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Le lunghe partenze sono sempre state il mio punto debole in assoluto. Le odiavo, proprio come odiavo sentire la mancanza chi partiva specialmente se questa è una persona a me cara. Odiavo quando partiva mio fratello, odiavo non vederlo in giro per casa, odiavo il fatto che poteva farsi sentire poco e niente e odiavo il fatto di non poterci litigare. E adesso, nonostante fossi abituata alle partenze da sette anni a questa parte, questo sentimento che è l'odio era ancora più forte. La partenza di Niccolò era la cosa che mi destabilizza in tutto e per tutto. Mi sono abituata a lui, mi sono abituata alla sua presenza costante nelle mie giornate, mi sono abituata ai suoi baci al mattino appena sveglia e anche a quelli prima di andare a dormire. Mi sono abituata ai litigi, alle discussioni anche alle più inutili, mi sono abituata al fatto che cambiasse canale per vedere la partita senza chiedermelo, e mi sono abituata ai suoi continui sbalzi d'umore. Tutto era diventato abitudine per me, tutto tranne la nostra relazione. Quello no, ogni giorno era sempre qualcosa di nuovo: andavamo in posti diversi ogni volta per esempio, avevamo sempre cose diverse da dirci e niente, ma proprio niente era sempre uguale. Guardando quella maledetta valigia grigia sentivo un groppo alla gola e un nodo allo stomaco, forse era questo il momento in cui ogni promessa fatta, ogni cosa detta, doveva iniziare ad essere rispettata e mantenuta. Più guardavo quella valigia essere riempita e più il mio odio verso le partenze cresceva, sapevo che avrei potuto sentirlo in qualsiasi momento della giornata ma sapevo anche che non era la stessa cosa. Ogni maglietta messa in quella valigia mi dava la sensazione che Niccolò stava portando via da quei cassetti troppe parti di lui. Per quanto fosse un disordinato di primo ordine, in quella valigia tutto era messo al suo posto e in ordine. Sapevo che questo giorno prima o poi sarebbe arrivato e sapevo anche che in realtà non sarei mai stata pronta psicologicamente per affrontare il tutto. Vedevo Niccolò girare per la camera, intento a prendere le ultime cose e io cercavo di non piangere, una cosa che mi sono sempre promessa per non rendere tutto più difficile a chi partisse. Niccolò chiude la valigia sospirando in fine, segno che era arrivato il momento

-Credo di non dimenticare nulla- dice passandosi una mano tra i capelli spettettinandoli, neanche per lui era facile partire. La paura non lo aveva abbandonato, temeva ancora che non sarei riuscita a sopportare tutto questo anche se lo rassicuravo ogni secondo.

-Hai preso tutto il necessario?- gli chiedo cercando di fare mente locale alle cose messe nella valigia e nello zaino rosso

-Se riesci ad entrare in quella valigia, allora si ho preso tutto- dice sorridendo e facendomi ridere un po'

-Deodorante, caricabatterie, medicine...- scuoto la testa divertita poiché aveva un borsello pieno di medicine, le sue immancabili medicine - ho preso tutto-

Eravamo fuori, aspettavamo che arrivasse Jacopo assieme ad Adriano per partire. Niccolò mi stringeva a lui, e io mi godevo a pieno quegli ultimi minuti insieme a lui

-Ho una cosa per te- gli dico sciogliendo momentaneamente l'abbraccio. Prendo dalla tasca dei jeans una collana con un ciondolo a forma di barchetta a vela, era il mio preferito e soprattutto il mio portafortuna personale. Rappresentava molto per me e volevo che era lui ad averlo

-Ma è il tuo ciondolo preferito- dice sorridendo, lo guardo ed aveva gli occhi lucidi, forse per il momento che si era venuto a creare

-Lo so, voglio che lo tenga tu in modo che mi avrai sempre con te- gli rispondo, avevo anch'io gli occhi lucidi e le lacrime minacciavano di uscire ma dovevo cercare di non farle uscire, almeno non adesso. Niccolò si mise la collana al collo e scendeva proprio accanto alla sua amata chiave. Mi abbraccia di nuovo stringendomi più forte e lasciandomi poi un bacio sulle labbra, un suv nero si ferma proprio avanti a noi, successivamente Jacopo esce dall'auto e prende la valigia di Niccolò mettendola nel bagaglio, si avvicina di nuovo a noi e poi mi saluta con un abbraccio

-Giulia, per qualsiasi cosa tu abbia bisogno puoi chiamare tranquillamente- mi rassicura, annuii con la testa facendo un sorriso, ci credevo che Niccolò gli vesse bene era sempre disponibile e premuroso. Sale di nuovo in macchina dopo aver detto a Niccolò che era il momento di andare

-Allora ci siamo- mi dice Niccolò, si sistema lo zaino sulle spalle

-A quanto pare si- sorrido tristemente guardando i suoi occhi marroni farsi sempre più lucidi - Nic ti prego chiamami o mandami un messaggio appena ne hai l'opportunità-

-Lo farò, tu prometti di aspettarmi qui al mio ritorno- aveva bisogno di sentirsi dire che ci sarei stata, che lo avrei aspettato qui al suo ritorno, aveva bisogno di quelle mie parole forse per avere una carica in più

-Lo prometto- lo abbraccio forte, assaporando quei pochi secondi prima che ci separavamo per lunghi mesi. Mi bacia, uno di quei baci lunghi dove racchiudeva tutte le cose non dette. Niccolò si piega sulle ginocchia, mi accarezza la pancia e poi la bacia come faceva sempre

-Devo andare o finirò con il piagnucolare come un bambino- dice tirando su con il naso, aveva già lasciato sfuggire qualche lacrima

-Stai attento e fai vedere a tutti quanto vali- gli accarezzo la guancia leggermente ispida causata dalla piccola crescita della barba

-Passeranno prima che possiamo accorgercene, ti chiamo non appena arrivo- mi lascia un altro bacio veloce sulle labbra e apre la porta dell'auto sistemando lo zaino sui sedili posteriori, mi stringo nella sua felpa sentendo già la sua forte mancanza, tiro su con il naso sentendo il labbro inferiore tremare, ancora un po' Giulia, dico a me stessa trattenendo ancore lacrime. Niccolò sale in macchina e dopo aver chiuso la porta abbassa il finestrino mostrandomi un sorriso smagliante, ma gli occhi lucidi erano ben visibili

-Vi amo Giulia- dice ancora riferendosi anche alla piccola creatura che stava crescendo nella mia pancia, sorrido e questa volta non riesco più a trattenermi, una lacrima scivola via dal mio occhio cadendo a terra sul marciapiede,

E non nascondere le lacrime che tanto scendono in basso..

Mi ritorna in mente la frase di una canzone di Niccolò

-Ti amiamo anche noi- rispondo, guardo un ultima volta il sorriso di Niccolò prima che Jacopo metta in moto e poi partire. Se ne era andato, era partito e già non vedevo più il suv nella mia visuale, mi lasciai ad un pianto liberatorio, lasciai uscire tutte le mie emozioni che erano state intrappolate per giorni, piangevo e mi sentivo mancare l'aria. Niccolò era andato via e con lui aveva portato via anche un piccolo pezzo del mio cuore. In compenso però lui, qui con me, aveva lasciato un pezzo di lui ed ero fermamente convinta che fosse senz'altro la parte più importante, la parte più bella di lui.

Cercami dove il mare finisce-ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora