Capitolo 29

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È proprio destino, tanto vale presentarmi, tanto so che lo rincontrerò sicuramente. 《Sono Carmen》gli porgo la mano. 《Federico》 si presenta, a sua volta. 《Posso sedermi?》 Indica lo spazio vuoto di fianco a me, io annuisco, cercando di sembrare più cordiale possibile.
《È proprio destino di rincontrarci》ridacchia. Ricambio la risatina 《già, ci stavo pensando anch'io》ammetto. 《Che ci facevi all'accademia l'altro giorno?》domanda, picchiettando le dita sul ginocchio. 《Niente, ero curiosa di guardare... e tu sei un ballerino?》chiedo, a mia volta. 《Oh no, lavoro dietro le quinte, mi occupo delle scenografie》mi spiega. 《Dev'essere divertente》 parlo piano, non sapendo minimamente che dire. 《Più o meno, a volte è un po' una rottura》ridacchia ancora. Guardo l'ora sullo schermo del mio cellulare, e decido di alzarmi dalla panchina, credo si sia fatto tardi. 《Devo andare》faccio un sorrisetto, un po' imbarazzata. 《Okay. Ci vediamo in giro, Carmen》sorride anche lui, pronuncia il mio nome come se mi conoscesse da anni, come se pronunciarlo fosse qualcosa di abituale. Mi  allontano a grandi passi, e arrivo in poco tempo al palazzo.
Sussulto quando mi accorgo di Irama nell'accessore, poco lontano dalle scale su cui sono io, non sembra accorgersi di me, improvvisamente divento pigra, penso che le scale per arrivare al primo piano siano troppe, mi avvicino a grandi passi verso l'ascensore, metto il braccio per non far chiudere le porte, e nel momento in cui lui si accorge di me, cerca di riaprirle, ma io gli blocco il passaggio. 《Non uscirai da questo ascensore》sibilo. Lui sembra arrendersi, e dopo qualche secondo cominciamo a salire. 《Irama...》comincio a parlare, ma lui mi blocca all'istante 《ci conosciamo?》non mi guarda neppure in viso.《non fare così》gli parlo,con la voce rotta. 《Non credo di averla mai vista》 continua. 《Per favore, mi fai male》lo incito a smettere, e mi sento in procinto di piangere o di tirar lui un cazzotto sul naso. D'un tratto l'ascensore si blocca, nessuno dei due ha toccato nulla. Ed io comincio a sentirmi soffocare. Se un momento fa avrei voluto restare con lui più tempo possibile, ora vorrei solo uscire, anche buttando giù le pareti. Comincio ad ansimare. 《Sì è bloccato?》balbetto, comincio ad agitarmi, mentre lui resta impalato con gli occhi sgranati. 《Irama, perché non si muove?》cerco di allargare il colletto della maglia, mi muovo da una parete all'altra. Comincio a guardare qualsiasi angolo dell'ascensore, che improvvisamente sembra essere più piccolo. Perderò i sensi, me lo sento. 《Stai bene?》domanda, avvicinandosi a me, io mi scosto, mi manca l'aria. Non rispondo, vorrei essere felice, perché mi ha rivolto la parola e si sta preoccupando per me, ma la voglia di continuare a vivere non mi lascia pensare lucidamente come vorrei. 《Sei claustrofobica?》domanda ancora, mentre io continuo a non rispondere. 《Non me l'hai mai detto》aggiunge. 《Irama》ansimo, sbattendo i palmi contro la parete. 《Respira profondamente》mi ordina, ed io lo faccio.
Dopo qualche respiro mi sento già meglio.
Irama, sei la mia medicina, per qualunque malore.

l'amore altrove -irarmen-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora