Progetto Alice

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Lasciamo un attimo Melita alle prese con i boxer del Cappellaio e le sue amiche a farele la ola, perché devo spiegarvi l'antefatto.

Tanto a loro non dispiace.

Subito dopo essersi salutate in chat, le ragazze avevano deciso che col cavolo l'avrebbero lasciata ad affrontare tutto da sola.

Melita non parlava spesso di sua madre o della sua malattia mentale.

Le occasioni in cui lo aveva fatto, si erano concluse sempre con lei abbracciata al cesso di un pub e con Teresa e Rosita al fianco, intente a reggele i capelli.

Lucy si occupava sempre dei cappotti o degli scialle... sporcare un Beyond Monogram di Louis Vuitton da 490 € con del vomito all'aroma di fragola e Daiquiri? Inammissibile.

Affrontare quella paura da sobria, dunque, doveva angosciare la loro amica più di quanto avesse voluto dare a vedere e decisero così di chiudere il negozio e raggiungerla.

Tutto si sarebbero aspettate tranne di vederla in quelle condizioni.

- Sei stagioni di Sex and the City Melita, s-e-i! Non ti hanno insegnato che per fare quello, bisogna scegliere una superficie morbida? Vedrai domani le ginocchia...

Melita impiegò cinque minuti a spiegare che no, non stava socializzando col fusto e sì, la fissazione di Carrie per Mister Big doveva avere a che fare con un conflitto di Elettra mai diagnosticato, oppure che quel "Big" non stava a indicare soltanto le dimensioni del suo portafoglio.

Stabiliti i punti cardini per poter proseguire la conversazione, Melita rivelò di aver temuto di fare la fine di sua madre ma grazie a Dio no, non era pazza, e lui ne era la prova vivente: un radiologo in boxer ma anche psicanalista ma anche salumiere, mandato lì, chissà da dove chissà da chi, per consegnarle un messaggio scritto - che ridere - sulla sua pelle.

Non faceva una piega.

Fu dunque per pura precauzione che Rosita chiese a Teresa se fosse il caso di chiamare un dottore (uno di quelli vestiti), mentre l'altra si assicurava che non ci fossero oggetti taglienti in giro per la stanza.

Per Lucy no. Lei trovava il racconto abbastanza convincente.

- E cosa c'è scritto sulle palle?

- Pelle, Teresa. Sulla sua pelle - la corresse Melita.

- Ecco, sì, giusto. Lì. Cosa c'è scritto? - proseguì cauta Teresa, mentre infilava di nascosto nella borsetta una matita appuntita e una manciata di puntine da disegno colorate. Il Cappellaio Matto si schiarì la voce:

Segui il Cappellaio Matto, fidati di lui.
Due di te, due di me, due di lui ma siamo in tre.
Un bacio a lui, un bacio a me. Poi bacia chi ti guiderà da me.
Un'ultima cosa...

Melita si alzò in piedi, si scostò un po' di lato per prendere bene la mira, poi mollò una ginocchiata sulla pelle, pardon, sulle palle del fustacchione.

- Allora te lo ricordavi il messaggio! E cosa c'è scritto lì? - indicando il punto in cui ora convergevano le mani del poveretto.

- Non lo so! - rantolò.

- Controllo io! - si offrì Lucy.

- No! No! Ce lo dirà lui! Altrimenti ...

Melita stava per colpirlo ancora quando venne fermata da Lucy, perché, hey, potrebbe ancora tornarci utile, no, non il suo coso, ah ah dai che hai capito, lui, tutto lui, intendeva.
Certo.
Le ragazze lo aiutarono a rialzarsi e finalmente si decise a parlare, questa volta con tono solenne.

Il Cappellaio Matto è tornato in città Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora