18: Yoon.

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«Sei arrivato finalmente» esclamò il rosso presente davanti a me, ancora non riesco a capire come abbia fatto a convincermi ad incontrarci di prima mattina in un bar in centro solo per parlare.

«Mi stavo occupando di una cosa più importante, scusa se ho fatto ritardo, di cosa volevi parlarmi? Sono solo le sette di mattina» avevo la voce ancora impastata dal sonno e sarei rimasto volentieri a dormire un altra ora nel mio comodo letto.

«Ovvero? Di dormire? Yoon sei sempre il solito non cambierai mai» incrociò le braccia al petto, presi posto davanti a lui e mi tolsi la sciarpa che avevo.

«Certo, sai raggio di sole, è una cosa che gli umani fanno spesso» tirai su con il naso, il mio corpo si stava piano piano abituando al calore presente in questo piccolo bar isolato.
Io e Hoseok ci siamo conosciuti ormai tanti anni fa. È come una vecchia storia cliché che si ripete, lui è l'alunno nuovo, riesce a fare amicizia anche con i sassi e io sono quello che sta infondo alla classe, quello con cui nessuno vuole parlare, che si fa i cazzi suoi e che tutti odiano perché pensano sia strano.

Un giorno mi si è avvicinato e ha iniziato a parlarmi, io non facevo altro che ascoltarlo e basta. Non mi stava antipatico, così decisi di parlargli a mia volta e da lì nessuno ci ha più separati.
Non mi scorderò mai il giorno in cui lui con le lacrime agli occhi mi ha detto che si sarebbe dovuto trasferire; il mondo mi crollò addosso. Siamo stati separati per qualche anno, però ci sentivamo molto spesso tramite chiamate che duravano ore e le videochiamate su Skype. Un giorno mi ha detto che sarebbe tornato qua in Corea e non potevo che esserne felice, mi ricordo che il giorno del suo arrivo non volevo più staccarmi dal suo abbraccio, nonostante ci fossero quasi quaranta gradi all'ombra.

«Sarà, ma tu sei e sarai sempre la persona più dormigliona che conosco Yoon» mi accarezzò la testa da sopra il cappellino di lana che avevo, qualche ciuffetto azzurro fuoriusciva furtivo.

«Questo è poco ma sicuro. Allora? Cosa dovevi dirmi?» poggiai i gomito sopra il bordo del tavolo in legno lavorato. Lo sguardo di Hobi si fece serio.

«Sai Jimin? Il ragazzo di cui ti parlo ogni tanto?» si fece piccolo sulla sedia.

«Chi? Lady Oscar? Cos'ha?» poggiai il viso sul palmo aperto della mia mano. Il suo tono di voce era agitato, oserei dire irritato all'idea di parlare di questo presunto ragazzo.

«Ecco lui...diciamo che mi ha trascurato tanto in questo ultimo periodo, ha conosciuto un ragazzo nuovo e ora parla sempre e soltanto di lui» lo vidi sbuffare arrabbiato, incrociò le braccia al petto. Un sorrisino mi spuntò subito sulle labbra.

«Sei geloso raggio di sole?» il rosso si imbarazzò all'istante.

«Io? Ecco io...ma no...io...stavo solo...» balbettava come non mai, da una parte mi meravigliai, non era cosa da tutti i giorni vedere Hobi imbarazzato, per un ragazzo poi.

«Rilassati, stavo scherzando» spostai lo sguardo altrove, di certo non lo aiutavo se lo fissavo con sguardo di chi ha colto nel sacco.

«Mi sento solo...messo da parte, come il giocattolo vecchio che un tempo amavi e coccolavi, tutto qui» disse a tono basso, fortuna sua lo sentì, molto bene anche. Spostai il peso del mio viso sul palmo della mia mano aperta e poggiai saldamente il gomito sul tavolo in legno. Essendo più grande di lui molte cose riesco a capirle, mi sembra di vedere il me da giovane.

«E cosa avresti intenzione di fare? Di certo non puoi startene con le mani in mano, sbaglio?» gli feci un sorrisino di scherno, al che sbuffò in maniera adorabile, con la mano libera gli accarezzai i capelli, erano così soffici e lisci.

«Dovrei...parlargli?» azzardò, io con sguardo addolcito annuì semplicemente, continuava a guardare da una parte all'altra, come se stesse pensando le esatte parole da usare con lui e lo trovai...dolce. Ordinammo la colazione e quando finalmente le mie mani venose entrarono in contatto con la tazza di porcellana calda del mio cappuccino mi sentì meglio.

«Inizia a fare così freddo» un brivido mi percorse là schiene coperta dalla mia felpa.

«Eh già» prese un sorso del suo the al limone.

Ad un certo punto la campanellina posta sopra la porta d'ingresso segnò l'entrata di un nuovo cliente. Una voce così calma e minuta si espanse in tutto il locale.

«Hobi?»

Il mio amico diventò dello stesso colore del maglione del ragazzo. Bordeaux.
Mi voltai curioso e i miei occhi incrociarono quello di un ragazzo biondo.

«Uh, Lady Oscar» mi scappò dalla bocca, tanto che mi freddai sul posto, il ragazzo mi fissò non capendo quello che stessi dicendo.

«Ciao...Jimin» salutò il mio amico, il ragazzo era ancora lì in piedi, immobile, ma i suoi occhi non stavano osservando il mio amico, bensì...la mia persona.

«Ti prego, siediti con noi» continuò il rosso davanti a me, il ragazzo come smosso da chissà cosa si sedette con noi, per l'esattezza tra noi due.

«Ci sarà da ridere» mi alzai in piedi e presi il cappotto.

«Hey Yoon dove stai andando?» mi implorò con lo sguardo Hobi.

«Dal mio amore più grande, il mio letto, non ti preoccupare Sunshine ci si becca in giro, ora hai questioni più importanti da risolvere» gli feci L'occhiolino e dopo aver lasciato una banconota sul tavolo spostai il mio sguardo verso il biondo.

«So' che ho un colore di capelli meraviglioso, se chiedi a Hobi magari ti passa qualche foto, oh, chiudi la bocca Lady Oscar o entrano le mosche» gli feci l'occhiolino e dopo aver salutato il mio amico con un gesto della mano me ne andai via, dritto verso casa, se ho ancora fortuna il letto è caldo.

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Annyeo! Grazie mille per aver letto anche questo capitolo 🙇🏻💙

사랑해~💕

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-Acquarius~💙

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𝐎𝐡 𝐲𝐞𝐬, 𝐦𝐚𝐣𝐞𝐬𝐭𝐲 👑🔥|| Vkook-TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora