po' nervosi, sicuramente temevano un mio rifiuto.
Feci un respiro profondo dicendo «Ho sempre desiderato andare in una scuola vera, spero solo di adattarmi bene, quindi vorrei che non mi accompagnasse nessuno delle guardie dentro la scuola.»
Mi guardarono un po' spiazzati dalla richiesta e sorridendo mio padre disse «Se è questo che desideri, ma ti farai accompagnare e venire a prendere da Fabian capito? Non vogliamo che succeda niente di spiacevole.»
Dopo il mio cenno positivo continuammo a parlare un po' di quello che mi sarei dovuta aspettare e poco dopo mi diressi in camera mia.
La scuola sarebbe cominciata circa fra due settimane e confesso che fui un po' agitata, tutti là si conoscevano da almeno quattro anni ed inoltre io ero l'eccezione. Normalmente i vampiri facevano figli solo se entrambi erano già vampiri giacchè il parto portava alla morte per un essere umano, ma mia madre, per miracolo, non era morta.
Io non ero completamente vampiro e speravo che ai miei futuri compagni non pesasse troppo.
Andai sul balcone e, sentendo un fruscio provenire dagli alberi, usai la vista potenziata dei vampiri.
Scorsi degli occhi dorati come l'oro guardarmi di rimando, erano occhi bellissimi e caldi come il sole. Sbattei le palpebre e un attimo dopo la figura che possedeva quelle meraviglie non c'era più.
Un po' delusa andai sulla mia scrivania e presi a disegnare quel poco che avevo scorto.
Non mi fermai nemmeno dopo il settimo disegno, quando ormai il sole schiariva la mia stanza.
Erano solo leggende quelle che dicevano che il sole era nocivo per i vampiri, al massimo ci scottavamo un po' a causa della nostra pelle pallida, ma vivevamo benissimo con il suo calore.
Il sole mi ricordò i suoi occhi in un flash improvviso e, molto velocemente, ne feci uno schizzo.
Ci ero andata molto vicino, questa volta, ma non erano ancora loro. Dovevo rivederli assolutamente, un senso di vuoto minacciava di possedermi al pensiero contrario.
Mi alzai stiracchiando le braccia e andai in bagno.
Dopo essermi spogliata, entrai nella spaziosa doccia, mentre un brano di Chopin vibrava nell'aria. Sorrisi.
Mio padre stava suonando per mia madre, il loro amore di compagni per la vita era indistruttibile, litigavano pochissimo se non per cose riguardanti la mia sicurezza.
Finita la doccia mi pettinai i capelli e dirigendomi nella cabina armadio presi un vestito morbido azzurro e lo abbinai con stivali e il bracciale di famiglia.
Un grosso sostegno d'argento faceva sfondo ad una rosa rossa ornata con le iniziali 'J.B.' che lo identificavano come mio.
Juliette Blacktorne, unica erede della potente famiglia che possedeva l'area est di New Orleans.
Mi piacevano molto le rose e apprezzavo molto il nostro stemma, sperai solo che i miei futuri compagni apprezzassero me allo stesso modo.
Uscii dalla porta con l'intento di andare a fare colazione quando mi resi conto che dovevo far vedere a mia madre la rosa che era sbocciata nel mio balcone. Entrai in camera per fotografarla quando sentii nell'aria un profumo di pino e bosco, corsi sul balcone e sulla rosa sbocciata intravidi una goccia di sangue cremisi e lo steso profumo più insistente.
Qualcuno era stato in camera mia, e quel qualcuno era un vampiro, forse il mio vampiro dagli occhi dorati.
Saltai giù dal balcone diretta nel bosco, sentendo che nell'oscurità, qualcuno mi guardava.
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Endless Love
VampireSospirai pesantemente alla sensazioni dei suoi baci che si spingevano verso il mio collo. Baci dolci, premesse di un esperienza oscura. Ethan appoggio la bocca sul mio collo e sentii i suoi denti allungarsi, fremendo dissi «P-puoi farlo. Fallo, lo...