"Io da piccina ero fatta di sogni.
Una piccola peste dagli occhi grandi e luminosi,
così penetranti da mandare al diavolo quelli verdi e blu.
Osservavo qualsiasi cosa mi facesse scorrere lo sguardo sul dettaglio più strano e inutile.
Per me,
le cose futili, banali e piccole,
sono sempre state le più importanti.
Poi, piena di domande mi limitavo a chiedere:"Perché?"
Le risposte mi lasciavano sempre mille dubbi, ma sorvolavo con una semplice alzata di spalle.
Che importava?
L'essere bambino vuol dire vivere senza pensare ai mille dubbi della vita...
È vivere avendo la consapevolezza di essere amati e pensare di poter distruggere il mondo intero.
Perché sì, un ti voglio bene scioglie qualsiasi bambino, se detto con il cuore.Ricordo che cantavo a squarciagola quando nessuno poteva sentirmi,
chiamavo mamma e le chiedevo poi di registrarmi per vedere se il mio impegno fosse stato ricambiato.
Rimanevo sempre delusa,
non mi piaceva mai abbastanza la mia voce, così riprovavo, ogni giorno.
Eccolo il mio primo sogno.
Volevo proprio essere una cantante.
Ricordo ancora i miei vestitini viola,
la rabbia verso mio fratello quando per dispetto o per delle caramelle distoglieva l'attenzione di mia madre che chiudeva la registrazione per ascoltarlo,
oppure quando passava dietro di me,
disturbando la visione.
Che rabbia.Tra i mille colori nuovi,
mi sporcavo le mani pensando che il sole dovesse stare per forza attaccato al bordo del foglio per essere visto.
Tra mille colori disegnavo la mia famiglia,
le teste perfettamente tonde e le mie mani incrociate sia a quelle di mamma che di papà,
strette strette.
Tra mille colori,
esprimevo i miei sentimenti,
le mie emozioni.
Tra mille colori ho dipinto la mia bellissima infanzia.
Ed ora, tra gli inchiostri delle biro,
scrivo quanto vorrei tornare bambina."