Sono sul letto di quella stanza spoglia e fredda. L'odore di muffa e chiuso mi investe, penetrandomi nelle narici. Silenzio. Questo è tutto ciò che le mie orecchie sentono. I miei occhi sono ormai come uno specchio, riflettono senza obiezione tutto ciò che vedo, o tutto ciò che subisco. Sono velati da un sottile strato liquido, come fosse rugiada, delicata, che si posa su una foglia e si riversa dolcemente sul terreno. Così come la lacrima che solca la mia guancia, fredda e delicata, quasi immaginaria. Il mio petto si alza e abbassa irregolarmente, seguendo il ritmo che ora i miei singhiozzi dettano, imperterriti. Le mani strette a pugno, libere sui miei fianchi coperti da una gonna. E, stanca, piango. Piango perché non ho più una vita. Piango perché non ne avrò mai più una. Piango perché non sono più libera. Piango perché ormai sono sua. Finirò come quella giovane donna spellata. Mi troverò anche io a piangere sangue, a giocare con i miei organi. O meglio, Harry giocherà con essi. Mi alzo sussultando, udendo la porta aprirsi. La figura alta e imponente di Harry si fa spazio tra i mobili impolverati, invadendo i miei pensieri, che si spostano immediatamente su Harry. Perché mi vuole? È una delle tante domande che la mia mente che fa, che il mio cuore si fa. Apro la bocca, come per parlare, ma un flebile e tremante sospiro fuoriesce da essa. Lui è lì. Che mi fissa. Impassibile e tetro, come al solito. Abbasso immediatamente lo sguardo sul pavimento impolverato, forse per contare i granelli di polvere che lo coprono.
-Lea.-
La sua voce roca attira la mia attenzione, ma continuo imperterrita a non alzare lo sguardo. Quasi subito si avvicina a me, posando mi l'indice sul mento, alzandomi il viso. I suoi occhi di un nero scuro, invasi dalle tenebre, mi osservano attentamente, scrutandomi incantati e incatenati al mio viso. Deglutisco visibilmente, poiché la sua smorfia impassibile si trasforma in un ghigno. Sa che mi spaventa e non è un bene.
-È l'ora dei giochi, Lea.-
Il suo tono sembra eccitato e cattivo allo stesso momento. I miei muscoli si tendono, la mia pelle trema alle parole cattive. Io torno a fissare il basso, cercando una scusa.
-Harry, per favore possiamo parlare?-
Le parole mi escono più decise, ma ugualmente sussurrare. È strabiliante come Harry possa intimidirti anche solo da fermo. Il suo corpo tonico davanti a me, i muscoli pulsanti sotto i vestiti sgualciti, sporchi di sangue e altro, i capelli ricci tirati leggermente indietro, le labbra rosee e carnose schiuse appena e gli occhi. Gli occhi di un verde scuro, capaci di risucchiarti l'anima. Di ucciderti anche. La sua postura decisa e imponente torreggia la mia figura, piccola e tremante.
-Parla.-
Mi intima lui, scrutandomi dall'alto al basso.
-Perché mi vuoi fare del male?-
Oso chiedere, alzando gli occhi per osservare i suoi. Lui sembra esitare qualche secondo, fissando un punto indefinito nella stanza.
-Perché voglio provare perennemente piacere. Vedere le persone soffrire come ho sofferto io da piccolo, sentirle urlare suppliche, suppliche a me. Perché ho in mano le loro misere e insignificanti vite, perché hanno paura di me e posso dominarle. Mi fanno sentire forte, come non lo sono mai stato. E ora che posso realizzare tutto questo, essere potente, rimarrò col fiato sul collo delle mie vittime. Tutte sono morte ma tu. Tu sei diversa. Tu non fai apparire la felicità. Tu fai apparire il piacere. Sei una bambina, in confronto a chi ho torturato, e mi vedo in te. Solo che stavolta sono io ad avere le redini. Io ho il coltello dalla parte del manico. Io mi diverto e tu soffri, semplice. Funziona così. Con la differenza che ora ti ho trovato. E il resto della tua vita, fino a quando sarai più anziana o fino a quando io morirò, lo passerai con me, tra l'agonia. Capito tutto, Lea?-
Sembra divertito nel notare il mio viso contratto in una smorfia di puro orrore e panico. Divertito dalla mia evidente vulnerabilità. Sono un giocattolo così.
-Uccidimi presto, piuttosto.-
Le parole mi escono tremanti, vengono quasi alzate e abbassate dai singhiozzi.
-Oh, no. Non mi sono mai divertito così.-
Il respiro mi si blocca in gola, impedendomi di inalare altra aria. Mi sarei lasciata morire, ma proprio quando ero sul punto di essere finalmente libera, una sberla mi fa tornare presente, facendomi inalare ogni porzione di aria e facendomela buttare fuori sotto forma di urlo. Mi ha dato una sberla. La mia guancia prende a pulsare incessantemente, così come il mio naso. Un rivolo di sangue scende da esso, bagnandomi le labbra di un rosso scuro. Alzo gli occhi sui suoi, fissandolo incredula.
-Sarò io ad ucciderti.-
Le sue parole escono come lame affilate che ti perforano il petto, una dopo l'altra.
-Ora ti spetta la punizione. E non sarò tanto gentile.-
Mi ringhia all'orecchio, strattonandoti fuori dalla stanza e portandomi in una stanza, bianca, sporcata da gocce di sangue e umori qua e là. Un'odore nauseante di putrefazione e vomito mi inonda le narici, facendomi pizzicare gli occhi. È la fine. O forse l'inferno non è ancora iniziato.
STAI LEGGENDO
Captivity
Horror"Diamo un senso alla vita solo quando stiamo per morire" ||Harry Styles Horror, non adatto a deboli di stomaco e/o persone facilmente impressionabili||