13.

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-Come facevi a sapere di tutto quello che adoro? - gli chiedo, eravamo seduti sul muretto e avevamo finito di gustare la buonissima torta al cioccolato dove poco prima era ricoperta da ventitré candeline

-Diciamo che ho avuto un aiuto, so un disastro io co ste cose Giuliè- risponde ridendo, prende il piattino dalle mie mani, lo mette sopra il suo e poi lo poggia di lato. Si siede a cavalcioni sul muretto mettendosi di fronte e più vicino a me

-Sei riuscito a lasciarmi senza parole, non sei poi così un disastro- dico ridacchiando, Niccolò mi attira a lui lasciandomi un bacio tra i capelli - mi canti qualcosa?- gli chiedo poi

-Magari non adesso- mi guarda, tento di fargli gli occhi dolci ma questo lo fa solamente scoppiare a ridere. Fino ad ora lo avevo solo sentito suonare il pianoforte, certo avevo ascoltato le sue canzoni su youtube ma credo che sentirlo cantare mentre mi guarda sarebbe stata una cosa totalmente diversa - Si è fatta l'una, che dici torniamo?- faccio un leggero sbuffo e poi lascio che Niccolò mi aiuti a scendere dal muretto e dirigerci verso la macchina per tornare a casa.

Il mattino seguente vengo svegliata da Elena in un modo non molto raffinato: spalanca la porta e mi salta addosso a peso morto urlandomi buon compleanno nelle orecchie

-Ma sei impazzita?- dico ridendo lei in tutta risposta mi abbraccia. È sempre stato il suo modo di augurarmi buon compleanno fin da quando eravamo delle quindicenni. Una volta che Elena si toglie da dosso mi metto seduta incrociando le gambe e lei fa lo stesso -non spezzi mai la tradizione-

-Ehi, sono una persona tradizionalista dovresti saperlo- mi da un leggero schiaffo sul braccio ridendo -piaciuta la sorpresa?- mi chiede tornando seria per un attimo

-È stata la più bella mai ricevuta. Tutto era curato nei minimi particolari e dettagli- le dico con aria quasi sognante ripensando alla serata di ieri. Sul comodino avevo messo il girasole in bella vista e sulla scrivania la scatola vuota ma ben chiusa con sopra ancora il palloncino che svolazzava

-Si è impegnato davvero tanto. Non immagini quanto è stato preso in giro da Marco per questo- si porta una mano al petto e inizia a ridere e io con lei provando ad immaginare la scena

-Piuttosto, stronzetta che hai combinato l'altra notte?- le chiedo riferendomi alla notte in cui restai a dormire da Niccolò

-Sono stata con Claudio, il ragazzo che lavora con me. Ricordi che te ne ho parlato?- mi chiede e io dopo averci pensato su le faccio cenno di si - bene, mi ha portata al cinema, poi abbiamo mangiato un panino e bevuto una birra davanti al Colosseo e poi..-

-Ti prego, risparmiami i particolari- mi copro la faccia con un cuscino sentendo poi Elena scoppiare a ridere. Restammo così ancora per un po' a parlare, poi andammo di corsa a prepararci per andare al mare assieme gli altri.

Esattamente come la volta precedente i ragazzi lasciarono le loro cose sparse in giro per iniziare un nuovo breve torneo di calcio, si fermavano di tanto in tanto per parlare di qualcosa oppure per insultarsi. Noi ragazze invece eravamo sedute sugli asciugamani per organizzare al meglio la serata, siccome il giorno dopo era ferragosto questa sera l'avremmo passata in spiaggia con tanto di tende da campeggio, falò e la musica di Niccolò che aveva portato la sua chitarra. I ragazzi si erano tuffati continuando a giocare a palla, successivamente anche noi ragazze decidemmo di tuffarci, non appena metto piede in acqua vengo presa di mira dai mille schizzi che mi fecero bagnare prima che potessi farlo da sola gridando ovviamente ancora buon compleanno

-Siete dei deficienti cronici- tolgo via l'acqua dagli occhi e comincio a ridere contagiata dagli altri. Mi immergo in acqua e raggiungo Niccolò pronto a stringermi tra le sue braccia, lo schizzo leggermente facendolo imprecare - questo è per non aver difeso la tua ragazza- gli dico schizzandolo ancora

-E questo per cos'era?- strizza gli occhi  ridendo

-Non hai voluto cantare per me ieri sera- gli dico, la sua espressione si fa seria si allontana di poco sbuffando, stavo imparando da me che Niccolò era vulnerabil cambiava umore praticamente sempre più o meno paragonabile ad una donna quando ha il ciclo

-Non è che deve diventà un processo. Non c'avevo voglia, stop.- era leggermente alterato, dal canto mio non credo gli desse così fastidio che scherzassi su questo argomento -non devi farmi sentire costretto- continua ancora. Lo guardo per qualche istante prima di girargli le spalle e uscire dall'acqua per stendermi sul mio asciugamano, strizzo i capelli e mi stendo e come sempre ogni volta che sono al mare cerco di rilassarmi, ma ogni volta che lo facevo mi addormento e credo che per il momento sia meglio così.

Il sole stava tramontando, molti ragazzi si erano attrezzati come noi per passare la notte in spiaggia mentre le poche famiglie rimaste si godevano come me il tramonto. Guardavo il mio piccolo tatuaggio appena vicino la caviglia che raffigura una piccola barchetta passo il dito sopra accarezzandolo e successivamente guardo l'orizzonte beandomi delle sfumature arancioni e rosse create da quel tramonto spettacolare, pensavo a mio fratello: pensavo a quanti anni erano che non passavo un mio compleanno con lui, a chissà quanti tramonti migliori di questi avesse visto nel bel mezzo dell'oceano, pensavo se chissà era mai riuscito a contare le stelle nel cielo quando era notte, pensavo a lui e a quanto mi mancasse. Senza che me ne accorgessi le lacrime scendevano sul mio viso, succedeva sempre quando mi perdevo a pensare a mio fratello fissando il mare e in questo momento ero grata alla mia migliore amica che mi stesse stringendo in uno dei suoi abbracci più belli

-Andiamo a passeggiare un po' ti va?- mi chiede dolcemente. Le dico di si e successivamente ci alziamo cominciando a passeggiare, sentivo gli occhi di Niccolò addosso. Per tutto il giorno non gli ho rivolto parola e tanto meno lui, se lui era testardo alle volte io lo ero il doppio di lui.

Ridevamo per le tante stronzate che facevano Niccolò e Marco, ci raccontavano le loro avventure di quando erano più piccoli ed era incredibile il fatto di quanti quai avessero combinato insieme. Io e Niccolò continiavamo a non rivolgerci parola ma entrambi non riuscivamo a staccarci gli occhi di dosso, dopo poco Niccolò prende la sua chitarra e la poggia sulla gamba e inizia a suonare e poi comincia a cantare

Si posa una farfalla sulla spalla
Oggi mi siedo e resto ad ascoltarla
Poi dice che non è più tempo di parlare
Che poi domani ha un'altra vita da incontrare
Dice: Ti prego, mi porti al mare?
Avrei solo bisogno di capire
Se è giusto vivere quel che rimane

Io lo guardavo, incantata dalla sua voce e dal suo volto che esprime a pieno il significato di quella canzone, che sapeva era una delle mie preferite. Per tutta la durata della canzone mi beavo della sua voce roca e profonda, mi perdevo in ogni suo respiro e in ogni suo sguardo

E io ti porterei
Io ti porterei
In un posto dentro
In quel posto dentro me..

Mi guarda e i suoi occhi mi parlavano, e io del resto non potevo fare altro che perdermi in quel posto dentro di lui

Cercami dove il mare finisce-ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora