thirty one

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«愛してる.»mormorò contro la sua pelle e jungkook chiuse gli occhi. quella sua pronuncia lo rendeva folle. «continua ti prego.»

taehyung morse il lobo del suo orecchio e si allungò per pronunciare un «良い.», l'altro rispose con un leggero sorriso imperlato sulle labbra.

«non so cosa significhi ma dio, sei affascinante.» e il suo ragazzo continuò, mentre le sue dita si cibavano ancora una volta di quel corpo snello ed insaziabile.

eppure il momento fu interrotto quando qualcuno sbattè alla porta. il moro sollevò lo sguardo e sbirciò fuori dalla finestra, ed il suo cuore perse due battiti.

il ragazzo del giorno precedente era lì, in piedi. i suoi abiti erano cosi eleganti che si sentì ridicolo con solo quella grande felpa rovinata addosso. le ciocche bionde erano state tirate indietro da una fascia blu ed indossava dei piccoli brillanti alle orecchie, che luccicavano sotto i raggi mattutini.

«chi è?» incuriosito taehyung fece per alzarsi ma il minore gli baciò le labbra e gli chiese di aspettarlo di la. provò ad insistere e jungkook mise su un adorabile broncio che lo convinse.

«grazie, torno subito.» lo baciò ancora, poi si alzò.

si chiese perchè fosse arrivato fin sotto casa sua e soprattutto, come facesse a sapere dove abitasse. aprì la porta e il ragazzo sorrise cosi tanto da mostrare ancora le fossette.

«ciao, non so se ti ricordi di me..» la sua voce risultò calma. «ci siamo scontrati ieri.»

jungkook annuì soltanto e lo guardò, aspettando spiegazioni. l'altro non parlò, continuò a sorridergli a trentadue denti. il moro ancora una volta si ritrovò a disagio in sua presenza, sembrava fin troppo cortese.

«scusami, tieni.» dalla tasca estrasse il suo cellulare e lo sollevò in aria. «ti è caduto.»

«ecco dov'era! non so come ringraziarti. stavolta fu lui a sorridere e fece per prendere il telefono, ma il ragazzo lo tirò via.

«posso dirti io come ringraziarmi.» fece un passo in avanti e jungkook uno in indietro. si sporse per dare un'occhiata in casa e nel sentire totale silenzio, ritornò con lo sguardo sul suo. «non ho ancora toccato cibo e sto morendo di fame. posso pranzare qui con te?»

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