Tortura

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-COSA TI SALTA IN MENTE RAGAZZINA?-sento le urla di mio padre provenire dall'entrata della scuola, sapevo che il professor Lo Iacono lo avrebbe fatto.

Niccolò, poco lontano da me, si gira a guardare.

-SI PUÒ SAPERE CHE COSA TI È PRESO?-urla ancora prendendomi un braccio con forza.

-Papà non ho fatto niente.-dico con voce acuta, la sua stretta è troppo forte.

-Così le fa male.-interviene il ragazzo, si vede che si sta già arrabbiando, gli basta un niente per far connettere i fili ed arrabbiarsi.

-Sei tu il disgraziato?-chiede con disprezzo.

-Prego?-
-Tu... Tu sei quello nuovo?-
-Si, sono io in carne ed ossa, non pensavo di essere famoso.-fa un sorriso finto e si sistema gli occhiali da sole sugli occhi.

-Ma chi ti credi di essere? Come osi mettere mia figlia nei guai?-
-Non è stato lui.-intervengo subito io mettendomi in mezzo tra loro.

-E allora spiegami com'è che in meno di una settimana dal suo arrivo i tuoi professori mi hanno già chiamato due volte e sei finita pure in presidenza.-dice mettendosi a braccia conserte.

-I professori la stanno facendo tragica, soltanto perché giudicano Niccolò ed è casualmente capitato al mio banco.-
-Casualmente? Non c'erano altri banchi liberi?-ringhia lui guardando male il ragazzo dietro di me.

-No.-mento io, anche se ci fosse non voglio che si sposti.

-Ne porterò uno io allora o meglio ti farò cambiare classe.-
-Ma papà...-
-STA ZITTA.-urla strattonandomi per poi trascinarmi via per il polso.

-Lei sta scherzando spero.-ci raggiunge velocemente Niccolò che mi prende la mano e alza la manica scoprendo una grossa chiazza rossa lasciata dalla mano pesante di mio padre.

-Ha visto cosa gli ha fatto?-chiede nervoso.

-Chi ti ha chiesto niente a te? Fatti gli affari tuoi ragazzino, non ti impicciare di ciò che non ti riguarda.-
-Non mi riguarda?-strilla massangiandomi il punto dolorante.

-Niccolò è meglio che vai.-dico guardandolo con gratitudine, nessuno aveva mai fatto niente del genere per me tralasciando mia madre.

-No che non me ne vado.-dice in tono sicuro.

-Lei è da denuncia!-esclama poi rivolto a mio padre che scoppia a ridere come se avesse raccontato la barzelletta dell'anno.

-Tu forse non mi conosci ragazzino.-dice tra una risata e l'altra.

-Io sono il miglior avvocato di Roma e una denuncia fatta da un insulso ragazzino come te non può che farmi il solletico.-conclude poi serio.

-E a lei sembra giusto? Solo perché è intoccabile per legge deve comportarsi come un animale?-il suo sguardo è cupo, mio padre lo guarda come un toro infuriato.

-Niccolò vattene.-lo avverto io.

-Vattene.-continuo e lo spingo via da me, nonostante una fitta al polso mi fa stringere i denti, mi rendo conto di averlo fatto appena in tempo perché lo schiaffone dedicato a Niccolò mi arriva in piena guancia.

-MA LEI STA SCHERZANDO?-urla adesso Niccolò, è davvero molto arrabbiato.

-Stai superando il limite ragazzino.-ringhia mio padre cercando di andargli incontro, mi metto davanti però per fermarlo.

-Papà lascialo in pace, andiamo via.-
-Si può sapere perché lo difendi? C'è qualcosa tra voi due?-domanda spostando lo sguardo da me a Niccolò e viceversa.

-Gianni!-sento la voce di mia madre e ringrazio mentalmente il cielo, quella donna è la mia salvatrice.

-Cosa ci fai tua qua?-chiede lui scocciato, gli ha rovinato la festa.

-Pensavo di prendere Gioia prima così da poter passare un po' di tempo al McDonald's solo io e lei.-dice in fretta lei ma non credo sia la verità.

-E tu gli fai perdere delle ore di istruzione solo per portarla da McDonald's?-chiede stizzito.

-Si, ogni tanto bisogna prendersi una pausa e quella povera ragazza non si prende del tempo per se da troppo.-risponde lei con tranquillità, se c'è una persona che può tenerlo a bada è sicuramente lei.

-Non torneremo a pranzo, staremo fuori tutto il giorno.-aggiunge poi prendendomi la mano.

-Puoi tornare tranquillamente a lavoro, ci penso io qua.-conclude poi, lui la guarda in cagnesco ma poi lascia la scuola facendomi tirare un sospiro di sollievo.

-Aspettami qua, vado a ringraziare la signora Angela per la soffiata.-mi informa prima di lasciarmi una carezza, proprio dove poco prima avevo ricevuto lo schiaffo, e andare poi alla ricerca della bidella, l'unica persona che non è ai servigi di mio padre.

-Niccolò.-lo chiamo piano raggiungendolo davanti il portone della scuola, lui alza lo sguardo e mi osserva.

-Guarda cosa ti ha fatto.-mormora prendendomi il viso tra le mani per guardare meglio, non so com'è il livido ma so che brucia tanto.

-Dovevi lasciarmi lì.-aggiunge scuotendo la testa in tono di rimprovero.

-Non sarebbe stato giusto.-rispondo io per niente pentita.

-E così invece è stato giusto?-domanda avvicinando il viso al mio, io annuisco e lui mi guarda con espressione contrariata ma poi smette di parlare e comincia a lasciare baci umidi su tutta la guancia.

-Fa meno male adesso?-
-Un po, ma se continui forse...-vengo interrotta dalla sua risata contagiosa, rido anch'io ma me ne pento subito, il dolore alla guancia aumenta facendomi spuntare una smorfia, lui abbassa lo sguardo per un secondo ma poi lo rialza su di me e sorride.

-Brutta piccola furbacchiona, potevi tranquillamente dirmi che vuoi baciarmi invece di farti picchiare

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-Brutta piccola furbacchiona, potevi tranquillamente dirmi che vuoi baciarmi invece di farti picchiare.-ridacchia tornando poi improvvisamente serio quando si fa troppo vicino alla mia bocca.

-Non voglio baciarti.-mormoro, il cuore batte in gola, lui sembra non sentirmi e continua ad avvicinarsi, manca forse meno di mezzo centimetro, tutto ciò sembra una tortura, forse lo schiaffo arrivato veloce come un fulmine è stato più sopportabile.

-Mh-mh.-qualcuno si schiarisce la gola dietro di noi che ci allontaniamo subito.

-Mamma!-esclamo appena la vedo, il volto scuro.

-Cosa stavate facendo?-chiede seria.

-Io, noi... Ehm...-borbotto parole a caso non sapendo che dire ma subito dopo lei scoppia a ridere.

-Allora... Tu ti chiami?-chiede prendendo a braccetto il ragazzo lasciandomi completamente impietrita.

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