Adesso Parlo Io

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Osservo il campanello con su scritto 'Moriconi' indecisa se suonare o no, mia madre mi ha consigliato di andare a trovarlo visto che non si è più fatto vivo nemmeno a scuola e devo ammetterlo, sono preoccupata per lui.

Sospiro e alla fine spingo il pulsante, qualche minuto dopo, senza nemmeno aver risposto, questo scatta ed io mi infilo dentro, salgo le scale e raggiungo la porta di casa, è socchiusa.

-Posso entrare?-chiedo dopo aver bussato, non mi arriva nessuna risposta ma decido di entrare comunque, dentro è tutto buio.

-Niccolò?-lo chiamo ma ancora una volta non risponde eppure mi ha aperto quindi dev'esserci per forza, mannaggia mi sento come in uno di quei film horror dove l'assassino arriva all'improvviso.

-Niccolò, ci sei?-parlo ancora, in cucina di lui non c'è nemmeno l'ombra, tasto il muro in cerca dell'interruttore della luce ma ciò che trovo è qualcosa di caldo e...

-AAAAAAAAAAAAAH!-urlo indietreggiando quando quel qualcosa (che poi era un qualcuno) mi afferra un braccio, una risata si espande subito dopo in tutta la stanza.

-TU SEI COMPLETAMENTE FUORI DI TESTA!-urlo quando Niccolò accende la luce e si mostra in tutta la sua bellezza, forse sarà che non lo vedo da un po', forse sarà che sono diventata mezza orba ma lo trovo ancora più bello di prima.

-Che c'è?-chiede Niccolò notando probabilmente il modo in cui lo sto fissando.

-C'è che sei bellissimo, idiota.-non riesco a trattenere le parole, lui sorride compiaciuto e si avvicina a me.

-Che sei venuta a fare qua?-chiede poi freddo, ricordandosi probabilmente di come l'ho trattato quella maledettissima notte, fermandosi poco prima di raggiungermi.

-Io

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-Io...-abbasso lo sguardo, non si era mai esposto in quel tono con me.

-Mi dispiace, non sarei dovuta venire.-mormoro in tono appena udibile, gli passo accanto e faccio per andarmene, lui non mi ferma, raggiungo la porta ma non riesco ad uscire, mi volto a guardarlo e, non resistendo agli impulsi, gli corro incontro e lo abbraccio.

-Non ti ho più visto, mi sono preoccupata così tanto.-ammetto con la testa affossata nel suo collo, lui non ricambia il mio abbraccio, mi sento così patetica, cos'è che mi aspettavo? Magari che mi abbracciasse e mi dicesse che va tutto bene?

-Sto bene, come vedi.-dice in tono piatto.

-Ma io non lo sapevo, ho pensato qualsiasi cosa: dalla meno brutta alla peggiore.-parlo agitata.

-Non sono stato io a mollarti.-alza le spalle e va verso il frigo, stappa una bottiglia di birra con una forchetta e ne tracanna la metà.

-Sono le dieci del mattino.-gli faccio notare l'orologio appeso alla parete ma inutilmente visto che è fermo all'una e un quarto chissà da quanto tempo.

-E allora?-domanda con menefreghismo, noto tutte le altre bottiglie di birra sparse per la cucina, saranno almeno una ventina.

-Da quant'è che non metti a posto?-domando cominciando a riunirle per buttarle.

-Che sei venuta a fare?-chiede di nuovo.

-A parte pulire, ovvio.-aggiunge scuotendo la testa.

-Ti... Ti ho portato una cosa. Tra una settimana cominceranno gli esami e...-
-Io non li farò gli esami.-taglia corto finendo la bottiglia.

-Non vuoi terminare gli studi?-chiedo smettendola un'attimo di pulire, ho lavorato il doppio per creare una tesina soddisfacente anche per lui e lui non ha intenzione di presentarsi agli esami?

-No.-risponde asciutto.

-Ma ormai...-
-Gioia, che sei venuta a fare?-mi interrompe togliendomi le bottiglie di birra dalle mani, le poggia sul tavolo e mi guarda serio.

-Scusami per quella volta.-dico guardando le mie scarpe, sono diventate improvvisamente interessanti.

-Mi hai abbandonato anche tu, non dovrei più permetterti di entrare in casa mia, tanto meno nella mia vita. Dovrei sbatterti fuori adesso, seduta stante.-parla velocemente, come se avesse talmente paura di dire ciò che sta dicendo da doverlo dire tutto in una volta.

-Io non ti ho abbandonato, non...-
-AH NO?-alza la voce mentre con una mano mi prende il viso costringendomi ad un contatto visivo.

-Niccolò...-
-Adesso parlo io.-mi blocca nuovamente.

-Dovrei sbatterti fuori eppure non ci riesco e sai perché?-domanda, io nego con la testa.

-Perché dopotutto io ti amo, sei l'unica persona che io abbia mai amato così tanto in vita mia.-confessa stringendo i pugni.

-Tu mi rendi vulnerabile, l'ironia della sorte è che per te io darei la vita.-aggiunge chiudendo gli occhi stanchi per un attimo, anche io lo farei per te, penso ma non lo dico.

-Ed io ti ho sentita quella notte, ti ho sentita urlare il mio nome, ti ho sentito dire che ti mancavo, che mi amavi e allora non capivo, non capivo perché tu continuassi a scappare.-riprende a parlare.

-E poi mi si è accesa la lampadina, ho parlato con l'unica persona che dentro casa tua ragiona oltre tua madre.-racconta con un sorriso.

-Marco?-chiedo facendo due più due.

-Proprio lui. Mi ha detto il perché, lui sa.-scuote la testa e comincia a passeggiare avanti e indietro, se Marco sa perché non mi ha mai detto nulla?

-Sa che quell'infame ti ha chiesto di lasciarmi per far sì che tua madre e tuo padre tornassero insieme e ora io mi chiedo...-fa una pausa.

-Perché non me ne hai parlato? Perché sei scappata? Perché hai scelto lui?-dalla sua espressione capisco quanto gli sia costato pormi l'ultima domanda.

-Non ho scelto lui.-lo correggo immediatamente.

-Io, io non sapevo che fare Niccolò. Mia madre ha cominciato a raccontarmi del fatto che lui la invitasse ad uscire e sembrava così felice, non me la sono sentita di rovinare la sua felicità.-confesso giocando con le mie mani sudate.

-E HAI BEN PENSATO DI ROVINARE LA NOSTRA?-urla lanciando una bottiglia verso la cucina, questa si frantuma ed io indietreggio per evitare le schegge.

-Non sapevo che fare.-cerco di avvicinarmi a lui ma mi scansa.

-HAI SCELTO LUI GIOIA.-urla e un'altra bottiglia viene scagliata con forza contro al pavimento.

-Niccolò smettila, mi fai...-
-IO TI AMO, CAZZO, TI AMO!-sovrasta la mia voce con la sua.

-MA TU HAI SCELTO LUI, PERCHÉ NICCOLÒ MORICONI NON SERVE A UN CAZZO, È UN FOTTUTISSIMO CAMERIERE, UN POVERACCIO, UN...-continua a gridare ma ben presto mi rendo conto della sua voce tremante.

Gli fermo le braccia a mezz'aria e gli tolgo altre due bottiglie, che sennò avrebbero raggiunto le altre sul pavimento, e metto le mani sul suo petto lasciato scoperto dalla camicia, sento il suo cuore battere furiosamente, le guance bagnate dalle lacrime.

Lo abbraccio di nuovo e stavolta lui mi stringe, mi stringe così forte da farmi quasi mancare il respiro mentre comincia a singhiozzare come un bambino...

To be continued... 😏

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