Paris. •Taekook•

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“It's so romantic in Paris
Won't even try to compare it
Though I was sure that I'd find it
But I already have love in L.A.„

Taehyung's pov.
Scesi lentamente la scaletta vacillante che portava dalla porta dell'aereo fino in terra. La felicità di essere finalmente arrivato mi colpì e sorridente seguii la fila di persone che camminava lentamente verso l'interno dell'aeroporto. Ritirati i bagagli mi precipitai in bagno.
Sistemai il cappello da pittore francese che avevo sulla testa, insieme ai miei occhiali. Li tenevo per bellezza, adoravo quegli occhiali, mi davano uno stile vintage.
Il mio cappotto marrone chiaro e lungo circondava i miei vestiti, decisi di chiuderlo e lasciar intavedere solo le scarpe che facevano intuire da dove venissi. Seoul, Corea del Sud. Quelle scarpe che tutti guardavano in modo strano erano quel tocco della mia terra che mi ero portato anche a Los Angeles, quando mi ero trasferito col mio ex fidanzato Jeon Jungkook in America per permettergli di continuare i suoi studi in una scuola prestigiosa.
Jungkook era un ragazzo dolce, mi piaceva e lui amava me, purtroppo però avevo dovuto lasciarlo, non poteva funzionare.
Il perché? Non lo so.
Cominciavo a pentirmi, solo perché mi sentivo solo.
Mi sentivo così solo che avevo deciso di prenotare un volo per Parigi, la città dell'amore, e di partire alla ricerca di qualcuno.
Chi? Non lo so.
Wow, Kim Taehyung, non sai parecchie cose per essertene andato forse per sempre da casa tua per via della solitudine.
Dissi a me stesso, sciacquandomi la faccia, dietro di me un signore mi guardava male.
Presi i bagagli, uscendo velocemente. Dopo forse due ore mi ritrovai a camminare con una marea di borse su e giù per Montmartre, cercando di capire quale fosse l'appartamento che avevo prenotato.
Non mi dispiaceva, avevo sempre desiderato percorrere quelle strade, quelle scale, mettere un lucchetto che simboleggiasse il mio amore per qualcuno su quel bellissimo ponte pieno di promesse, o guardare la grande Tour Eiffel... Mia nonna si era innamorata di Parigi, così come mia madre, mi avevano detto: "Se ti vuoi innamorare, piccolo, c'è solo una città in cui devi andare." Ricordavo le risate di mia nonna, mentre mi prendeva in braccio e mi guardava negli occhi. "Parigi! Cara e dolce Parigi..." da quel momento mi ero invaghito di quella città piena di arte, di moda e di amore, di quell'aria non troppo calda per essere estate, di quella brezza che mi nutriva come se fosse una medicina, non mi importava per quanto sarei dovuto ancora scendere prima di trovare il mio fottutissimo appartamento!
Scossi la testa, frustrato, cercando di  vedere il lato buono della situazione, e proprio in quel momento sentii chiamare il mio nome.
"Kim Taehyung?"
Mi girai, spaventato, vedendo un ragazzo, o per meglio dire, uomo molto giovane, fare un cenno verso di me. L'agenzia da cui avevo prenotato il mio appartamento era coreana, quindi mi aspettavo di trovare un coreano a consegnarmi le chiavi, e così fu.
E che coreano!
Era così bello, in tutti i suoi tratti, le sue labbra carnose, la forma dei suoi occhi, peccato che era un po' basso. Cominciò a parlarmi, la sua voce era delicata.
Tae, sei appena arrivato, e lui é della compagnia. Non puoi fare strani pensieri...
Troppo tardi.
Mi guardava così intensamente, con un piccolo ghigno sulle labbra.
Sembrava volesse provocarmi.
Quando finì di parlare, io mi schiarii la voce.
"Mi potresti portare in un buon locale? Conosci la città, non ti dispiacerà fermarti un pochino insieme a me..." dissi abbassando la voce. Stavo già flirtando apertamente.
"Non mi dispiace, infatti. Ma porterai anche tutti quei bagagli?" disse, ridendo.
La sua risata era magnifica, contagiosa. Sorrisi, prendendo le chiavi appena ricevute da lui stesso e aprendo la porta, lasciando tutte le mie valigie all'ingresso. Quando uscii, l'uomo dell'agenzia mi stava aspettando.
"Puoi ripetermi il tuo nome?" chiesi, da dietro di lui, raggiungendolo.
Che culo.
"Jimin. Park Jimin."

