Ritorno

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Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio. Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions, la storia è di proprietà di Ace Sanchez, la traduzione è merito di Erika e K

Pokemon Master

di Ace Sanchez

PARTE 1: RITORNO

Un freddo ghiacciato scivolava attraverso la notte nera; freddo, a parte quel vento caldo e innaturale che soffiava da sud col suo forte odore di fumo acre. Attraverso l'oscuro cielo senza stelle, leggermente coperto da nubi, un chiaro di luna intermittente splendeva sulla foresta verde e folta, rivelando a poco a poco una serpeggiante pista di distruzione. I resti degli alberi, ormai bruciati, giacevano in disordine sul percorso devastato - alcuni ancora tizzoni ardenti di piccole fiamme tremolanti - assieme ai rami caduti e agli altri frammenti, intervallati dalle impronte di giganteschi animali.
Una figura scura avvolta in un mantello nero e lungo attraversò quasi silenziosamente quella che una volta era una foresta, con le pieghe ribelli di quel manto che si agitavano dandogli l'aspetto di un'ombra galleggiante. L'unico suono era l'asciutta vegetazione che schiacciava sotto stivali neri e spessi mentre avanzava lungo la pista. Occhi dorati ingoiarono quello scenario, osservando il paesaggio devastato. Si aggiustò il piccolo zaino sulla spalla con una mano, per sostenere la marcia che improvvisamente si stava trasformando in una corsa. Ormai era tornato a casa...

Fiamme scoppiettarono e fuochi bruciarono. Il piccolo villaggio era un'unica pira ardente. Dappertutto grida e panico, nel caos delle persone che scappavano, cercando scampo dalle orde nemiche. Apparendo improvvisamente da sud, bruciando tutto e mostrando assoluta mancanza di misericordia per le loro vittime, pokemon enormi e ostili assistevano i loro istruttori nella violenta e crudele incursione. Il villaggio era completamente impreparato. Gli istruttori della città e i loro pokemon furono intercettati e uccisi non appena si affacciarono dalle loro case.
Il gigantesco, vermiglio Charizard alto quasi come due persone, prese un altro respiro e sputò una lunga lingua di fuoco verso i resti avvizziti della scuola, ormai ridotta a un cumulo di macerie. Laggiù invece un tauros seminava devastazione attraverso le case con le sue corna acuminate come pugnali, sotto i comandi del suo istruttore, calpestando senza cura tutto ciò che gli si parava davanti. Altri edifici come il comune della città resistevano ancora, spargendo il sangue degli schyter e dei pinsir. Lentamente, gli assalitori avanzavano verso i magazzini, nel centro della città, dove era custodito un tesoro in grano e cibo. Dietro a una casa in fiamme, una giovane ragazza dai capelli scuri gridò mentre un uomo con capelli rossi e chiodati la scagliava contro il muro rovente. Vicino, il suo kangaskhan guardava affascinato. L'uomo schiaffeggiò la ragazza con violenza.
"Smettila di urlare, cagna e prendi questo come una vera donna!" cominciò a lavorare alla patta e ad allentare i suoi pantaloni. Fu improvviso, e se ne accorse solo quando la nuda terra incontrò la sua schiena al punto che dovette sputar fuori l'aria dei suoi polmoni. Quando riaprì i suoi occhi vide una figura alta, scura, coperta con un mantello nelle ombre della notte, china su lui. La ragazza si voltò indietro, spaventata, e sedette tremante contro un piccolo albero. Rimise gli occhi sulla figura ombrosa e per un attimo sentì un freddo pugnale rigirare nel suo cuore. C'era qualche cosa familiare in questa persona... Poi ringhiò di rabbia. E commise il suo errore di valutazione. Questo era solo un povero pazzo che voleva fare l'eroe.
"Kangaskhan, prendilo!" rise. "Masticagli le ossa, fagli sentire il dolore in ogni sua sfumatura." Già sibilando in rabbia a causa dell'attacco al suo padrone, il grande pokemon canguro non ebbe bisogno di farselo ripetere. Lanciò un ringhio inumano e sguainati i suoi artigli acuminati cominciò a caricare. Ma un rapido calcio fermò l'attacco del pokemon, mentre uno dei suo arti veniva afferrato e usato contro di lui, penetrando nel suo ventre come un coltello da macellaio. Il kangaskhan guardò il suo avversario, la confusione ormai padrona della sua mente animale, il suo torace una fonte di sangue scuro.
"Kangaskhan?" l'uomo disse con terrore. Nessuno uomo potrebbe essere forte abbastanza per fare ciò che la figura coperta dal mantello aveva appena fatto. Continuò a chiedersi chi fosse, finchè un pugno non si scavò la via attraverso la sua faccia, e tutto divenne nero.

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