Ci conosciamo?

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- Mi deve scusare Dottore, è che nel suo studio proprio non ce la facevo.

- Non si preoccupi, d'altronde siamo qui per questo, per aiutarla ad affrontare le sue paure. Se si fosse trattato di pogonofobia, quello sì sarebbe stato un problema - sorrise, accarezzandosi la barba.

- Pogonochè?

- Pogonofobia, paura irrazionale per le barbe.

- Che cosa buffa! Certo, meno buffa di una libraia che ha paura dei libri! Sembra una barzelletta che non fa ridere. Quando racconterò alle mie colleghe che l'ho costretta a tenere la seduta nella sua cucina mi prenderanno per pazza! Cosa che, per inciso, non discosta del tutto dalla realtà, considerando il fatto che mi trovo a parlare con uno psicanalista. Comunque - si ricompose aggiustando il tailleur color carta da zucchero -, mi scusi ancora, ma tutti quei libri nel suo studio, mi mettevano a disagio, ecco.

- Tranquilla. E poi così posso offrirle qualcosa senza interrompere la seduta. Vuole una cioccolata?

Melita si domandò se fosse normale che uno psicanalista si dimostrasse così... socievole. Nelle serie TV, che amava guardare con le sue socie, co-proprietarie della libreria "10/6", erano sempre così professionali e distaccati. Lui invece era... accomodante. Cercò di ricordarsi chi li avesse presentati e si rese conto, solo in quel momento, di non conoscere il suo nome.

- Mi scusi, le sembrerà strano, giuro che non soffro anche di amnesia ma... mi ripete il suo nome?

- Non si preoccupi, capita più spesso di quanto possa credere, non è certo un nome comune. Theophilius. Theophilius Carter. Può chiamarmi Theo, ma solo alla fine della seduta - le fece un occhiolino - dovrebbe essere lei a parlare, non io.

- Ha ragione, mi scusi. Dicevo... non so come sia cominciato. Forse, la prima volta che mi sono sentita nervosa in libreria, è stata per via dell'incidente capitato a Lucy. Eravamo in negozio, di sera. Stavamo facendo l'inventario e lei si è tagliata. Con una pagina del libro che aveva in mano! Non avrei mai creduto che della carta potesse rivelarsi così tagliente! Sembrava la ferita prodotta dal taglio di una lama affilata, il sangue... Dio quanto sangue! Ci abbiamo messo cinque minuti per arrestare l'emorragia. Quando sono andata a pulire e ho raccolto il libro... non lo so... il dorso aveva assorbito tutto quel liquido, denso, mi sono impressionata e...

- ... Qual era il titolo? - la interruppe sgranando gli occhi.

Melita impiegò un attimo a rispondere, immersa com'era nel ricordo che stava rivivendo.

- Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Perché?

- Cosa?

- Perché è importante quale fosse il libro?

- La domanda giusta è, cosa è importante quale fosse il libro? Non perché!

Melita non sapeva cosa rispondere, dunque tacque, lasciando che il Dottor Carter terminasse il suo sconclusionato ragionamento.

- Cosa trovò Alice attraverso lo specchio?

Melita rispose poco convinta, continuando a chiedersi che senso avesse quella conversazione - ...un libro. All'inizio vi trova un libro, poi...

- A Ah! Le sembra un caso? Un libro - disse allungando a dismisura le vocali - e lei di cosa ha paura?

- ... dei libri? - si sollevò perplessa, scrutando il suo interlocutore - e ora un pochino anche di lei - aggiunse, sedendosi su quello che aveva pensato fosse un lettino e che, in quel momento, realizzò essere un'isola da cucina.

Il Cappellaio Matto è tornato in città Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora