5: Prima le donne.

59 7 6
                                    


La suoneria del mio cellulare si poteva sentire forte e chiaro, ero già sveglio ma mi stavo prendendo dei minuti per poter metabolizzare la giornata che mi sarebbe aspettata. Spensi velocemente la sveglia e andai in bagno per farmi una doccia, rimasi un po' più del previsto, certe volte mi perdo tra i miei pensieri, dopo essermi messo dei vestiti trovati a caso dall'armadio feci la cartella e scesi al piano di sotto per fare colazione. Speravo che i miei genitori non avessero più tirato fuori il discorso di ieri ma niente da fare.

«Quindi oggi andrai a scuola con il tuo amico? Oh sono così felice!» squittì mia madre mentre mi lasciava davanti a me una ciotola con dentro dei cereali e del latte, sospirai sconfitto.
Tanto non lo avrebbe mai capito, anche se glielo avessi ripetuto mille volte.

«Presentacelo un giorno, ok?» questo era papà, lo implorai con lo sguardo di stare zitto e in un qualche modo afferrò il concetto e non disse più nulla. Mangiai in silenzio come mio solito mentre sentivo i miei genitori conversare tra di loro, come fanno ogni mattina. Certe volte gli ammiro, come fanno a parlare così tranquillamente? Come fanno a trovare argomenti senza stancarsi? Mandai giù l'ultimo boccone e mi alzai per poi andare verso l'uscita con in mano il mio zaino; misi le scarpe e uscì, salutando con la mano i due adulti che a malapena si erano accorti di me.

«Buono studio!» sentì una volta fuori, mi sistemai meglio le bretelle sulle spalle e scesi piano le scale, aprì il piccolo cancelletto e una volta richiuso svoltai per poi iniziare a camminare, le strade erano isolate, non si sentiva neanche un rumore, neanche quello delle automobili, niente di niente. Finché non mi sentì prendere per il collo, scattai in avanti e mi voltai verso la fonte che mi aveva fatto cagare sotto per la paura, e appena vidi quella chioma bionda il mio viso assunse subito un espressione indecifrabile, un misto tra il disgusto e l'arrabbiato. Notai solo dopo che al suo fianco c'era un altro ragazzo, alto un po' più di lui, capelli rossi e un sorriso luminoso, era talmente accecante che si sarebbe potuto vedere persino da New York. Mi voltai per poi continuare a camminare ma lo sentì richiamarmi.

«Jungkookie! Facciamo la strada insieme! Aspetta! Hobi muoviti» lo sentì correre verso di me, scrollai le spalle e presi un respiro profondo, basta ignorarli.

«Ti avevo detto che non dovevi spaventarlo zucca quadrata!» questo era il rosso di sicuro, dato che la sua voce è nettamente diversa da quella di Lady Oscar qua presente. Mi affiancarono entrambi, facendomi trovare in mezzo, feci strisciare la lingua all'interno guancia. E' un piccolo tic che mi viene quando sono troppo nervoso, come in questo caso. Ripresi a guardare davanti a me cercando di ignorarli completamente ma, con scarsi risultati purtroppo dato che questa volta fu il rosso a prendere parola.

«Scusalo, tende a essere euforico più di me certe volte. Piacere, io sono Jung Hoseok, tu per quanto ho avuto modo di vedere e sentire saresti Jungkook, giusto?» mi voltai verso di lui e annuì lievemente, almeno lui ha discrezione, cosa che per quanto ho constatato il biondo non ha certe volte, magari mi sbaglio, voglio dargli il beneficio del dubbio. Il rosso mi regalò la presenza di vederlo sorridere di nuovo, mi sento così strano, mi viene voglia di farlo anche a me, com'è possibile? Scossi la testa per tornare con i piedi per terra.

«Noi ci conosciamo già invece, vero Jungkookie?» si esaltò il biondo al mio fianco, facendomi roteare gli occhi, alludendo a ieri.

𝘚𝘪 𝘱𝘶𝘳𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰.

«Immagino» lo canzonò il rosso, facendomi fare quasi un sorrisino che scacciai via subito.

«Hai dormito bene Jungkookie?» cambiò discorso il biondo dato che si sentiva a disagio per colpa delle parole che gli riservò il rosso, che in teoria doveva stare dalla sua parte. Penso lo stia facendo apposta per guadagnarsi la mia fiducia, astuto. Questa volta mi girai dalla parte del biondo e annuì per rispondere alla sua domanda di poco fa. Camminammo per le strade isolate finché non arrivammo fuori scuola, come al solito pieno di studenti ma con la sola differenza che io in quel momento non ero più da solo, questo pensiero si inchiodò fisso nella mia mente.

𝘎𝘪𝘢', 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰.

Sentì la voce del rosso richiamarmi e ritornai in me.

«Tutto bene?» era la sua voce, rapidamente alzai lo sguardo verso di lui e annuì, facendo sorridere i due, subito il mio viso ritornò cupo. Un altro pensiero fisso era che, purtroppo io non riesco ancora a fidarmi di nessuno, stavo quasi per pensare di fare amicizia con questi due ragazzi ma per fortuna ci ho ripensato. Mi costrinsero a rimanere con loro fuori in cortile per qualche istante, poi sarei subito andato verso il mio armadietto a prendere i libri che mi servissero e lasciare quelli inutili. Parlarono un po', facendomi qualche domanda a cui risposi solo con cenni di capo, come ho già detto non intendo sprecare così a caso la mia voce.

«Jungkookie?» questo era Jimin che mi richiamò dato che di sicuro il mio sguardo perso avrà avuto la meglio su tutto e lo guardai.

«Come mai non parli?» mi chiese con tranquillità, al che gli riservai uno sguardo truce. Ha toccato un tasto dolente oltre che sbagliato. Feci per andarmene e sentì dietro di me la voce del rosso che invitava il biondo a non seguirmi e da una parte gliene fui grato, mentre dall'altro mi sarebbe piaciuto rompergli la faccia con le mie stesse mani. Avanzai verso il mio armadietto e lo aprì alla svelta e con fare poco aggraziato, presi dallo zaino dei libri che riposi al suo interno e presi quello che mi sarebbe servito alla prima ora, lo richiusi in malo modo e feci per girarmi e andare verso la mia classe quando per poco non andai a sbattere addosso a un ragazzo.

𝘐 𝘴𝘶𝘰𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘦𝘭𝘭𝘪...

Mi ricomposi subito, ero agitato e non sapevo neanche il motivo.

«Se continui di questo passo quell'armadietto ti odierà davvero» accennò a una risata che quasi contagiò anche me, era così spontaneo da far paura, guardai verso il basso e feci per sorpassarlo quando lui per fare lo stesso finimmo nella stessa direzione, all'unisono facemmo gli stessi movimenti ma dal lato opposto.

«Prima le donne» scherzò il ragazzo stando fermo e facendo si che lo sorpassassi per correre in aula, guardai il mio orologio da polso e proprio in quel momento suonò la campanella e io dovevo muovermi.

𝘊𝘪𝘢𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘢 𝘵𝘦...

________✠ ꧁❁❁꧂✠________

Annyeo! Grazie mille per aver letto anche questo capitolo 🙇🏻💙

사랑해~💕

⇢ ℱ ℒ

-Acquarius~💙

{\__/}
( ^ᴥ^)
      /       >🥀

𝐎𝐡 𝐲𝐞𝐬, 𝐦𝐚𝐣𝐞𝐬𝐭𝐲 👑🔥|| Vkook-TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora