Capitolo 7

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Il giorno dopo, quando mi svegliai, non trovai Ethan dov'era la sera prima, e un senso di inquietudine mi pervase tutta.
Era domenica e perciò feci tutto con molta calma. Finii i compiti e studiai quello che c'era da studiare, ripassando anche indietro.
Mentre ero seduta sulla scrivania, un tuono rimbombò nel cielo e andai indietro con la sedia per vedere meglio dalla finestra. Pioveva a dirotto.
Mi piaceva la pioggia, adoravo il suo suono durante la notte, il leggero picchiettio sul terreno era rilassante, per non dire fantastico.
Mi alzai e sciolsi la coda, muovendo i capelli con le dita, e uscì sul balcone.
Il sole non era ancora sceso del tutto ma creava quell'atmosfera perfetta, per disegnare un paesaggio.
Rientrai in camera e misi l'iPod dentro le casse, scelsi I'm not the only one di Sam Smith e mi sedetti su una sedia che era al riparo dalla pioggia, sotto la tettoia.
Incominciai tracciando linee astratte che man mano che andavo avanti mi soddisfacevano sempre di più, tuttavia il disegno mancava un po' di personalità, poiché la mia mente era sempre su un pensiero. O meglio, su una persona. Ethan.
Mi mancava la sua voce, la sua presenza. Tutto.
Ripensando a quanto successo in precedenza cercai di analizzare i miei sentimenti verso di lui. Ci ero affezionata, certo. Ma ero pronta per quello? Ero pronta per l'amore?
Continuai a domandarmelo per tutta la giornata che trascorse lenta e pacata.
* * *
Lunedì pioveva ancora, e incominciava anche a venire una temperatura più bassa del solito, perciò mi misi un maglione caldo color bordeaux e una giacchetta leggera.
Quando arrivai con Fabian a scuola, non c'era nessuno fuori in cortile, probabile che fossero tutti dentro al coperto. Scesi con calma e mentre camminavo cercai di schivare quante più pozze d'acqua potevo, per non bagnarmi le scarpe.
Entrai in classe che la maggior parte dei miei compagni era già dentro, che chiacchierava energicamente.
Mi sedetti al mio posto e guardai sconsolata il posto vuoto vicino al mio. Ti prego, ti prego vieni!
Volevo chiedergli perché se ne era andato e più di ogni altra cosa avevo bisogno di averlo vicino.
Un bisogno primitivo e fisico, oltre che emotivo e mentale. Era come se una forza esterna mi guidasse verso di lui, implacabile e determinata.
Quando ormai suonò la campanella della terza ora mi rassegnai a passare un altro giorno senza vederlo, e mi sentii strana, come se mancasse una parte di me. Affrontai le ultime ore di scuola in un stato parallelo alla realtà, come se fossi in modalità "pausa". Tornando a casa in macchina, vedevo sfrecciare macchine e piante velocemente, e apparivano tutte sfocate, ma ai miei occhi ancora piene di fascino.
Quando arrivammo a casa mi fiondai subito nella mia stanza, buttandomi di schiena sul letto e scalciando via le scarpe, che caddero con un tonfo poco lontano dal tappeto. Tirai su il cuscino e incominciai a leggere un libro di poesie sull'amore...e tutto tornava a lui. Non riuscivo a smettere di pensarlo e mi sentivo incoerente, poiché non avevo nessun diritto su di lui, a livello relazionale, e questa cosa mi rendeva confusa, una sensazione che odiavo.
Tirai giù i piedi dal letto e mi passai una mano fra i capelli, scompigliandoli tutti. Andai al piano di sotto e accertandomi che non vi era nessuno presi posto sullo sgabello del pianoforte e posando le mani sui tasti bianchi e neri, incominciai a suonare una melodia triste ma speranzosa e continuai a suonarla per il resto della giornata, provando diverse emozioni contrastanti nel cuore che, però, non mi davano pace.
* * *
Quando mi svegliai, il giorno dopo, ero stranamente in una situazione di ansia costante che non avevo mai provato.
Ci sarebbe stato?Mi avrebbe parlato? Dio, speravo di si.
Mi vestii in fretta e, fiondandomi in cucina, presi al volo un biscotto e dell'acqua andando poi verso l'ingresso, dove Fabian già mi stava aspettando. Quando scese giù, schioccai un bacio sulla guancia di mio padre, e salutai con la mano mia madre che era ancora sul primo gradino. Volevo arrivare presto a scuola per poter parlare con Ethan un po' da soli.
Rivolevo la nostra intimità.
Il tragitto verso la scuola mi parve infinito e altrettanto lungo fu quello dalla macchina alla classe. Vedevo la gente nei soliti gruppetti di amici e li superai in fretta, senza considerare cosa pensassero di me, che correvo a perdifiato verso la classe.
Arrivai ansimando e tutta la mia allegria sparì alla vista del banco vuoto vicino al mio.
Di solito lui arrivava a quell'ora, e non aveva mai ritardato. Incominciavo a preoccuparmi e quando mi sedetti al mio banco incominciai a scarabocchiare nervosamente con la penna su un foglio, in attesa.
Quando ormai avevo smesso di sperare che lui entrasse da quella porta, eccolo che apparve, in tutta la sua stazza e bellezza. Non mi degnò neanche di uno sguardo quando entrò e si sedette al suo posto con un atteggiamento svogliato e annoiato, come se non volesse essere li o qualcosa del genere.
La mia mente, intanto, era nel panico più assoluto, che cercava una soluzione o una risposta a quel comportamento. L'avevo forse fatto arrabbiare? Stavo diventando troppo pressante?
Stupivo me stessa con quei pensieri e poco importava che mi rendessi ridicola. Volevo soltanto che lui mi considerasse. Ne avevo il bisogno.
La lezione finì e io mi girai timidamente verso di lui, e rimasi tristemente sorpresa quando lo vidi che chiacchierava ridendo con un gruppo di ragazzi della nostra classe.
Appena il suo sguardo si posò su di me, il suo sorriso svanì all'istante e, sentendo indesiderata, andai in biblioteca e mi sedetti per terra, incrociando le gambe.
Chiusi gli occhi e cercai di svuotare la mente, tuttavia questa rimaneva sempre sintonizzata su una parola.
Perché?
Non avevo mai conosciuto quel lato di lui, così distante e, desideravo, dentro di me, che ritornasse il mio Ethan di sempre.
Ritornai in classe a passo lento e quando incrociai qualche sguardo sconosciuto, abbassai subito lo sguardo sentendo mi ridicola.
Entrai in classe e mi sedetti sulla sedia, sempre consapevole, che lui non c'era. Il professore continuò la sua lezione normalmente, come se non mancasse un alunno all'appello ed io, da parte mia, non prestai più di tanta attenzione alle spiegazioni, poiché in fondo, la scuola non mi interessava granché. Era lui, solo lui.
Uscii in fretta dall'aula e a passo svelto percorsi il cortile per raggiungere la macchina. Stavo per salire, quando passando per il parcheggio delle moto, vidi una ragazza e un ragazzo che si baciavano. Non ero sorpresa, molti di noi erano fidanzati, quello che però mi fece boccheggiare per lo shock fu, che il ragazzo in questione lo conoscevo.
Era Ethan. Con una ragazza.
E si stavano baciando.

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