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"Jimin-ah?" chiesi, seccato. « Dove andiamo, piccolo? » feci quando si girò.
Lui scosse la testa, sorridendo appena.
"Mi fanno male i piedi, voglio tornare a casa!" dissi mentre lui mi teneva la mano e io sbattevo i piedi per terra in segno di protesta.
"Ne varrà la pena, vedrai. É il nostro primo mesiversario, doveva essere speciale." mentre disse l'ultima frase non mi guardò, e io mi immaginai il suo bellissimo viso arrossire un po'.
Gli tirai la mano, facendolo fermare, e lo abbracciai. Eravamo in mezzo al marciapiede di un ponte, al buio, le luci della Tour Eiffel ormai erano familiari ai miei occhi. Quando ci staccammo mi abbassai verso di lui, baciandolo. Sentivo il rumore della gente e la dolce brezza del fiume, era tutto perfetto.
Beh, quasi tutto.
Il bacio divenne più rude, ma Jimin mi spinse e mi prese di nuovo la mano, iniziando a camminare con un sorriso soddisfatto.
Poco dopo giacevamo a terra, su una coperta a quadri, con uno zaino pieno di cibo coreano e coca-cola, un paradiso. Jimin si avvicinò a me, lasciandomi un bacio sulle labbra, per poi sorridere.
"Mi stai provocando?" Chiesi mordendomi il labbro inferiore. Lui ridacchiò, per poi afferrare lo zaino, e tirarne fuori una piccola rosa rossa.
"L'ho vista e ho pensato a te, così..."
Il mio cuore fece un battito in meno. Sentii un forte dolore alla bocca dello stomaco, per un secondo. Un ricordo colpì la mia mente, forte come un proiettile.
Non ebbi tempo di pensare ad altro perché Jimin si era fiondato su di me, baciandomi con foga e mettendosi a cavalcioni su di me.
Per la prima volta da quando stavamo insieme, non presi nessuna iniziativa, me ne stavo lì, con il cuore che si stringeva lentamente nel mio petto.
Non volevo ferire Jimin, quindi rimasi fermo, prima o poi il mio respiro mozzato dal dolore che provavo si sarebbe fermato.
Purtroppo, o per fortuna, Jimin se ne accorse.
Guardò il mio volto, pieno di lacrime.
Ogni respiro faceva male, per fino deglutire o singhiozzare, nel mio pianto.
"Taehyungie... A cosa stai pensando...?" Disse deluso.
Cercai di guardarlo, mettendomi seduto.
Lui mi aiutò.
"Hey, non fa niente..." Disse con un sorriso dolce. La mia mente mi riportò subito alla causa del peso che avevo sul cuore.
Un altro sorriso, un'altra città, un altro mondo.
Jungkook.
"Tae, dimmi che succede."
Scossi la testa.
Non sentivo un dolore così grande da tempo.
Tanto tempo.
Perché avevo lasciato Jungkook?

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"Perché?" Disse Jungkook, le lacrime bagnavano le sue guance e cadevano sulla sabbia.
Il forte vento di Los Angeles rendeva il tutto ancora più freddo. Quella sera avevo deciso di liberarmi di tutte le mie responsabilità davanti al mare selvaggio. Un'esile ma pericolosa rosa rossa ormai giaceva al suolo, il suo bellissimo sorriso era ormai stato rimpiazzato da un velo di tristezza.
"Mi dispiace, Jungkook." Era tutto così brutto. Jungkook non piangeva. Lacrimava e basta, niente singhiozzi, niente lamenti.
"Ti ho sempre dato tutto... Cosa ho sbagliato?"
Forse é questo il problema.
Mi hai dato tutto, tutto il tuo amore.
Se mi mostri troppo amore,
Mi fai andare via.
"É una delle tante cose che non va in me..." Dissi, sussurrando, quasi parlando a me stesso.
Il suo viso lentamente spariva.
"Perché Taehyung? Perché?"

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Se mi mostri troppo amore,
Mi fai andare via.
Oh, se potessi tornare indietro nel tempo.
Non lo farei. Non lo farei più.
Perché mi ci é voluto così tanto per saperlo?
Ero spaventato, spaventato di unire le rose all'acqua.
Per saperlo mi ci é voluta metà strada attraverso questo mondo.
Ma lo so. Adesso lo so.
Guardai Jimin.
Se avessi chiesto a quel ragazzo di saltare, sapevo che l'avrebbe fatto. Non avrebbe nemmeno avuto il bisogno di dire 'capito.' mi trattava bene, in modo giusto, in modo buono.
E comunque mi sentivo distante.
"É così romantico, a Parigi." Mi guardai intorno, tutto così dolce, l'aria sapeva di amore.
"Non cercherei mai di compararla con nient'altro." Il mio sguardo si posò nuovamente sugli occhi confusi dell'ormai sconosciuto che si trovava davanti a me.
"Anche se ero sicuro che l'avrei trovato qui..." Iniziai, avvicinandomi al suo viso, un viso che la mia mente non riusciva a distinguere. Gli diedi un bacio, per poi alzarmi, prendendo il telefono. Quando il mio dito schiacciò il pulsante 'chiama', posizionato al di sotto di un contatto noto, me lo portai all'orecchio.
"Ho già l'amore a Los Angeles."

Je ne voulais pas trouver l'amour
Mais Paris a quelque chose
Qui donne envie d'aimer, d'aimer passionément
Mon coeur est à toi pour toujours
You will always have my heart

One Shot {BTS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora