Tempo Al Tempo

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-Vi porterò da bere in attesa che i vostri piatti siano pronti.-ci avvisa sparendo un'attimo dopo in cucina, tornando una manciata di minuti dopo con un vassoio in mano pieno di bottiglie e brocche di vetro.

Poggia il vassoio di lato cominciando a dividere le rispettive bibite: porge la brocca di vino bianco a mio padre che non si scompone nemmeno per ringraziarlo, da una bottiglietta di coca a mia madre che gli sorride amorevole, una bottiglia di ferrarelle a mio fratello che come mio padre è impassibile, una Fanta a mia sorella che gliela toglie dalle mani in modo sgarbato e una brocca di vino rosso a Gioele che di proposito lo spintona facendolo sporcare tutto di vino.

-Ma insomma che imbranato!-esclama scuotendo la testa con un sorrisetto tra le labbra, direi che lui e Micaela si sono trovati, uno più stronzo dell'altra.

-Guarda che hai combinato.-rincara la dose mia sorella.

-Mi ha spinto di proposito.-si difende Niccolò irritato.

-Come osi dare la colpa al mio ragazzo?-domanda lei adirata, ha pure il coraggio di arrabbiarsi.

-Micaela...-cerca di intervenire mia madre ma viene fermata da mio padre che gli intima di stare zitta.

-Io so fare bene il mio lavoro ma quando c'è certa feccia ai tavoli non è facile.-ringhia Niccolò posando la brocca, ormai vuota, sul vassoio.

-Cosa hai appena detto?-chiede Gioele alzandosi per spintonarlo dalle spalle, non gli è bastato bagnarlo dal petto in giù?

-Quello che hai sentito.-risponde lui a tono.

-Non credo di averlo capito.-
-Allora forse l'asino non sono io.-risponde mettendosi le mani dietro le orecchie per imitare l'animale, mia madre e Marco ridono senza contegno mentre Gioele diventa rosso di rabbia.

-Ma chi ti credi di essere brutto insulso ragazzino... Forse non hai nemmeno i soldi per pagarti da mangiare e sei costretto a fare il cameriere... Il cameriere.-ripete in tono di scherno facendo infuriare Niccolò.

-Meglio fare il cameriere piuttosto che essere come te.-
-Hai per caso la minima idea di chi sono io?-
-No e non voglio nemmeno averla.-
-Fai bene, non saresti nemmeno all'altezza di pronunciare il mio nome. Sei uno scarafaggio, una nullità, un niente.-dice in tono provocatorio e c'è riuscito in pieno, Niccolò scatta in avanti col pugno teso che finisce sul suo mento.

-Avevo dimenticato la parola animale.-continua lui, Niccolò sferra un'altro pugno stavolta dritto alla bocca di Gioele che grugnisce e sputa sangue.

-Niccolò calmati.-intervengo io, sono stata zitta per troppo tempo ma non posso continuare a far finta di niente, Gioele lo ha provocato apposta così da poterlo denunciare.

Niccolò mi guarda, lo stesso sguardo gelido di poco prima e torna a picchiare Gioele che ride soddisfatto.

-Niccolò, Niccolò, ragiona.-mi aiuta mia madre prendendolo dalle spalle.

-Ti fai tenere da delle femminucce?-chiede Gioele, in tutto ciò mio padre e Marco guardano la scena indifferenti.

-Chiudi la bocca.-risponde mia madre.

-Mamma levati di torno.-interviene Micaela.

-Forza picchiami idiota, picchiami.-dice allargando le braccia, Niccolò non se lo fa ripetere e tenta di prendere la rincorsa per scappare dalla nostra presa ma lo precedo, mi tolgo un tacco e lo scaglio con forza su Gioele.

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