1431 - Francia - Parigi - Dopo le battaglie che Giovanna d'Arco detta anche la Pulzella, devota alla chiesa, era una ragazzina molto devota e caritatevole; nonostante la giovane età visitava e confortava i malati e non era insolito che offrisse il proprio giaciglio ai senzatetto per dormire lei stessa per terra, sotto la copertura del camino, era considerata ora una vera e propria eroina da tutta la Francia, ma scoprirono alcune cose su Giovanna che erano il contrario di ciò che lei aveva fatto.
Giovanna aveva lasciato indossando un' bianca e montando un cavallo nero. Al fianco portava una che aveva fatto cercare presso la chiesa di Santa Caterina di Fierbois e una piccola nella destra, mentre il suo paggio portava il suo bianco. Solitamente, però, ella stessa reggeva il proprio stendardo, non volendo arrecare ferite mortali ai suoi nemici. Forse a seguito della rottura accidentale della prima spada, Giovanna la sostituì con un'altra, presa a un soldato borgognone fatto prigioniero.
Giovanni di Lussemburgo, vassallo del re d'Inghilterra, avendo catturato Giovanna d'Arco per mano di un suo capitano, il Bastardo di Wamdonne, aveva la potestà di metterla a riscatto. Così fece, fissando la cifra in 10.000 . Nel XV secolo, in Francia, la lira tornese era la moneta corrente, utilizzata anche per la stesura ufficiale dei conti delle città e del regno. Gli inglesi affidarono quindi l'ingente somma a , vescovo di , e quest'ultimo si recò presso Giovanni di Lussemburgo richiedendo la consegna della Pulzella, che fu tradotta a Crotoy come e ivi affidata alla custodia dei militari inglesi. Altra moneta diffusa all'epoca era lo , del valore di una lira tornese e mezzo. Il riscatto pagato per la liberazione del fu versato appunto in questa valuta. In generale, gli inglesi volevano essere pagati in scudi; francesi, borgognoni e, in questo caso, Giovanni di Lussemburgo, richiedevano la somma in lire tornesi. La messa a riscatto dei prigionieri di guerra era un modo consueto di approvvigionare le casse del regno. Ad esempio, il Bastardo d'Orléans impiegò oltre un quarto di secolo per riscattare i suoi fratellastri, il e , in mano agli inglesi. Infine è appena il caso di ricordare che, all'epoca, il "riscatto" (in francese, rançon) era la somma grazie alla quale un prigioniero poteva essere rimesso in libertà. Giovanna d'Arco, invece, cambiò semplicemente carceriere.
A partire dal 10 marzo 1431 tutte le udienze del processo furono tenute a porte chiuse, nella prigione di Giovanna. La segretezza degli interrogatori coincise con una procedura inquisitoriale più incisiva: si chiese all'imputata se non ritenesse di aver peccato intraprendendo il suo viaggio contro il parere dei suoi genitori; se fosse in grado di descrivere l'aspetto degli angeli; se avesse tentato di suicidarsi saltando giù dalla torre del castello di Beaurevoir; quale fosse il "segno" dato al Delfino che avrebbe convinto quest'ultimo a prestar fede alla ragazza; se fosse certa di non cadere più in peccato mortale, ossia se fosse sicura di trovarsi in stato di Grazia . Paradossalmente, quanto più gravi furono le accuse mosse a Giovanna, tanto più sorprendenti vennero le risposte.
Giovanna affermò, circa la disobbedienza ai genitori, che «poiché era stato Dio a chiedermelo, avessi avuto anche cento padri e cento madri, fossi anche nata figlia di re, sarei partita ugualmente»; circa l'aspetto degli angeli, si spinse ben oltre quanto i suoi accusatori le chiedessero, asserendo con naturalezza: «Vengono spesso tra gli uomini senza che nessuno li veda; io stessa li ho visti molte volte in mezzo alla gente»; circa il presunto tentativo di togliersi la vita, ribadì che il suo unico intento era quello di evadere; riguardo al "segno" dato al Delfino, Giovanna narrò che un angelo aveva consegnato al Delfino una corona di grande valore, simbolo della volontà divina che guidava le sue azioni al fine di far riconquistare a Carlo il regno di Francia (raffigurato dalla corona), rappresentazione metaforica del tutto in linea con il modo di esprimersi del tempo, soprattutto riguardo a quanto si riteneva ineffabile; riguardo al peccato e se ritenesse di essere in stato di Grazia, Giovanna rispose «mi rimetto in tutto a Nostro Signore», così come, pochi giorni prima, durante le udienze pubbliche, aveva risposto: «Se non lo sono, che Dio mi ci metta; se lo sono che Dio mi ci mantenga!».
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Vampire the Eternal Struggle
VampirePenultima edizione: La storia della Vampirologia con storia umana di eroi e di persone che erano.