Guarire

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Ecco, è così, non mi so divertire.

«Non sai vivere, è questa la verità» mi han detto.

«Non sai vivere, non ti sai divertire, ti alieni solamente. E così nella tua mente ti diverti, ma ti diverti solo tu perché gli altri intorno non riescono a farlo mai, con te così.»

«Tu non sai vivere.»

Allora sarà questo, non mi so divertire.

Vedo la gente intorno a me, che ride che parla che sta insieme.

Io non so come si fa.

Loro c'erano già tutti prima di me.

Io non sono necessaria.

Mi alieno, me ne vado, sparisco pur rimanendo sempre lì, su quella sedia attorno a un fuoco all'aperto. Mi guardo intorno, vedo tutto ma non percepisco nulla.

Poi mi viene da piangere ma non lo faccio.

Non lo faccio mai, non davanti alla gente, almeno.

Forse con qualcuno considerato amico, ma come faccio a capire chi lo è?

Come si passa dall'essere gente ad essere amici?

Io ancora non l'ho capito, forse è questo il mio problema. Il mio certificato e diagnosticato problema comportamentale e disturbo di personalità.

Non me ne parlano però, sono troppo piccola, dicono.

Ma quando si diventa grandi abbastanza per avere il diritto di conoscere se stessi? Quando si può ottenere dalla società il permesso di conoscersi?

Queste sono cose importanti, o almeno lo credo io dato che pare influenzino grandi parti della mia vita, eppure non me ne parlano.

Vorrei sapere.

Sei troppo piccola.

Non sappiamo.

Poi ti spiegheranno.

Ma non lo fanno mai.

Rimandano, rimandano, rimandano.

Ed io rimango qui, su questa sedia d'esterno, a guardare gli altri che parlano e gesticolano e ridono.

Ridono.

Io no, quasi mai.

Gente tutto intorno, e i miei amici? Lontani. Non qui.

Devo guarire, dicono, ma oggi è una giornata storta e non posso farci niente.

Tra un po' si potrà rientrare, tra un po' l'ora di libertà dopo cena sarà finita e potrò tornarmene nel mio letto. Nelle giornate storte vorrei rimanerci tutto il giorno, a letto, ma qui non me lo permettono.

A casa mia mi imponevo, a casa mia era diverso, a casa mia...

Forse a casa mia non c'era solamente gente, ma anche lì non hanno voluto spiegarmi lo stesso cosa c'è che non va in me.

Ce ne sono tante di giornate storte, ma una volta al mese è appuntamento fisso.

È la frustrazione per qualcosa che non vuoi ma che non puoi cambiare, e mai potrai.

La vita fa schifo, alcune volte. Parte già male, con qualcuno che decide per te; nessuno te lo chiede se vuoi nascere o meno, nasci. Perché lo decide qualcuno per te. Nasci maschio o femmina e nessuno te lo chiede se ti va bene. Ti gettano nel mondo e poi sei lì, abbandonato, ti ci buttano dentro e ora ti fotti.

Pensare fa schifo, ci ho provato per tanto tempo a non farlo ma certe cose vengono a galla lo stesso. È inutile provarci, quando si è in un certo modo non basta non pensare per evitare che sia vero.

Ma ora non importa, questo mi fa solo male e io devo guarire.

L'ora d'aria finisce: letto, luce spenta, coperte, notte, basta.

Devo guarire, dicono.

Sono troppo piccola per sapere da cosa, ma grande abbastanza per esserne malata.

Il richiamo del vuotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora