Tu..

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Sophie, era cambiata.
Non era la stessa ragazza conosciuta tempo prima.
Vederla in quella situazione mi aveva fatto cambiare opinione nei suoi riguardi.

Sentii dei passi alle mie spalle così accelerai il passo

<<Marinette aspetta!>> esclamò lei con voce rauca.

Non mi voltai ma il mio corpo rimase immobile sul posto. Non riuscivo a reagire.

Mi sentii afferrare il polso, un tocco delicato e freddo, il mio corpo si irrigidì di colpo.

Mi voltai leggermente per guardarla negli occhi, erano lucidi e sulla via di scoppiare.

<<lascia che ti spieghi..>> iniziò

Portandosi una ciocca di capelli sfuggente dietro l'orecchio, mi guardò con occhi imploranti.

<<non ho bisogno di spiegazioni, va bene così>> le rivolsi un sorriso falso e uscii dall'edificio.

Tikki mi rivolse uno sguardo preoccupato e io la rassicurai.

<<va tutto bene>>

Ignorai il suo sguardo interrogativo, e mi incamminai nella buia via.

Avevo la testa sommersa da pensieri che non mi riguardavano.
Io avevo i miei problemi e lei probabilmente i suoi.

Non avevo mai visto quell'uomo, tanto meno a lavoro.

La pioggia iniziò a bagnare il marciapiede, e Tikki si stava riposando nella mia borsa.

Mi accostai sotto un piccolo terrazzo, a riparo dall'acqua.

Inviai un messaggio ad Adrien chiedendo se potesse venire a prendermi.

Dopo pochi minuti una delle sue Escalade era sul ciglio del marciapiedi.

Entrai velocemente nella macchina, la camicia era bagnata e lasciava mostrare il reggiseno, la gonna era ormai troppo aderente, mi sfilai le scarpe.

Adrien mugugnò leggermente attirando la mia attenzione

<<Tutto bene?>> gli chiesi poggiando la mano sulla sua coscia.

Il suo corpò si irrigidì velocemente e tenne stretto il volante tanto da far diventare bianche le sue nocche.

<<Adrien?>> lo richiamai

si schiarì la voce

<<Tutto bene, tu hai perso la cognizione del tempo?>> rispose brusco

Sbuffai portando le braccia al petto
Rivolsi lo sguardo al finestrino, fuori il tempo peggiorava, vedere il paesaggio scorrere così velocemente mi rilassava.

Mi portò una mano sulla coscia accarezzandola con il pollice.

<<Sono stato ad aspettarti tutta la sera>> mi informò con tono affranto

<<Stavo lavorando>> risposi secca

Lo sentii sospirare ma non lo degnai di uno sguardo.
Non mi piaceva il suo modo di controllare tutto.

<<Mi dispiace>> disse senza distogliere lo sguardo dalla strada

Incrociai le braccia al petto.

<<Davvero>> sussurrò.

Accennai un sorriso vedendo la sincerità nel suo sguardo.

<<Ho parlato con mio padre>>

Mi voltai con sguardo stupito dalla sua direzione, lui era molto teso

<<E?>> lo incitai a continuare

<<Ha accettato di collaborare con lui>>

Gli misi una mano sulla sua, sentii la sua tensione sparire.
Mi prese la mano portandola a pochi centimetri dalle sue labbra, sussurrò un "ti amo" su essa lasciando fare al mio cuore un tuffo.

Arrossii focosamente al suo tocco.

Parcheggiò difficilmente sotto la nostra palazzina, i posti erano quasi tutti occupati ma ne trovammo uno a pochi metri da casa nostra.

La pioggia era davvero prepotente quella sera, così mi porse la sua giacca e tirò su il cappuccio per proteggermi dall'acqua.

<<Sbrighiamoci>> disse iniziando a correre

Non riuscivo a correre a causa dei tacchi, i miei piedi imploravano pietà.

Adrien era quasi al portone dell'edificio, io mi ero spostata di un paio di metri.

Ero uno straccio, uno straccio bagnato.

Lui si voltò per cercarmi e quando si rese conto della distanza, mi corse incontro.
Eravamo a pochi millimetri l'un l'altro.
Mi sollevò da terra posandomi sulla sua spalla.

I capelli bagnati gli ricadevano sul volto, aveva gli occhi socchiusi, la mascella contratta, e si intravedevano i muscoli dalla sua maglietta bianca.

Tornai con i piedi per terra quando finalmente entrammo nel corridoio del palazzo.

Il petto di Adrien si alzava e si abbassava all'impazzata, mi cinse la vita avvicinandomi a lui.

Mi afferrò il seno massaggiandolo con delicatezza.
Il desiderio cresceva.

<<Adrien..>> mugugnai

<<Di sopra>> gli ordinai, spostandomi leggermente da lui.

Lui si corrucciò facendo il labbruccio, ignorando la sua tristezza mista al desiderio mi avviai per le scale.

Arrivammo al primo piano, dove c'era il nostro appartamento.

Tirai fuori le chiavi, e con tale velocità apre la porta come mi spinge dentro la casa.

Gli sorrido mordendomi il labbro inferiore.

•La Ragazza & Il Gatto Nero• ||Marichat|| 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora