Solo

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-NON HAI FATTO I COMPITI, VOGLIO SAPERE QUAL'È LA TUA GIUSTIFICAZIONE.-urla mio padre non appena varco la soglia di casa, la professoressa deve avergli fatto sapere del mio piccolo disguido.

Ieri, dopo aver fatto merenda con Niccolò, siamo rimasti a parlare, a ridere e scherzare e ho rimosso totalmente dalla testa l'idea di fare i compiti, questo finché alle diciotto e quarantacinque la porta d'ingresso non si è aperta e mia madre mi ha informato di essere arrivata.

A quel punto Niccolò, che si era nascosto nuovamente dentro la cabina armadio, ha deciso che era meglio andarsene e dopo aver scavalcato nuovamente il balconcino è sparito tra gli alberi presenti in giardino.

Ho subito iniziato a fare i compiti ma il tempo non è stato sufficiente e mio padre insiste nel voler cenare puntualmente alle venti di ogni sera, quando mi sono messa a letto non mi sembrava così grave, non avevo mai saltato un compito quindi se per una volta era successo non vedevo dove stava il problema, ovviamente non avevo fatto i conti bene: tutti i professori, chi per un motivo, chi per un'altro sono in contatto con mio padre e qualsiasi cosa io faccia lui viene sempre a saperla.

-Avevo fame, non riuscivo a concentrarmi.-mento con l'unica intenzione di farlo sentire in colpa, errore mio, questo sembra farlo infuriare ancora di più.

-NON PROVARE A DARMI LA COLPA DEI TUOI FALLIMENTI SIGNORINA, LA PROSSIMA VOLTA, SE HAI FAME MANGI QUELLO CHE TROVI IN TAVOLA.-urla rosso in viso per lo sforzo, spero non gli prenda un infarto.

-Anche se va contro quello che penso?-
-ESATTO!-
-Non credo sia giusto.-
-TU NON SAI COS'È GIUSTO.-
-Dio puoi smetterla di urlare, mi scoppia la testa.-si intromette mia madre.

-Lasciala in pace, non è mica cascato il mondo solo perché non ha fatto un compito, in cinque anni non ne ha mai saltato uno.-continua stancamente.

-E a te non sembra strano?-chiede.

-Non ti sembra strano che proprio quando arriva quel tipo lei comincia a non fare i compiti?-
-Quel povero ragazzo non ha colpe se non quella di essere capitato nella sua stessa classe. - risponde convinta.

-Se salta fuori che è lui il problema lo rovino.-ringhia a denti stretti per poi sbattere una mano sul tavolo e alzarsi senza finire il suo pranzo, io alzo le spalle e continuo a mangiare la mia insalata finché il mio telefono non vibra.

Da Il Mio Bellissimo Compagno Di Banco:
Sei ancora viva?

I timpani spaccati ma si, sono viva.

Dovevo lasciarti fare i compiti.

Non preoccuparti, avrebbe trovato un'altro motivo per sgridarmi.

-Si può sapere con chi ti stai scrivendo?-chiede Marco guardandomi storto.

-Stiamo pranzando, non è educato stare al telefono.-si aggiunge Micaela, sono l'esatta copia di nostro padre.

-Giulio mi ha chiesto i compiti.-dico in fretta cercando di posare il telefono.

-Dai qua, fa vedere.-ordina Marco prendendomi il telefono dalle mani, fortuna che grazie a Niccolò ho imparato la lezione, anch'io adesso ho una password.

-Da quando in qua hai una password tu?-chiede stranito.

-Hanno tutti una password, che razza di persona lascia il telefono senza password?-chiedo ripensando alle esatte parole scritte da Niccolò due giorni indietro.

||Ti Dedico Il Silenzio||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora