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Dopo svariate foto mi alzo dalla sedia, per dirigermi nel mio camerino. Attraverso la sala e sono nel camerino. Il mio cagnolino, Poppy mi abbaia, saltando sul divano e scodinzolandomi felicemente. "Adorabile", penso. Continuo a girare per la stanza, in cerca di un qualsiasi vestito decente da indossare per la festa, alla fine opto per una maglia e un paio di leggins neri aderenti. Naturalmente delle scarpe nere col tacco chiuse, non posso certo mettermi delle scarpe da tennis. Mi trucco, uno strato pesante di matita e rossetto rosso. Giusto un po' di cipria e sono pronta. Prendo la borsa e mi dirigo alla porta, portando con me Poppy. Esco e mi blocco di colpo sentendo degli occhi bruciarmi sulla pelle. Mi volto, ma nulla. Sospiro, pensando che lavoro troppo, anche se "modella" non dovrebbe essere poi così stancante, ma cerco di non pensarci troppo su, continuo per la mia strada fino a raggiungere il locale. Dio che odore nauseante. Alcol e vomito. Entro a passo spedito, dirigendomi su una poltrona nella sala. Ordino un drink, qualcosa di leggero, non ho intenzione di ubriacarmi. Non oso pensare al dolore di stomaco che proverei. Lascio da parte quei pensieri prendendo il drink dalle mani della cameriera e ne bevo un sorso. Quasi immediatamente sento la mia testa scoppiare. Mi alzo, prendendo Poppy in braccio e raggiungendo, barcollando, il bagno. Mi appoggio ansimante al lavello tenendomi poi la testa, che sembra potermi lasciare da un momento all'altro. Dopo poco esco, il dolore non può certo andarsene se sto in bagno, con quel puzzo di piscio. Vedo lungo il corridoio, in una stanza isolata, una telecamera. Mi incammino barcollante verso essa. Notando che sta filmando...me. Mi abbasso verso il piccolo schermo girato nella stessa direzione in cui la telecamera mi prende e succede tutto in fretta. Due mano mi prendono da dietro, una mi tiene ferma e una posa un fazzoletto sulla mia bocca. Svengo. Dopo quella che mi sembra un'eternità, mi sveglio. Sono su un letto, e la finestra mostra una vista spettacolare. Ci metto un po' per capire che non è casa mia. Opto per scendere dalla finestra. Ma come mi avvicino inizia a fare strani rumori e a muoversi. E da ciò capisco che non è una finestra, bensì un ologramma. Sono bloccata in una camera dalle pareti grigie. Mi guardo intorno e vedo miei poster appesi al muro, i miei vestiti tutti appesi. I miei trucchi nel bagno. Urlo, ma non per paura, ma per rabbia. Inizio a sbattere tutto in aria, televisore, il materasso, sedie, trucchi, appendini. Tutto.

-Vaffanculo, figlio di puttana!-

Urlo, in preda alla rabbia. Un denso fumo esce da quello che sembrava una botola, corro in bagno, nel vano tentativo di nascondermi. Il fumo mi raggiunge. E io cado a terra svenuta.

Appena apro gli occhi mi rendo conto in che luogo mi trovo. Sono in una cella, piena di bambole nude che vomitano sangue da occhi e bocca. Un conato di vomito mi fa pizzicare la gola. Mi dimeno, nel vano tentativo di scappare, ma con grande orrore mi ritrovo legata ad un lettino sporco, una di quelle poltrone, più che lettino, che usano i dentisti. La mia testa viene circondata da una fascia, per tenerla bloccata al lettino. Sono immobilizzata. Uno schermo si accende, mostrandomi un'altra ragazza, legata nella mia stessa poltrona. Vedo che un'uomo incappucciato sistema dei tubi contenenti un liquido giallognolo. La ragazza si dimena e piange, urlando perdono, lamentandosi e singhiozzando. Chiede scusa più e più volte. Ad un certo punto l'uomo incappucciato posiziona una specie di doccia sopra il viso della ragazza, facendola piangere ancora di più. Il liquido giallo raggiunge la doccia, cadendo sul viso della ragazza. I miei occhi diventano lucidi e i miei muscoli si contraggono. Mi si rizzano i capelli e i peli delle braccia e calde lacrime scivolano sul mio viso. Continuo a fissare lo schermo e il viso della ragazza colpito dall'acido. Vedo che la pelle si brucia, diventando rossa e papposa. La ragazza urla, immagino il dolore che sta provando e rabbrividisco. D'un tratto lo schermo si spegne. Un uomo incappucciato, lo stesso nel video, entra nella mia cella. Sistema un liquido giallo in dei tubi, collegati ad una doccia. Ora capisco. Inizio a piangere e a dimenarmi sulla sedia.

-Non volevo, sul serio! Mi scusi non le urlerò più!-

Supplico l'uomo che per un attimo si ferma, girandosi verso di me è abbassando il cappuccio. I miei occhi si spalancano, così come la mia bocca. Davanti a me c'è un ragazzo, alto, i capelli ricci castani e due occhi verdi che brillano di sadismo. Boccheggio, deglutendo a vuoto il groppo che mi si è formato in gola. Sul suo viso si forma un ghigno divertito, chinandosi e raggiungendo quasi del tutto il mio viso, ma due centimetri, fortunatamente, ci dividono.

-Oh, ma le scuse non servono a nulla, bambina-

Ride, una risata roca, cattiva, pazza. I miei occhi riprendono a gocciolare, come un lavandino non chiuso bene. Mi dimeno sul posto sussurrando suppliche e imprecazioni all'uomo. O meglio, al ragazzo. Avrà non più di 21 anni. D'un tratto succede come nel video riprodotto poco fa. Il liquido giallo presente nei tubi raggiunge la doccia, facendo cadere gocce di acido sul mio viso. Urlo, piangendo per il dolore esagerato, provocato da quelle piccole ma letali gocce.

Mi risveglio sul letto, quello nella stanza grigia in cui il pazzo mi ha rinchiusa. Un cassetto si apre. Mi avvicino e c'è una chiave, con la scritta 1. In grande. L'afferro e il cassettino si chiude con un tonfo sordo. Esamino ancora per un po' la chiave e mi guardo in giro. I miei occhi guizzano da una parte all'altra della stanza nella disperata ricerca di un qualcosa che possa aprirsi. Trovo degli armadietti con dei numeri sopra. 1, 2, 3 e 4. Mi avvicino cautamente e apro quello col numero 1 sopra. Noto una minigonna nera e una canotta scollata. L'affetto e la lancio via, furiosa. Come cade a terra, un rumore troppo avuto per le mie orecchie si diffonde in tutta la stanza, facendomi urlare e tappare le orecchie, esausta. Mi rifugio sotto il letto mugolando ma il rumore non cessa. Prendo così la gonna da terra e il rumore cessa. La strappo e il rumore asfissiante torna, facendomi cadere a terra dolorante. Poi buio.

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