Capitolo 2

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Sono le 7 e la sveglia continua a suonare, ma Javier ha il sonno troppo pesante per sentirla , mi allungo e la spengo.
Dopo averlo buttato giù dal letto mi fiondo sotto la doccia per cercare di sciogliere un po' i nervi.
Uscita mi guardo allo specchio e noto che per fortuna ho un aspetto decente, ovviamente senza contare la foresta di capelli che mi ritrovo: un ammasso di ricci neri come la pece.
Mi dirigo verso l'armadio e opto per un semplice jeans blu scuro, il mio maglione preferito, rigorosamente nero, che lascia le spalle scoperte e gli stivaletti, anch'essi neri.
Per il trucco invece sto sul semplice: matita,mascara e un po' di burro di cacao; raccolgo i capelli in una coda alta e mi guardo un'ultima volta per verificare il risultato nell'insieme e noto qualcosa di strano; i miei occhi sono più scuri del solito, quasi color carbone.
Non ci presto molta attenzione e mi dirigo in cucina per fare colazione.
<Buongiorno tesoro, hai dormito bene?> <Buongiorno mami. Sí, abbastanza, devo ancora abituarmi alla tranquillità di questo posto>.
Guardo mio fratello con uno sguardo d'intesa facendogli capire che non dobbiamo dire niente alla mamma per non farla preoccupare inutilmente.
<Buongiorno fratellone! Pronto per iniziare?> <Certo sorellina, come sempre> dice con tono entusiasta.
Dopo aver finito di mangiare salutiamo nostra madre e ci dirigiamo verso il garage dove teniamo la nostra bellissima Jeep.
Javi accende il motore e parte; la strada che percorriamo è circondata da un panorama mozzafiato, quasi surreale, la foresta che circonda casa nostra si espande per chilometri, ocultando il suo inizio e fine.
<Sei silenziosa> dice Javi destandomi dai miei pensieri, <Stai ancora pensando al sogno di ieri, non è vero? Tranquilla andrà tutto bene>.
Le sue parole mi regalano un po' di conforto, ma nella sua voce sento anche un po' di timore.
<Non ti preoccupare, insieme abbiamo affrontato di tutto, supereremo anche questo> dico in risposta.
Dopo 20 minuti buoni di viaggio, finalmente arriviamo davanti alla scuola nuova "ημίθεος" che in greco significa Semidio, un nome un po' strano visto che ci troviamo in un paese di origine anglofona.
Anche mio fratello lo nota <Ma non è che abbiamo sbagliato strada? Non mi sembra di aver letto questo nome sull'opuscolo> <A quanto pare no, il posto è questo> dico ancora disorientata dal nome.
Ad un certo punto vedo un uomo scendere l'imponente scala che si trova davanti a noi; probabilmente sarà il preside.
<Buongiorno ragazzi> ci dice con un grande sorriso, <Buongiorno> rispondiamo in coro io e mio fratello.
<Immagino siate pieni di domande. Perchè non vi accomodate nel mio ufficio così vi spiego la situazione, che ne dite?>.
Nessuno dei due spiccica parola, lo seguiamo in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.
L'interno della scuola è molto bello, subito dopo la scalinata, l'edificio si apre su un ampio e lungo corridoio dai muri bianchi con qualche rifinitura color panna, davvero eleganti e su di essi enormi quadri che rappresentano le vicende legate ai miti greci del passato.
Ne riconosco alcuni, ma uno in particolare cattura la mia attenzione: lo sfondo ricorda il lago vicino a casa, ma l'acqua è completamente nera e su una sporgenza si eleva una figura vestita di nero con uno scettro in mano che guarda il paesaggio.
La figura non si distingue, sembra quasi fatto di proposito, ma in qualche modo sento che ci sia un legame con lui, ma non riesco a spiegarmi come.
Alla fine del corridoio ci fermiamo davanti ad una porta in legno e l' uomo che ci precede la apre e ci fa accomodare.
Al suo interno troviamo l'unica persona che non ci saremmo mai aspettati, <Mamma!?> diciamo quasi urlando nel vederla, <Cosa ci fai qui e cosa sta succedendo?> chiede Javier con tono un po' severo.
<Javier, Elettra  per favore sedetevi, ció che sto per dirvi è un po' lungo da spiegare> ci dice con tono gentile.
<Prego ragazzi sedetevi sulle poltrone alle vostre spalle; Rebecca siedi qui accanto a me>.
I nostri sguardi sono persi nel vuoto più totale, non riusciamo a scambiarci nemmeno una parola.
<Come avrete capito, io sono il preside di questo istituto e il mio nome è Tullio; so che tutto ció può sembrare strano, ma tra poco capirete ogni cosa>.
Dopo la sua presentazione, mia madre prende parola e inizia il suo discorso: <Tutto è iniziato piú o meno 20 anni fa, quando stavo iniziando la mia carriera nel mondo del lavoro.
Era un giorno come tutti gli altri e mi stavo dirigendo in ufficio, quando all'improvviso sento una voce chiamare  chiedendo informazioni.
Era una ragazza di all'incirca la mia età, molto bella e primo impatto simpatica.
Mi chiese informazioni su dove si trovasse l'azienda di creme e profumi, visto che essendo il suo primo giorno non riusciva a trovarla.
La aiutai molto volentieri e le dissi che anche io lavoravo lì.
Ci presentammo e mi disse di chiamarsi Maya; quando tornammo dal lavoro la invitai a cena e mi raccontó un po' della sua vita, dicendomi di avere un fratello maggiore di nome Lucas, anche lui in città.
Quando lo vidi per la prima volta rimasi imbambolata dalla sua bellezza: pelle chiara, occhi e capelli neri come ali di corvo.
Ci frequentammo per un po' di tempo e dopo qualche mese scoprii di essere incinta e glielo comunicai.
Quando sentí la notizia chiamò subito Maya e insieme iniziarono a parlarmi, ma in quel momento non capivo il perchè del loro atteggiamento, fino a quando non vidi una specie di nebbia avvolgerli e trasformarli.
In quel momento avrei voluto gridare , ma le mie corde vocali non emisero alcun suono.
Si presentarono con i loro veri nomi e mi spiegarono il motivo della loro bugia nei miei confronti.
Maya e Lucas in realtà erano sposati, ma a causa di una maledizione lei non poteva avere figli e cosí decisero di venire sulla terra e trovare una donna per poterne avere almeno in parte.
Anche se la cosa che piú mi stupí fu il fatto di scoprire che fossero Dei>.

Ciao lettori!
Vi è piaciuto il secondo capitolo?
Come pensate potrebbero reagire i nostri gemelli?😲
Buon proseguimento🤩

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