Chapitre Trois

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"perché scappi?" chiese una voce roca e profonda.

"chi sei? Lasciami stare!" dissi.

"non ci si comporta cosi, tu ci hai abbandonati." Continuo con tono insistente.

"dove mi trovo? Perché dici queste cose? Non so nemmeno chi sei! Ho paura voglio tornare a casa" dissi con la voce tremante.

"siamo in un posto dove nessuno può aiutarti, siamo solamente io e te; buffo no?" si stava avvicinando a me, aveva una mano dietro la schiena ma non voleva mostrarmi cosa nascondeva.

Gli chiesi cosa stesse facendo, ma mi ignorò,

Cominciavo ad avere paura, mi mancava l'aria e avevo il cuore in gola.

"su non avere paura, voglio solamente giocare con te." a queste parole mi prese la testa fra le mani e mi baciò.

A quel contatto rimasi completamente immobile; chiuse gli occhi e il suo respiro cominciò ad accelerale, cercò di farsi largo con la lingua fra le mie labbra, ma non glielo impedii. Misi le mani sul suo petto e lo spinsi con tutta la forza che possedevo dopo essermi liberata cominciai a correre il più veloce che potevo.

Gridai più volte aiuto,ma nessuno poteva sentirmi. Girai nell'oscurità in cerca di un'uscita, inciampando ripetutamente nella ghiaia sottostante. Sentivo le gambe tremare e le lacrime scivolarmi sulle guance, dove mi trovavo? Cosa stava succedendo?

"smettila di urlare come una lurida puttana!" mi sussurrò nell'orecchio.

Non riuscivo a vedere nulla, ma sentii solamente due mani che mi presero per la vita e mi spinsero contro il muro con violenza.

Picchiai la testa che sembrò diventare sempre più leggera, caddi a terra inerme e tremante.

"sai cosa ti dico" disse mettendosi a cavalcioni sopra di me "sei troppo disubbidiente, dovrò fare molto di più per farti stare in silenzio" nel mentre parlava la sue mani cominciarono a sbottonarmi i pantaloni e a giocare con l'orlo delle mia mutande, premette con forza i suoi fianchi contro i miei, "no" gridai "lasciami andare, ti prego. Farò qualunque cosa, ti prego". Gridai ancora più forte di prima.

"stai zitta stronza" urlò schiaffeggiandomi.

Ma nello stesso momento mi svegliai ansimando e sudando.

Stavo solamente sognando, per fortuna.

Guardai l'orologio erano le 4 di mattina; fottuti incubi.

Ero troppo scossa per tornare a dormire, quindi decisisi di alzarmi per andare a bere dell'acqua.

Quando arrivai in cucina notai la luce accesa delle grandi lampade squadrate che penzolavano sul tavolo al centro della cucina, sopra di esso c'erano decine e decine di scartoffie con due cartelle una blu e una rosa, accanto vi era mia madre profondamente addormentata. Mi avvicinai a lei molto lentamente per non spaventarla e notai che nella mano destra aveva un foglio piegato in tre parti con sopra scritto il mio nome; cercai di fare il più piano possibile per non svegliarla e glielo sfilai dalle mani.

Lo aprii con estrema cautela,ma da esso scivolò una foto sul pavimento, la presi tra le mani e la osservai.

Ero io insieme ad un uomo e una donna. Chi sono?

Erano entrambi con i capelli castani scuri e la carnagione abbronzata. L'uomo aveva un tatuaggio sul muscoloso braccio destro, osservai attentamente il disegno; era un teschio messicano molto lavorato e inoltre aveva una cicatrice sotto l'occhio sinistro. Possedeva l'aria di una persona forte e coraggiosa, pronta a tutto per difendere ciò che ama.

Invece la donna era di corporatura media, non dava nell'occhio sembrava normale; il suo sorriso trasmetteva felicità e armonia.

Notai quasi subito che anch'essa possedeva un tatuaggio, ma non era abbastanza grande da sapere cosa fosse.

Sul retro della foto c'era una scritta in cinese ed una data:

不要忘记你的根

16 agosto 1999

Cosa significava quella scritta? Mi incuriosii e feci una foto con il telefono, successivamente lo riposi nella tasca larga del pigiama.

Aprii il foglio bianco con scritto il mio nome; all'interno vi erano solamente 3 codici composti da 12 numeri ordinati per colore: bianco, grigio e nero.

Spostai lo sguardo verso la cartella rosa con la lettera M in maiuscolo, ma quando cercai di aprirla urtai per sbaglio la sedia affianco a me che creo un rumore molto forte da svegliare mia madre.

- cosa ci fai qui? - disse, osservando con fare preoccupato cosa avevo tra le mani e cercando di strappandomelo via, ma riuscii a spostarmi.

- cos'è questa roba? - Chiesi sventolandogliela di fronte alla faccia.

- sono affari molto importanti - sospiro cercando di riprenderseli ma senza successo.

- e io cosa c'entro? -

- niente, sono solamente delle scartoffie per l'anagrafe - disse cercando di convincere più se stessa che me.

- questi due chi sono? - le dissi mostrandole la foto, non ero preoccupata più di tanto ma lei si.

I suoi occhi si allargarono per lo stupore ma lo mascherò immediatamente "sono i tuoi zii che vivevano in Canada".

- perché non me ne avevi mai parlato? -

- sono morti molti anni fa a causa di un incidente stradale, non te ne ho mai parlato perché eri molto piccola quando li incontrasti. Ora puoi ridarmi quello che hai in mano per favore? - chiese molto più calma di prima.

Non sapendo se crederle o meno le restituii tutto e mi allontanai dirigendomi verso il frigorifero, sentendola sparire per la scale.

****

ciato a tutte, grazie ancora a quelle sante che hanno letto la mia storia!

domani pubblicherò un altro capitolo, buona serata! :)

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